Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Viscerals
[Uscita: 03/04/2020]
I Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs sono attesi al varco della prova del terzo disco, che superano in disinvoltura. La band di Newcastle figura ormai dal 2015, anno in cui approdò su Rocket Recordings, come uno dei migliori gruppi heavy europei e “King Of Cowards” del settembre 2018 lo aveva confermato a pieno. Ciò che rende i Pigs una band da tenere sott'occhio è la capacità di ibridare il canovaccio stoner di ascendenza sabbathiana con differenti soluzioni dell'universo rock, a vantaggio di un genere che spesso soffre il mal di revivalismo. “Viscerals” giunge proprio ad elevare gli umori doom del predecessore in una musica heavy totale, che ha i suoi riferimenti, oltre che nell'heavy metal anni '70, anche nell'hardcore californiano '80 e nell'alternative-rock anni '90, con brevi puntate verso l'art-rock e l'industrial. L'assalto è perciò frontale già nella doppietta iniziale (che aveva anticipato l'uscita del disco nei mesi precedenti) Reducer – Rubbernecker, la prima con uno speed-heavy rock su cui si libra il cantato allucinato del frontman Matt Baty (il video è un curioso what if tra estetica anni '70 con un simil-Henry Rollins come vocalist), mentre la seconda declina riff tellurici su un canovaccio Jane's Addiction. Al cantato psicotico e alla ripetitività sludge sono riservati i sette minuti di New Body, per una tensione che non viene mai liberata, fino al collasso in feedback e droni. Blood And Butter è un inquietante intermezzo tra industrial e spoken word, preludio della cavalcata stoner World Crust. In Crazy In Blood torna un certo gusto alt-rock, ma sono i nove minuti di Halloween Bolson, a costituire uno dei punti focali di “Viscerals”, in un gioco di accelerazioni sabbathiane e e decelarazioni doom, a cui Baty aggiunge una teatralità free inedita per l'heavy-metal. Con i Pigs lo stoner-rock diventa maturo, prende coscienza di sé e del mondo (sempre rappresentato in termini di corporalità, ossa, sangue e budella, da cui anche il titolo), si toglie di dosso ogni strato di piacioneria e auto-isolazionismo, e dà vita ad una musica tesa, dura, ipnotica che non arretra di un millimetro di fronte alla propria espressione della realtà. Senza dubbio uno dei dischi heavy migliori dell'anno.
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