Meteor CO’ COL E RASPE (12″)
Compressione, velocità e schematici cambi di tempo caratterizzano la musica dei Meteor. Si potrebbero definire una band che stabilisce le proprie coordinate musicali attraverso un crossover che attinge dal mathcore -su tutti- ma anche dal punk, dal noise, dalla no wave e dalla psichedelia, frullando gli ingredienti con un piglio modernamente ironico e dissacrante. Il picture disc che ci propongono è una combustione pirotecnica che si consuma sprigionando esalazioni marcescenti in soli otto minuti e 23 secondi. Brani iperconcentrati, immediati, interamente (o quasi, escludendo le urla informi del primo brano e l’abbaiare convulso del sesto) strumentali. Ripetitività compulsiva e repentini quanto frenetici cambi stilistici ottenuti semplicemente da chitarra elettronica e batteria con l’ausilio di veri e propri disturbi elettrici che sembrano fuoriuscire da suonerie e giocattoli per bambini in tilt. Il power duo, a cui si aggiunge il mezzo componente Davide Tidoni (ai sopra citati suoni sbilenchi) viene da Brescia, sono Andrea Cogno e Giuseppe Mondini. Sicuramente affiora una certa influenza metal, alcune caratteristiche di creatività ma anche di febbrile impellenza nervina associabili al suono di Providence (Arab on Radar, Six Finger Satellite) ma nel loro ricettario tutto appare riveduto e distorto, stratificato e astratto, estremo e misurato. Soprattutto la sensazione di espressionismo crudo da abulia tecnologica in loro viene mitigata da una voracità ben ancorata alle proprie radici, da un’attitudine più istrionica e meno tormentata. Insomma tutto riporta a casa nostra e alle interessanti proposte di avanguardia sperimentale dei nostri ricchissimi sotterranei, a nomi come Squartet, Guerrra, Testadeporcu, Bogong in Action, Luther Blissett, Dispo.
I sette brani che compongono il disco sono bizzarramente nominati con delle non meglio definite X. Si inizia con XXX resa caotica e metallurgica dall’effluvio di elettronica impazzita ma squisitamente travolgente. XXXX racconta invece l’espressività della velocità, è un meraviglioso schizzo direttamente prelevato dai taccuini di Marinetti in cui si coglie la grande armonia della vorticosa strumentazione che lavora in perfetta sintonia. X è una deflagrazione provocata da una serie di corto circuiti. In XXXXX si avvertono sentori space da attacco marziano, la si può immaginare in modo perfetto come colonna sonora di un electric game basato su piogge di bombardamenti alieni a raffica. La cosa che veramente spiazza nell’ascolto dell’intero lavoro è la capacità degli inserti elettronici di velocizzare e scandire i riff tracciati dai due strumenti, nonché di rendere più incisivi i repentini controtempi. Nell’ultimo brano (l’unico ad avere la corrispondenza tra numero di X ed ordine cronologico dei pezzi) XXXXXXX c’è una scansione più ipnotica e narcotica, quasi claustrofobica, che monta e si sgretola in un’implosione senza catarsi e senza vie di fuga. Di certo gli amanti del rock più melodico ci metteranno un po’ prima di trovare il giusto modo per orientarsi nell’ascolto e forse per riuscire ad apprezzare le dinamiche ad incastro che ne costituiscono la nervatura concettuale. Mentre ci pensate ricordatevi di azionare lo start, il disco potrebbe precedere ogni vostro tentativo di deduzione logico-analitica. Ci sarebbe da pensare insomma all’efficienza celere e glaciale della signora di uno spot pubblicitario di qualche anno fa, che ‘arriva presto, va via presto e non pulisce mai il wc’. Prendere o lasciare.
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