Slayer REPENTLESS
[Uscita: 11/09/2015]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
L'attesa è stata lunga. Tante speranze ma anche tanti timori. Dopo sei anni di sofferta attesa giunge sui nostri giradischi (!) l'undicesima fatica in studio della band-monolite Slayer fronteggiata dall'ormai splendido cinquantaquattrenne Tom Araya (curioso che sia nato proprio il 6/6/61...). La triste scomparsa di Jeff Hanneman avvenuta nel 2013 per cirrosi epatica, oltre che il controverso licenziamento di Dave Lombardo, sono due motivi che hanno reso l'attesa preoccupante, quasi dolorosa.
Hanneman ha contribuito in maniera decisiva all'ingresso degli Slayer nell'Olimpo del metal. Basti rievocare pietre miliari come Angel Of Death o Raining Blood di cui lo sfortunato Hanneman è il padre indiscusso. Con questo nuovo “Repentless” gli Slayer entrano nell'era King/Araya, che con Hanneman furono i tre moschettieri del male in nome di una trinità infernale, compatta, inossidabile, difficile da mettere artisticamente in discussione. Ma nonostante ciò anche il malefico combo ha preso qualche cantonata (vedi “Diabolicus in Musica” per esempio) quindi perché necessariamente temere il peggio?
Sin dall'introduttiva Delusions Of Saviour le premesse sono le più classiche, la spinta propulsiva arriva con la già annunciata Repentless, cavalcata degna del miglior thrash metal d'annata con un Araya che resiste al tempo sostenuto da un corpo musicale vigoroso, duro, robusto. Degno di nota il superlativo videoclip/cortometraggio che accompagna il brano, diretto da BJ McDonnell e che vede la gustosa partecipazione di Danny Trejo (Mr. Machete in persona!). L'ascolto scorre veloce rivelandosi coerente all'iter più classico percorso dalla band.
Nulla fuori dalle righe, nessuna sperimentazione estetica ma puro thrash dalle connotazioni genuinamente hardcore: nulla a pretendere. Molta rabbia, agressività senza artifici, diretta, priva di fronzoli. Dalla spedita Take Control attraverso liriche minacciose come Cast The First Stone e cupe suggestioni come When The Stilness Comes, l'ascolto procede senza tradire lo spirito primordiale della band.
Da segnalare l'ottima Piano Wire che vede anche lo zampino del compianto Hanneman. Ogni singola traccia lascia il suo segno senza esitazioni. Le chitarre di King e Gary Holt (ex-Exodus) riportano a una certa primordialità il suono della band, che grazie ad un solido drumming (Paul Bostaph non è nuovo in casa) e un Araya che genera ancora fiele come piovesse, rendono il tutto quasi commovente. Molto più prossimo a “Undispute Attitude” che a “South of Heaven” per intenderci, Repentless è il dignitosissimo nuovo capitolo discografico della band. Nessuna propulsione creativa quindi ma solo fottutissima e diretta rabbia viscerale per un ritorno autentico! Un ritorno che arriva su una storica etichetta quale la Nuclear Blast in nome di una purezza tutt'altro che mainstream. Una coerente manifestazione di integrità artistica.
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