Festival CBGB Festival CBGB – New York 5-8 luglio 2012
A sei anni dalla sua chiusura definitiva, lo storico locale newyorchese ritorna a far parlare di sè. Non direttamente, non dal 315 di Bowery Street, come aveva fatto fin dal lontano 1973, ma con una serie di iniziative a suo nome dislocate in oltre trenta punti nella Downtown di Manhattan, il più importante in Central Park, allo scopo di riportare in vita la leggenda, lo spirito che lo ha animato continuando a supportare la nuova scena, e probabilmente con l’intenzione di farlo rinascere in altra locazione. Oltre 300 band (vedi lista), tra vecchie e nuove glorie, si susseguiranno nei quattro giorni dal 5 all’8 luglio, intervallate da proiezioni di film e documentari, e conferenze tra addetti ai lavori di stampa, industria musicale, editoria, show biz, tra cui Krist Novoselic e Mickey Leigh (fratello di Joey Ramone). Non manca neppure l’angolo riservato alla degustazione per gli estimatori di Whiskey, in collaborazione con alcune piccole aziende distillatrici indipendenti. Insomma, la cosa sembra organizzata in grande stile, pure troppo per come a qualcuno piaceva ricordarlo.
“Well I don’t care about history”
Il CBGB fondato appunto nei primi anni ’70 da Hilly Kristal nacque inizialmente con un altro proposito da quello che è poi diventato (come si può intuire dall'acronimo che sta per Country BlueGrass and Blues) dando i natali a più di una scena musicale a cominciare da quella New Wave e Punk americana che ebbe inizio alla metà degli anni ’70 con Ramones, Television, the Patti Smith Group, Suicide, Mink DeVille, Dead Boys, The Dictators, The Heartbreakers, The Fleshtones, The Voidoids, The Cramps, Blondie, Talking Heads. Lo stesso Hilly Kristal così ricorda quei giorni:
'... gestire un rock club nella Bowery aveva alcuni vantaggi: 1) un affitto ragionevole 2) la maggior parte del vicinato vestiva peggio dei nostri frequentatori 3) gli edifici circostanti facevano parte di una zona industriale e la gente che viveva lì vicino non sembrava molto infastidita da questa nuova realtà. Lo svantaggio era che nel raggio di due isolati c’erano sei stabili occupati perlopiù da alcolisti, tossicodipendenti, o persone con problemi fisici o mentali. Alcuni di loro erano veterani del Vietnam o emarginati e sfigati. Le strade erano riverse di corpi di persone alcolizzate che si stordivano di vino adulterato con lo zucchero, o ex-carcerati che appena rilasciati di prigione venivano in quella zona in cerca di invalidi e anziani da rapinare. Non è stato facile avere a che fare con molti di questi pazzi che cercavano di entrarti nel locale.” (trad. “The History of CBGB by Hilly Kristal'").
Ma i frequentatori del CBGB non erano certo tipi da farsene un problema e l’interesse per il nascente fermento culturale li attirava sempre più numerosi, tanto che la fama varcherà il cuore dell’East Village attirando altri nomi attratti da quel suono, provenienti da tutta la scena musicale americana e non solo.
Negli anni ’80 molti dei gruppi del decennio precedente non esistevano più o avendo conquistato un più ampio consenso di pubblico, non potevano più esibirsi in un contesto così ristretto. Il CBGB continua a supportare la scena indipendente orientandosi più verso l’hardcore punk, anche se in maniera non troppo ermetica (basta pensare che negli stessi anni si esibiranno anche i Guns’n’Roses). Pur provenendo da tutto il Nord America band come Minor Threat, Bad Brains, MDC, Suicidal Tendencies, Husker Du, Adrenalin O.D., Youth of Today, Prong, Gang Green, Agnostic Front, D.R.I., Corrosion of Conformity, Misfits, Cro-Mags faranno tappa fissa sul piccolo palco del locale. Negli anni ’90 spopolano il Grunge e l’Indie-Rock e allarga il suo raggio di interesse pur rivolgendosi sempre a un pubblico di nicchia. Il 15 ottobre 2006 sarà di nuovo Patti Smith a concludere con un ultimo concerto l’attività del CBGB. Meno di un anno dopo Hilly Kristal ci lascerà per sempre e con lui il suo progetto di rifondare il club a Las Vegas.
