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1 Gennaio 2017 ,

Grumbling Fur FURFOUR

2016 - Thrill Jockey
[Uscita: 16/09/2016]

Inghilterra

 

Un allusivo gioco di parole sta dietro il titolo “Furfour” che il duo formato da Alexander Tucker e Daniel O'Sullivan ha scelto per il loro quarto album. Per chi non li conoscesse Tucker e O'Sullivan sono due musicisti impegnati singolarmente in svariate esperienze musicali, il primo oltre a vari album solisti ha collaborato con Jackie-O Motherfuckers, Duke Garwood, Fuck Buttons, e continua una stimata carriera di fumettista, il secondo ha lavorato con massimo Pupillo, i ricostituiti This Heat, Ulver e insieme hanno dato vita al progetto sperimentale denominato Grumbling Fur Time Machine Orchestra. Come si vede un'attività intensa, intrapresa sia prima della fondazione nel 2011 dei Grumbling Fur che in parallelo con l'attività della band, che denota la capacità di spaziare verso generi molto diversi e la cui influenza si ritrova nel pop psichedelico imbastito con la ragione sociale Grumbling Fur.

 

Più morbido, più pop oriented rispetto ai lavori precedenti, “Furfour” mantiene in ogni caso l'attitudine sperimentale della band; elettronica, folk, rock, drone, pop si intrecciano lungo le dodici tracce, ispirati anche in ambito extramusicale, dall'immaginazione della fantasy, dalle predizioni fantascientifiche e dalle visioni magico-esoteriche di Carlos Castaneda, tutto finalizzato a indagare le varie forme in cui poter declinare pop psichedelico. Si susseguono così la seducente nenia psichedelica della bizzarra Strange the Friends, la circolare danza folk strumentale Molten Family e i ritmi nevrotici di Acid Ali Khan e di Milky Light su melodie alla Brian Eno periodo post Roxy Music. Il gusto per melodie sghembe e psichedeliche è evidente in Heavy Days. Si prosegue con il lirismo inquieto di Pyewacket's Palace, il synth pop sbilenco di Perfect Reader, l'austero romanticismo di Silent Plans/Black Egg, le atmosfere spaziali e profonde di Golden Simon, con il flauto di Isobel Sollenberg dei Bardo Pond, fino all'ipnotico mantra della lunga e conclusiva Suneaters.

Voto: 7/10
Ignazio Gulotta

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