Sam Amidon LILY-O
[Uscita: 30/09/2014]
USA
Sam Amidon e Beth Orton formano una della coppie sentimentali ed artistiche più intriganti ed affascinanti di questo millennio. Lei è molto più conosciuta e stimata nell'ambiente degli addetti ai lavori oltre ad aver cominciato molto prima di lui la carriera solista, con due splendidi lavori, "Trailer Park" (1996) e "Central reservation" (1999). Beth Orton è inglese mentre il marito Sam Amidon è originario del Vermont, insieme la coppia vive adesso a Londra. Sam Amidon l'anno scorso ci aveva regalato il suo disco migliore, lo splendido "Bright sunny south", ricco di influenze folk revival dell'Inghilterra dei settanta. La sua nuova creatura si chiama "Lily-O", è stato registrato in Islanda e prodotto da Valgeir Sigurosson, già alla consolle nei lavori di Bjork, dei Feist e di Bonnie "Prince" Billy. Il disco si compone di vecchi traditional folk, alcuni finemente trattati e riarrangiati grazie soprattutto alla presenza di un maestro della chitarra come Bill Frisell. Con loro due pure il bassista Shahzad Ismaily ed il batterista Chris Vatalaro. Il disco si presenta con una bella copertina campestre che ricorda vagamente quella di un classico folk come "Kip of the serenes" (1969) dei devianti Dr. Strangely Strange. L'atmosfera che si respira dell'album profuma di spazi aperti ed incontaminati.
Il banjo dell'iniziale Walkin boss insieme a Blue Mountains, Pat do this, pat do that rappresenta l'ala più tradizionale del disco, dove meno si sentono gli arrangiamenti, e la voce di Sam Amidon rimanda al primo John Martyn ed a gruppi del sottobosco inglese (Dando Shaft). Cenno a parte per la lunga title track, Lily-O, quasi otto minuti, dilatata all'inverosimile, vocalmente simile ai vecchi canti appalacchiani e con Bill Frisell che ci mette del suo nella riuscita del pezzo. La mano ed il tocco dello stesso Frisell sono in evidenza pure nella dilatata e psichedelica Down the line, valida anche a livello percussivo, in Groundhogs variations e nella dolce nenia di Won't turn back, sui binari del miglior Richard Thompson. Bellissimo il finale di Devotion, sorta di ninna nanna per mandare a dormire i pargoli del fronte copertina. E' sempre difficile giudicare un disco formato da sole covers o riedizioni di vecchi pezzi ma qui il trattamento subito dalle canzoni dona all'insieme un certo fascino, magari non sempre irresistibile. Non è affatto il miglior disco di Sam Amidon, forse è solo un semplice diversivo nel suo interessante percorso artistico.
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