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27 Settembre 2015 , ,

Radkey DARK BLACK MAKEUP

2015 - Strange Loop Records
[Uscita: 21/08/2015]

Stati Uniti  #consigliatodadistorsioni     

 

radkey thIn piena attività di ricerca di sonorità passate veniamo inaspettatamente a contatto con una band dei giorni nostri che tanto ci ricorda (se non per attitudine) la scena proto-punk detroitiana della prima metà degli anni settanta. Radkey da St. Joseph (Missouri) suonano un garage-punk tanto vicino a Death e Cinecyde quanto ai primi Stooges. Diverse le similitudini rispetto alla prima band citata: anch'essi in 3, anche essi neri, anche essi fratelli, anche essi punkers. Isaiah (basso), Solomon (batteria) e Dee (chitarra e voce) sono rockers in grado di infiammare i loro strumenti. Giungono all'esordio su lunga distanza con questo “Dark Black Makeup” dopo un paio di ep ben fatti (“Cat&Mouse” e “Devil Fruit” entrambi del 2013).

Il disco si apre con una doppietta punk-rock quasi inaspettata (Dark Black Makeup e Romance Down) che devia il treno sul binario Bad Religion. Ma con Love Spills la musica cambia immediatamente ed approda alla stazione del garage. I soli di chitarra ci rimandano addirittura a certe strutture e lezioni hard-rock del passato. Parrà strano ma tante garage band mutuano spesso il loro suono originario in favore di musicalità tipicamente hard core tipiche dei seventies. Una su tutte i Miracle Workers di “Anatomy of a Creep”).

 

radLa tensione e l'elettricità si mantengono costanti per tutto il disco. Un punk spesso atipico e scorrevole con un basso fuzzato in evidenza (Parade it e Best Friend).  Le Song è ancora un pezzo deciso mentre Hunger Pain rallenta i ritmi in quello che possiamo definire uno slow. Feed my Brain ri-ingrana la quarta con un rock chitarristico di forte impatto. La sei corde di Dee ha un suono aperto e tagliente come una sega circolare mentre il basso assomiglia ad un turbo a pieno regime supportato da un drumming preciso ed incalzante. Nulla è trattenuto, tutto esplode in Dark Up Makeup, così rad1come la “motoristica” Sank e gli episodi più classicamente punk-rock (Song of Solomon, Evil Doer, Glore, quest'ultima particolarmente “speed”). Il disco si chiude con Feel che racchiude tutte le influenze dei Radkey.

L'album è molto bello, carico di adrenalina e adatto particolarmente ad essere suonato live così come tutta la musica dei Radkey. Un suono nero che piscia in testa a tanti bianchi che pagherebbero per suonare come questi tre fratelli, sospesi tra hard-rock, garage e punk. Parafrasando un vecchio detto: Missouri is Burning!

Voto: 7/10
Alessio Mazzocchi

Audio

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