Rafael Anton Irisarri THE SHAMELESS YEARS
[Uscita: 25/08/2017]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Di questo talentuoso compositore statunitense, ci siamo occupati in occasione dell’uscita, nel 2015, del suo brillante cimento discografico, per i tipi della Room40, “A Fragile Geography”. La realtà, allo stato degli atti, vuole che Rafael Anton Irisarri sia senza meno uno degli artisti più lucidi e ispirati della musica sperimentale odierna. Le virtuose collaborazioni con elementi del calibro di Fennesz e Lawrence English ne sono palmare testimonianza, oltre alla solidità espressiva di una produzione personale di raro pregio stilistico. Conferma inequivocabile del suo talento ragguardevole giunge, senz’ombra di dubbio, con questo ultimo album “The Shameless Years”, licenziato per la Umor Rex. Il Nostro realizza un affresco impietoso della società americana attuale, preda di rigurgiti xenofobi e negatrice dei diritti fondamentali dell’uomo; una nazione che eleva a sistema l’odio interrazziale e interreligioso, istiga alla violenza e alla ferocia verso i più deboli, mantiene distanze incolmabili tra i diversi ceti che ne compongono il tessuto sociale. Anni senza vergogna, per l’appunto, cui l’elezione alla presidenza di Trump ha dato ulteriore slancio devastatore. Unitamente alla denuncia sociale, tra le pieghe dell’album echeggia un serrato confronto dell’autore con il sentimento della morte come esperienza non solo filosofica ma potentemente tangibile: nel 2016 a causa di un incidente Rafael fu sfiorato dall’alito gelido della falciatrice oscura; in passato poi il padre dell’autore fu strappato prematuramente alla vita, appena trentaduenne.
Questo senso della fine si riflette, immancabilmente, nei toni generali del disco, assai cupo, ebbro di desolati paesaggi sonori. Una cattedrale di suoni dirupante nell’abisso e come prossima allo schianto, sotto cieli striati di cenere e porpora. A partire da Indefinite Fields, dove l’ordito di strumenti trattati e frammenti di software rende l’idea di sterminati campi tuffati nel grigio delle origini, e proseguendo per le personali macerie immaginarie raccolte nel tema di RH Negative, una frastagliata linea musicale iterata sul basso continuo del dolore, che, passando per gli impervi e accidentati territori rocciosi di Bastion, prosegue significativamente col dispiegarsi del tappeto sonoro su atmosfere di acuta sofferenza in Sky Burial, una delle tracce più intense dell’album.
Irisarri si avvale in due tracce (Karma Krama e The Faithless, lunga oltre tredici minuti) della collaborazione del virtuoso artista iraniano Siavash Amini, nome storico della Umor Rex, in chiave di netta polemica con quanti condannano in blocco e acriticamente la cultura islamica: ci si trova immersi in onde circolari di avvolgenti atmosfere crepuscolari e dal respiro sinfonico di nuvole folgorate da scariche elettriche in cieli sintetici venati di cremisi. Un album di rara potenza espressiva: intenso, poetico, emblematico della plumbea e impressionante cupezza di questi ‘anni senza vergogna’.
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