Paul Weller TRUE MEANINGS
[Uscita: 14/09/2018]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Sessant’anni e non sentirli. Quest’anno Paul Weller, il “changing man” per eccellenza, festeggia l’importante traguardo sfornando un nuovo disco, il quattordicesimo da solista, il ventiseiesimo di una carriera ultra-quarantennale. Negli “ever changing moods” del Modfather inglese, in effetti, mancava un disco in studio di soli brani (semi) acustici, ed ecco che a tappare la falla arriva puntuale “True Meanings”. Non che si tratti di un’assoluta novità, beninteso: l’acustico è un terreno ampiamente sperimentato da Weller nella sua discografia, a partire, per esempio, da English Rose dei Jam, passando per la versione rimaneggiata di Headstart for Happiness degli Style Council, per finire con le varie incursioni acustiche chitarra e voce della carriera solista (la summa è “Days of Speed”, album live del 2004 in cui Paul pubblicò alcuni brani eseguiti dal vivo in chiave unplugged). Stavolta, però, il discorso è più complesso, più articolato: gli arrangiamenti sono magistrali, tutto il sound è – a differenza delle atmosfere solitamente scarne dell’acustico – pieno e avvolgente. Weller passa in rassegna la gloriosa storia dei cantautori britannici (Nick Drake su tutti), aggiungendoci tocchi folk, blues e la sua ormai riconoscibilissima impronta soul.
Prova dell’altissima qualità di questo prodotto è Glide, una dolce ninnananna in cui la voce del Nostro si fa cullare dalle chitarre acustiche e dagli archi nell’intermezzo strumentale. Tutto l’incedere è ondeggiante, sospeso, come in Mayfly, tema in cui riecheggia la versione acustica della sempreverde Out of the Sinking, a cui si aggiungono le calde orchestrazioni.
Se l’incantevole compenetrazione di melodia e armonia acustico-orchestrale di Aspects (il primo singolo estratto e per distacco brano migliore del disco insieme all’altro singolo, Movin On) già la conoscevamo, stupisce il gioco di contrasti proposto in Wishing Well, con la voce che rimane accomodante sulle strofe per poi abbassarsi di ottava sul ritornello. Un album completo, che lascia ampio spazio all’anima più collaborativa del Weller degli ultimi tempi. Alle registrazioni hanno partecipato Rod Argent degli Zombies, la cantautrice Lucy Rose e l’amico di sempre Noel Gallagher, insieme ad altri guru del folk inglese come Martin Carthy e Danny Thompson.
Novità fra le novità, Weller non è autore di tutti i testi presenti nel corso delle 14 tracce, ma si fa interprete delle parole scritte da Conor O’Brien per la traccia di apertura The Soul Searchers (un brano che strizza l’occhio alla bossa con inclinazioni psichedeliche sui soli), mentre Erland Cooper degli Erland & the Carnival ha prestato la sua penna alle melodie di Wishing Well, White Horses e Bowie, brano dedicato all’indimenticato David. “True Meanings” è un album intimo e personale, le cui canzoni probabilmente non entreranno nella memoria dell’ascoltatore, preferendo lasciare in dono sensazioni e atmosfere. L’ennesima prova di grande personalità da parte di Paul Weller, artista che più di altri è maestro nel cimentarsi con sfide nuove e che come nessun altro sa rimaneggiare le sue innumerevoli influenze musicali e umane.
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