Film Screenings
Quattro movie-theater nell’isola di Manhattan ospiteranno alternandosi, conferenze e proiezioni di film a tema e Rockumentary. Circa una trentina i titoli selezionati che documentano varie scene musicali partendo dalle origini del Punk con “End of the Century: The story of the Ramones” realizzato nel 2003 che ripercorre la storia della band cominciata proprio in Bowery Street fino alla sua consacrazione alla Rock and Roll Hall of Fame, mentre più o meno dallo stesso periodo parte il più recente “Patti Smith: Dream of Life” ripercorrendo la carriera dell’artista tra musica, pittura e poesia. Patti Smith la ritroviamo anche in “Blank City” del 2010 in eccellente compagnia di Jim Jarmusch, Lydia Lunch, Steve Buscemi, Thurston Moore tra tanti altri, in un documentario che ci svela i retroscena del movimento cinematografico underground della New York a cavallo tra gli anni ’70 e ‘80 (detto anche No Wave Cinema) che ruotava intorno alla scena musicale di quegli anni e reso culto dai vari Amos Poe, Nick Zedd, Richard Kern, Cassandra Stark e lo stesso Jarmusch. Dello scorso anno è invece “Color Me Obsessed” che fotografa i Replacements, band di seminale importanza per quegli anni anche se provenienti da Minneapolis. Molto interessante e di più ampio raggio deve essere invece l’ultimo lavoro diretto da Don Letts dedicato al fotografo Bob Gruen, “Rock’n’Roll Exposed: The photography of Bob Gruen” che nei suoi scatti ha immortalato ogni icona del Pop e del Rock in fotografie che son diventate storiche. “American Hardcore” segue l’evoluzione di una scena che partendo dal punk di Germs, Dead Kennedys, Black Flag, Circle Jerks troverà, nella prima metà degli anni ‘80 la sua catarsi in un movimento socio-politico-culturale che per il CBGB segnerà una seconda rinascita.
Immancabile nel palinsesto cinematografico “Dig!”, vincitore nella categoria documentari al Sundance Film Festival del 2004 (addirittura viene conservato al MOMA di New York), è l’esperimento di Ondi Timoner, regista statunitense che dopo aver seguito per sette anni i retroscena di Dandy Warhols e Brian Jonestown Massacre, mette a nudo le due band concentrando in un montaggio di un’ora e mezza una quantità industriale di riprese. Consigliato a chi non lo avesse ancora visto. Così come immancabile non poteva non essere “24 Hour Party People” di Michael Winterbottom, che ripercorre la scena musicale inglese, più precisamente di Manchester, partendo dai primi anni del Punk alla New Wave degli anni ’80 della Factory Records fino al “Madchester” dell’ Haçienda. Sicuramente spassoso anche se più romanzato e meno fedele agli eventi. Incentrato sul personaggio di Daniel Johnston è appunto “The Devil and Daniel Johnston”, biopic del 2005 (vincitore in quell’anno sempre al Sundance Film Festival nella stessa categoria) arricchito da immagini di repertorio, live e improvvisazioni di Johnston. A rispolverare gli anni ’90 del grunge ci pensano il documentario “Hit so Hard” del 2011, che dallo sguardo di Patty Schemel batterista delle Hole, ripercorre il suo trascorso nella band, e per rimanere in famiglia “Kurt Cobain: About a Son” uno tra i tanti documentari sulla vita e la morte del mito. Ancora degno di nota è “I Am Tryng To Break Your Heart: A Film About Wilco” documentario in bianco e nero del 2002 su una tra le band più importanti dei giorni nostri.
“So you want to be a Rock’n’roll star?”
Molti i riflettori puntati sullo storico rock club, non solo da parte di questa iniziativa, ma anche Hollywood gli sta dedicando un lungometraggio, in uscita prevista per il 2013 per la regia di Randall Miller (con Alan Rickman nella parte di Kristal). Verrebbe da porsi qualche domanda sull’effettiva utilità di rifondare il locale e sulle reali intenzioni di chi ha acquistato i diritti per utilizzarne il nome. Dovremo mica aspettarci di vedere tanti CBGB sparsi per il mondo alla maniera degli Hard Rock Cafè? Tim Hayes, il portavoce tra gli ideatori dell’iniziativa non si sbilancia, per ora l’attenzione è concentrata sul festival, ma non esclude la possibilità di riaprire il locale garantendo che comunque l’intenzione è quella di continuare a supportare la musica dal vivo. Il dispiego di mezzi ed energie sembra attirato dal marchio e chiaramente suscita molto interesse, ma non dimentichiamoci che il mondo è pieno di locali che con lo stesso spirito combattono quotidianamente la loro piccola guerra, per dare voce a realtà minori. Basta saperle riconoscere e apprezzare.