Olivier Libaux UNCOVERED QOTSA
[Uscita: 10/06/2013]
Olivier Libaux è il 50% del progetto Nouvelle Vague di cui, sicuramente, vi sarà capitato di ascoltare almeno una volta un brano a colonna sonora di un film (“Planet terror”, “Mr. & Ms. Smith”) o serie televisiva (“Grey’s anathomy”, “Skins”, “Nip/Tuck” e molte altre). L’idea è tanto semplice quanto geniale, riprendere brani più o meno conosciuti del periodo punk/new wave anni 70/80 (dai Sex Pistols ai Joy Division dai Depeche Mode ai Dead Kennedys) e riproporli in chiave Bossa Nova (che è poi la traduzione portoghese di New Wave e Nouvelle Vague). Questa formula è stata portata avanti dal duo francese con un certo successo per tre dischi ed ora, Libaux si stacca, almeno temporaneamente, dalla band per proporre da solista un progetto che aveva in mente da diverso tempo. La formula di base è sempre la stessa ma, questa volta applicata ad un unico gruppo, quei Queens of The Stone Age che il caso vuole anche loro freschi di uscita dopo ben sei anni con il nuovo “…like clock work”. Olivier ha richiesto il permesso a Josh Homme di poter dare corpo al progetto e dopo il via libera del californiano ha iniziato a contattare le possibili cantanti da utilizzare per le parti vocali. Proprio come accade nei Nouvelle Vague, infatti, le cantanti si alternano nell’interpretazione dei vari brani così da fornire una interpretazione personale agli stessi.
Ecco così che troviamo Skye (Morcheeba) interpretare una versione spigliata di 3’s and 7’s così come una Emiliana Torrini rende ritmicamente trascinante Go with the flow. Si va a pescare principalmente dal periodo centrale dei Queens of The Stone Age, quello di “Songs for the deaf”, “Lullabies to paralyze” ed “Era vulgaris”. Troviamo un versione semi-western di Medication eseguita da Katherine Whalen, come una dalle atmosfere da plaza de toros di Tangled up in plaid interpretata da Gaby Moreno mentre Runing joke interpretata dalla cantante jazz Youn Sun Nah, ci porta nelle ambientazioni serali di un luna park dalle sensazioni inquietanti in stile Doors di You’re lost little girl o dei Banshees di “A kiss in the dreamhouse”, ad una tesa ed oscura versione di River in the road magistralmente interpretata da Rosemary Standley degli interessantissimi Moriarty. Questa è probabilmente la miglior chiave di lettura di un disco che ci restituisce brani anche non famosissimi dei QOTSA (eccezion fatta per No one knows interpretata da Inara George dei The Bird and the Bee) in una rilettura melodica ma che viene costantemente trapassata da una sensazione di irrequietudine costante, proprio la stessa che pervade, intrisa di suoni desert rock i brani di Josh Homme e compagni. Certamente, per chi già conosce il progetto Nouvelle Vague, questo disco potrà apparire come l’ennesima riproposizione di una formula che alla lunga rischia di stancare, ma tolta questa considerazione e preso il lavoro a se stante, resta un' opera di gran classe, riscoperta e rielaborazione che porta alla luce il lato melodico e più sensuale dei QOTSA (grazie all’apporto vocale esclusivamente femminile), senza però tralasciare l’essenza stessa della band californiana. Come direbbero i francesi in questo caso: “Bravo!”
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