Mørk ABSOLUTE COSMIC PRINCIPLES
[Uscita: 06/03/2017]
Dietro il moniker Mørk, di chiara origine scandinava, si nascondono in realtà due performer italianissimi, Emanuele Pertoldi, tecnico del suono e manipolatore di synth e computer, e Francesco Devincenti che oltre a manipolarli i sintetizzatori se li costruisce anche da solo. Con queste premesse non è poi così difficile comprendere quale tipo di musica vada a concepire il duo, in questo album pubblicato in doppio vinile e in formato digitale, visti anche il titolo dell’opera, dei brani, e la predisposizione scientifica tesa a riscoprire i significati ancestrali dell’influenza della luna sulle antiche civiltà terrestri, sui cicli della natura, sulle credenze religiose e divine di popoli di secoli fa e sui viaggi spaziali dei moderni astronauti.
Parecchio tempo fa per musica spaziale nel mondo del rock si intendevano alcune cose dei Tangerine Dream e dei vari “corrieri cosmici” che provenivano dalla Germania, ma quella presente in questo album è solo una lontana parente, una pronipote, si potrebbe dire, di quell’antico, seppur magnifico, modo di pensare la musica spaziale nell’era in cui i computer erano ancora agli albori nel mondo musicale. Qui si flirta con l’ambient più futuristico e tutto è molto più sintetico e minimale: piccoli tocchi percussivi sempre pacati, eterei tappeti di synth che si srotolano sotto ritmi ripetitivi, tendenze rumoriste appena accennate che avvicinano quest’opera più al mondo della musica concreta che ai nomi citati precedentemente.
E così ritroviamo il ritmo lieve e quasi tecno di 27,5 punteggiato da bip cibernetici, quello di Reiki che sembra sprofondare, sommerso da impalpabili gorgoglii d’acqua sonora, le voci astronautiche lontane e megafoniche di Reaching The Legend, ancora le ripetitività oniriche e percussive dei computer programming di brani quali Tama, Synodic Cycle, Satva e Tides.
Pertoldi e Devincenti (nella foto a destra) siglano un album senz’altro affascinante, anche se le nostre preferenze, per indole personale e per passione ancestrale (intesa come anni ’70), vanno proprio ai due brani più ambient che non possiedono ritmi e percussioni: la suggestiva Theia che apre l’album, e la già citata Reaching The Legend che lo chiude; brani dove la rarefazione siderale raggiunge livelli onirici ed eterei che si perdono nel tempo e nello spazio come un’astronave che viaggia nel cosmo da millenni.
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