Monster Magnet LAST PATROL
[Uscita: 18/10/2013]
A distanza di tre anni dal non entusiasmante “Mastermind”, lo spazioplano dei Monster Magnet torna a solcare i sentieri astrali della galassia. Epigoni nobili dei leggendari Hawkwind, sopravvissuti all’ondata ustoria del grunge, nei primi anni Novanta del ‘secolo breve’, licenziano l’ulteriore, temibile lavoro heavy-psych-space rock. Della formazione originaria che scosse la scena rock del tempo con capolavori quali “Spine Of God”, “Superjudge”, Dopes To Infinity ”, non è rimasto che il guru Dave Wyndorf. Sconfitti i suoi personali demoni, tossicodipendenza et similia, ed emendata la formazione persino dell’ottimo chitarrista Ed Mundell, sostituito dal bravo Phil Caivano, al gran ritorno nella line-up (questo degli abbandoni e delle espulsioni di musicisti in rotta di collisione con la lunatica personalità del leader è stata sempre una costante dei Monster Magnet), tirato a lucido e affiancato validamente, altresì, da Jim Baglino al basso e Bob Pantella alla batteria, il prode Wyndorf mette su un album di tutto rispetto.
Sebbene l’inizio non induca a soverchio ottimismo con la blanda I Live Behind The Clouds, dallo scorrere piatto e mellifluo come un rivo di vieta melassa, a ripristinare il giusto ‘canone’ basta la title-track “Last Patrol, una cavalcata di nove minuti e mezzo nei territori selvaggi dello psych-rock: voce di eccellente e demoniaco splendore, chitarra lanciata in folle e rabbiosa corsa verso lisergici abissi, pulsazioni febbrili, provenienti da lande infernali, della sezione ritmica in piena trance sonora. V’è da dire, e questo è il vero limite di quest’album, per altri versi notevole, che proprio alcune ballads non riescono ad assurgere al livello delle migliori vette artistiche del sodalizio americano. Three Kingfishers ne è una delle dimostrazioni più palesi, quantunque la trama chitarristica di Caveano e la voce classicamente impostata di Dave tentino di risollevarne le sorti.
Per contro, quando, dopo veli di quiete apparente, la furia degli elementi rock riesce ad attingere al pieno slancio energetico il suono si fa straordinariamente potente: è il caso, ad esempio, di Hallelujah e Mindless Ones nelle quali l’incedere della chitarra ha il clangore di un maglio che percuota lastre di granito. Traccia monstre del disco è certamente la delirante scorribanda heavy-stoner di End Of Time, in cui la voce di Dave graffia il tessuto della tenebra sonora e la chitarra di Phil si muove come sul filo d’un rasoio immaginario, traendone note insanguinate e incendiarie. Nella limited edition dell’album figurano due bonus tracks di buona fattura: Strobe Light Beatdown e One Dead Moon. La traccia finale effettiva è invece rappresentata dalla sinuosa e venefica linea sonica di Stay Tuned, chitarra liquida in dissolvenza e voce sciamanica a ridosso del baratro. Un disco di austera e dignitosa sostanza. Bentornati nel dominio spaziale del rock.
boh..inutile, i tempi di Spine of God e di Superjudge non torneranno mai più. Normale anche che sia così..
Rocco Sotutto, mi dispiace ma la tua valutazione di “Last Patrol” è per me completamente fuori luogo e fuorviante. Credo invece che sia un disco epico, intenso e mai banale, come è sempre più raro ascoltarne. Certo tu sei un “critico” ed io non ne capisco una mazza……