Spacelords WATER PLANET
[Uscita: 20/10/2017]
Germania
Spazio, data stellare 20 Ottobre 2017. Piccoli figli degli Hawkwind crescono, e sul pianeta liquido arrivano al loro definitivo viaggio extra-atmosferico, "Water Planet", tracciando una rotta sicura tra gli Stray di "All In Your Mind", mezza dozzina di jam di Brock, Turner e soci, e contemporanei agguerriti come Spaceslug, Farflung, i nostrani Black Rainbow e tutta l’agguerrita schiera di pronipoti di “In Search Of Space”. Dopo un paio di autoproduzioni e un album fatto e finito per la Tonzonen nel 2014, questo trio tedesco di bizzarri “kosmische frikkettonen” licenzia tre brani interamente strumentali che compongono i 40 minuti dell’album: fate voi i conti. Una formula che espande ulteriormente le jam del precedente “Synapse”. Il ritmo è serrato, le schitarrate belle toste. Meno geniali dei Samsara Blues Experiment, più solidi di tanti altri, impegnati a riempire quel piccolo vuoto lasciato dagli ultimi insipidi White Hills, inseguendo i fasti di Acid Mother Temple, Kinski ed Earthless in una fluida visione progressiva del pianeta Pandora di “Avatar”.
La tensione in Water Planet è sempre alta, le chitarre tese, gli effetti para-elettronici oscillanti ed ipnotici. Poco spazio per deliqui acidi e galleggiamenti psichedelici. La progressione è modale e prepotentemente chitarristica tanto da trovare, in un instabilissimo equilibrio da funamboli, il giusto pertugio per non annoiare, tra epicità tronfia e rock ‘n’ roll, pur in brani in perenne continuità e senza furiosi climax né facili concessioni acustiche. I venti minuti di Nag Kanya valgono anche per il resto, ondeggiando tra un raga per sfere celesti ed un minimalismo annaffiato di Diazepam capace di far assopire ogni cattivo pensiero in una nebbia bluastra e riverberante. Non male.
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