Syd Barrett 6 gennaio 1946 – 7 luglio 2006: ‘Epilogo’
Se fosse ancora in vita Syd Barrett oggi avrebbe 65 anni: la signora velata di nero che non risparmia nessuno invece l’ha fatto salire sul suo splendido stallone bianco l’estate di cinque anni fa esatti, oggi, 7 luglio 2006, per condurlo al galoppo nelle sue lande desolate. Oggi certamente la sua pancetta sarebbe stata ancora più evidente ed i pochi capelli rimasti caduti del tutto. Vogliamo andare controcorrente noi di Distorsioni, ricordandolo non come di prammatica stanno facendo tutti, anche in rete, attraverso il rassicurante e collaudatissimo viatico delle sue immagini e song più iconiche e decadenti: ve lo raccontiamo invece, per amor di verità e completezza, nel suo penultimo ordinario trancio di vita, monco di qualsiasi ‘appeal’, grazie alle parole di Mike Watkinson e Pete Anderson, che verso la fine degli anni ’80 sfidarono le notizie riguardanti il riserbo estremo e la necessità di solitudine di Barrett giunte alle loro orecchie, cercando un difficilissimo abboccamento con l’ex ‘diamante pazzo’ dei Pink Floyd . Lo stralcio che segue è tratto da "Syd Barrett – Il diamante pazzo dei Pink Floyd" (2.000, I Classici Arcana, Seconda Edizione, trad. Luca Ferrari), probabilmente la biografia più dettagliata ed esauriente uscita su Syd Barrett sino ad oggi. Sicuramente i suoi fan seriali di qualsiasi generazione nel leggere queste righe e guardare queste foto riceveranno vere e proprio stilettate al loro nostalgico e fragile cuore ... excusez moi! (Wally Boffoli)
Epilogo
"Oggy Syd Barrett, o Roger come lo chiamano in famiglia, è l’antitesi della pittoresca rock star degli anni ’60 che ricordano molti fan. Uomo ormai calvo, appesantito, che si avventura solo raramente nel centro di Cambridge. Syd è recluso come non lo è mai stato e chi gli è vicino non avverte nessun segnale di cambiamento. Vive solo e non gli piace ricevere visite. Quando di tanto in tanto un fan si presenta alla porta, Syd, se decide di aprire, trova la conversazione un po’ traumatica e di solito pensa ad alcune scuse per interromperla. L’ultimo profluvio di voci sul suo conto lo dà a lavorare in un bar di Chelsea o in negozio di hi-fi di Cambridge, come riportato nel 1986, qualche giorno prima che gli autori di questo libro andassero a trovare Barrett nella sua casa di Cambridge. Anche se i suoi famigliari l’avevano informato che stavamo scrivendo un libro su di lui, la risposta immediata di Syd fu che non era in grado di ricordare nulla dei tempi dei Pink Floyd. La famiglia di Barrett ci suggerì allora di suonare al suo campanello nell’eventualità che quel giorno avesse voglia di parlare. Il giorno in questione fu quello della finale di Coppa e le strade di Cambridge erano completamente deserte. Sfidando ancora una volta le convenzioni, Syd aveva deciso di buttar via un po’ di tempo uscendo di casa e andando per negozi, occasione ideale per rifornirsi di attrezzatura per dipingere in un momento in cui c’era poca gente in giro che potesse importunarlo. Malgrado fossimo al corrente delle condizioni di Syd, è ancora uno shock incontrarlo, benché sia ben diverso dall’immagine di selvaggio dipinta dal News Of The World. Non si sentivano ululati provenire dal suo rifugio semi-isolato. Al contrario, quando bussammo alla porta, sentimmo un trascinarsi nervoso di piedi all’interno. La porta si socchiuse di pochi centimetri e l’uomo di mezza età, che un tempo era stato re dell’UFO, scrutò timidamente fuori. Era occupato a guardare la partita alla televisione e no, non credeva che i suoi pensieri dui Pink Floyd e sulla sua musica potessero servire a qualcosa. Dopo di che ritornò alla sua pace. Syd sopravvive in questa sua esistenza tranquilla e solitaria grazie a una magra pensione di invalidità e occupa gran parte delle sue giornate fumando e guardando la sua beneamata televisione.
Ha rinunciato completamente ad ogni legame con l’industria discografica ed è persino arrivato al punto di rifiutarsi di firmare un autografo ad un suo giovane parente. Tutte le settimane guarda ‘Top Of the Pops’ e ha uno stereo in casa, anche se la sua collezione di dischi consiste prevalentemente in musica classica. La lettera che segue apparve il 26 Febbraio 1990 su The Guardian in risposta ad un lettore che chiedeva se Syd Barrett fosse ancora vivo. Il fratello maggiore di Syd, Alan J. Barrett, rispose: ‘Tutte le voci sulla sua morte sono state soltanto una volgare esagerazione. E’ vivo e vegeto e se ne sta tranquillo a Cambridge. Occupa il suo tempo pensando, scrivendo e dipingendo. Non ha più un interesse attivo per la musica e desidera essere lasciato alla sua vita tranquilla’. Quello che segue, invece, non è l’ennesimo pettegolezzo su Barrett. E’ una storia vera ed i fan la interpreteranno senza dubbio come vorranno. Un giorno, non molto tempo fa, Syd andò a trovare suo cognato Paul Breen, che, dirige un hotel a Cambridge. Mentre stava seduto nel suo ufficio, l’attenzione di Syd venne attratta dalla chitarra del cognato appoggiata in un angolo della stanza. Ad un certo punto Mr. Breen venne chiamato. Quando tornò, trovò Syd che impugnava la chitarra e stava strimpellando delicatamente un pezzo. Resosi conto di essere stato colto in fragrante, Syd lasciò cadere lo strumento come fosse una pietra e si voltò con espressione colpevole … Testamatta sorrise."
tratto da "Syd Barrett – Il diamante pazzo dei Pink Floyd" (2000, I Classici Arcana, Seconda Edizione, Trad. Luca Ferrari)