Nagual TAT TVAM ASI
Il classico quartetto due chitarre, basso e batteria, più tastierista aggiunto, è la formula dei piacentini Nagual per proporre un muscoloso power rock di maniera ma di ottima fattura. Siamo dalle parti dei Cult ma non solo: What’s Left Behind ha un bel tiro Zeppeliniano e Burn the Flames, almeno nel riff, ha l’afflato del Neil Young più elettrico. Defenseless anche se troppo mainstream è comunque una ballatona che se l’avessero fatta gli Scorpions negli anni ’80 avrebbe scalato le classifiche e pure buona è anche la funkeggiante e black oriented The Silver Surfer. Word for the Wind si destreggia tra la ballata power rock e momenti più hard, e ottime prove sono ancora Let It Go e l’oscura Dark Lunacy.
Un’altra mezza dozzina di canzoni di pregevole fattura, e citiamo ancora solo la conclusiva e arrembante My Own Two Demons, completano un album dignitosissimo e dal respiro internazionale con splendidi assoli di chitarra incisivi e ficcanti al punto giusto come si conviene a un rock impetuoso e impattante come questo. Unico peccato veniale la produzione troppo timida e senza brillantezza che non permette ai suoni di “uscire fuori” così smaglianti come in effetti meriterebbero. Niente di nuovo sotto il sole, ma un buon tiro rock, brani quasi tutti validi e ben costruiti e un’oretta di piacevolissimo ascolto. Non è poi cosi poco.
Video →
Commenti →