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27 Maggio 2014 , ,

Fabio Fabor PAPE SATAN

2014 - Plastica Marella
[Uscita: 04/04/2014]

FABIO-FABOR-PAPE-SATAN# Consigliato da Distorsioni

 

Il maestro Fabio Borgazzi (1920 -2011) è stato uno dei più autorevoli precursori di quella che ora si cataloga sotto il genere di library music. Nella sua prolifica carriera è ricordato soprattutto per la composizione di musiche impegnate, quali: opere liriche, sinfoniche e musiche da camera ma anche per aver messo a disposizione i suoi spartiti ad interpreti di spicco del nostro panorama nazional popolare. Di certo più in sordina è passata la sua grande passione per la sperimentazione elettronica, per la produzione di suoni cupi ed oscuri dai sentori mistici ed esoterici. Questo fino a quando i numerosi appassionati e rivisitatori del cosiddetto genere library non hanno riportato alla luce la genialità di tanti autori letteralmente dimenticati: Egisto Macchi (di cui non si può non citare il seminale "Voix" del 1975), Armando Sciascia, Amedeo Tommasi, Franco Evangelisti, Alessandro Alessandroni. Del disco in questione di Fabio Fabor, citato da numerose webzine votate al culto del rispolvero e del revival avant psichedelico, non si conosceva nemmeno l’anno esatto di pubblicazione, che recava la seguente dicitura: “197…?” . E’ pertanto doveroso plaudire all’opera di riesumazione compiuta da Plastica Marella che con questo prezioso vinile, limited edition, ci restituisce una gemma perduta di conturbante bellezza. Lo stesso Autore spiega in alcune note introduttive, che la sua indagine elettroacustica è intesa a fornire un’interpretazione tanto ironica quanto personalissima all'idea di escatologia dantesca e all'idea di trascendenza metafisica. Qualcosa quindi di molto diverso e, per certi versi molto più intimistico e profondo, del semplice gioco sperimentale teso a riprodurre le atmosfere terrificanti da scenografia grandguignol o da film dell’orrore. 

 

pape satanIl satanico, l’osceno e il morboso che si ravvisano nei solchi di queste musiche, accantonate tra le pile di materiale descrittivo in esubero, sono la pornografia e il blasfemo della nostra evasione mentale, sono i tentativi contorti ed estremi di vincere il buio esistenziale. Ad Inferos è una serie di emanazioni sonore lugubri e riverberi dilatati. L’idea è quella di profondità abissale, di cunicoli angusti che creano tensione apneica. Acheron è una jam percussiva ritmata appena venata da folate elettriche che diventa preludio e decompressione alle stasi melmose e ansiogene di Infernal Galop e La Forgia. Il vero macabro di questi suoni corrisponde ad una ferma volontà di non voler retrocedere in quella che sembra una macelleria masochistica. La diabolicità del perseverare, la perversione di andare a collidere con i nostri incubi. La tensione elettrica, lo studio meticoloso delle timbriche, il ricorso a silenzi liquidi, ad impulsi tanto metallici e impercettibili quanto insidiosi e destabilizzanti potrebbero riassumersi come rituali di dissacrazione identitaria. La castrazione di fare i conti con i propri limiti (l’organo solenne di Caronte), il confronto impari con le proprie paure e psicosi (Dies Irae), il dolore lacerante di non riuscire a dare libero sfogo alle emozioni in una realtà dove tutto si traduce in meccanica di freddezza, rassegnazione impassibile (Stige). Anche neifabor fabio borgazzi passaggi più apertamente ispirati al concretismo stockhauseniano questo disco riesce ad avere il grande merito di trasudare un’inquietudine nient’affatto distaccata. Non ci riporta ai paesaggi gotici e alle atmosfere noir dei glaciali e solenni Amon Duul ma ad una sensibilità e ad un’eccentricità molto più nostrana, autoironica (V Bolgia), visionaria (Diabolic Love), fantasiosa, artisticamente pulsante, viva e creativa che ci riconduce alle intuizioni geniali dell’Associazione Nuova Consonanza.

  

Voto: 8/10
Romina Baldoni

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