The Don Darlings THE DON DARLINGS
[Uscita: 13/11/2013]
# Consigliato da Distorsioni
Partiamo dalla copertina, colore scuro da cui emerge su un lato il viso cupo, serio, indurito dal tempo e dalla polvere di un uomo con una sigaretta che penzola dalla bocca, mettiamo poi il cd nel lettore e sin dalle prime note siamo proiettati nell’immaginifico mondo della frontiera, deserti, tramonti assolati, bar dove annegare la propria amarezza, cavalcate solitarie fra cactus e rocce che svettano ardite e rossastre, stivaloni e cappelloni da cowboy, uomini che portano sul volto i segni di una vita vissuta intensamente e senza compromessi. Ecco questo è l’immaginario in cui nuota la musica dei Don Darlings, con la sorpresa però che loro non sono nativi di Tucson o Denver, di Albuquerque o San Diego, ma della fredda e vichinga Svezia. Ma evidentemente i nostri si sono abbeverati a lungo nella tradizione musicale americana fino ad assorbirne i frutti più autentici e genuini. Questo loro disco non sfigurerebbe affatto collocato nello scaffale accanto a Johnny Cash, ad Howe Gelb o a Wllard Grant Conspiracy. Da noi gli svedesi sono ancora dei perfetti sconosciuti: ma se vi piacciono le atmosfere tese e polverose, malinconiche e intime, epiche e riflessive da anarchici perdenti tipiche del country, questo disco fa certamente per voi, duro, nostalgico e romantico come un film di Sam Peckinpah o Sergio Leone. Piuttosto diretti e chiari i riferimenti musicali della musica dei Don Darlings: si va dai Giant Sand nelle suggestioni tex mex di Provide Me An Angel, a Nick Cave nelle ballate aspre e nere come If You Can’t Be Good e Moonshine Baby, a Tom Waits nella desolata, disperata inquietudine di Noose Around My Neck il cui andamento funereo è sottolineato dal languore dei violini; a Willard Grant Conspiracy nell’evocare il suono misterioso e avvolgente del deserto, denso di solitudine e nostalgia, in Away From Me e Let The River Run, ma c’è anche un’anima rock’n’roll nella cavalcata chitarristica di Transcendental Noise, ed ectoplasmi dei Beasts Of Bourbon (quelli di Tex Perkins) più country-eggianti. Un album intenso che emoziona e commuove, molto ben suonato e con la voce di Damon Collum, calda, profonda e roca quanto basta per conquistarci con il suo sentore di vita vissuta, di bar fumosi, di notti insonni, di luoghi dimenticati, di voglia di mettersi ‘on the road again’.
Complimenti, bellissima recensione, rispecchia a pieno cio’ che si prova ascoltando il cd. Dal vivo sono ancora piu’ emozionanti.. bisognerebbe invitarli per una tourné italiana :)