Massimo Volume 11 Aprile 2014, Pordenone, Naonian Concert Hall
Il ritorno dei Massimo Volume al Naonian Concerthall di Pordenone è l’ideale prosecuzione della serata del 2011 quando la band di Emidio Clementi fece il ritorno ufficiale sulle scene grazie alla pubblicazione di “Cattive abitudini”, primo album da studio a vedere la luce a quasi dieci anni di distanza dall’incerto “Almost Blue” e primo album ad essere distribuito dall’etichetta pordenonese La Tempesta. Di fronte ad un pubblico di appassionati ed affezionati ad una delle band di riferimento del post - rock italiano della seconda metà degli anni ‘90, Clementi ed i suoi propongono un’ora abbondante di musica che per buona parte trae spunto dal recente “Aspettando i barbari” (La Tempesta - 2013), ma che non manca di tornare al passato, andando a ripescare i momenti salienti immortalati in album indimenticati come “Stanze”, “Lungo i bordi” e “Da qui”. La dimensione dal vivo ripropone alcuni degli elementi sonori caratteristici dei Massimo Volume, per certi aspetti “allontanati” dalle ricerche elettroniche presenti in molti dei brani del recente Aspettando i barbari.Proprio da questo lavoro arriva Dymaxion song, brano di apertura della serata pordenonese che, nei consueti testi visionari di Clementi, racconta dei progetti e sogni avveniristici di Richard Buckminster Fuller (architetto ed inventore statunitense qui citato in particolare per sua Dymaxion car, prototipo di automobile del futuro realizzata nel 1933). Seguono poi le atmosfere tratte dalla poetica di Danilo Dolci (Dio delle zecche), “uomo contro” contestatore del sistema, poeta e sociologo, appoggiato nelle sue scelte estreme da molti intellettuali, tra cui anche Piero Calamandrei.
Arriva il momento anche per Da dove sono stato, e le atmosfere rarefatte e riflessive di La cena e La notte. La band dal vivo non fa mancare al pubblico quel carattere aggressivo e malinconico, tenuto insieme dagli equilibri “metallici” della voce e del basso di Clementi e dalle chitarre di Egle Sommacal e soprattutto di Stefano Pilia. Il testo recitato ed evocativo assume la sua consueta carica anche nel recupero di brani come In un mondo dopo il mondo, Le nostre ore contate e Mi piacerebbe ogni tanto averti qui, ma i salti di scaletta dagli anni dieci agli esordi sono accolti dal pubblico con rispettoso trasporto, senza la febbrile attesa del solito ritorno ai classici. Avviene così che nel ritorno sul palco per il bis (senza nemmeno dover attendere troppo) ci sia il tempo, per i più appassionati, di apprezzare Da qui ed una violenta e elettrica versione di Fuoco fatuo, mentre il vero regalo per il pubblico pordenonese è l’inattesa concessione di Vedute dallo spazio direttamente dall’album “Stanze”. La lunga ed ipnotica rilettura di un classico del repertorio più tradizionale della band regala un commiato degno della serata. Un tuffo in un mare dove si confondono poesia e recitazione, elettronica e analisi della cruda realtà: la fotografia dei Massimo Volume di oggi, ancora capaci di farsi apprezzare senza riserve dai più accaniti e severi fans.
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