Bombino AZEL
[Uscita: 01/04/2016]
Niger #consigliatodadistorsioni
Secondo disco registrato in Occidente, a Woodstock per la precisione, dal chitarrista e cantante nigerino Bombino (Omar Moctar), con la produzione di Dave Longstreth dei Dirty Projectors, il precedente “Nomad” del 2013 era stato prodotto da Dan Auerbach. Se Nomad significava l'incontro fra la musica tuareg e quella occidentale, con un ruolo importante affidato al produttore, questo “Azel” rappresenta un prepotente, gagliardo, orgoglioso ritorno a un suono africano al cento per cento. Bombino raggiunge una delle vette più alte della sua carriera artistica, confermandosi come uno dei tanti, grandi talenti venuti fuori dall'area geografica e culturale del Sahel.
Blues del deserto, suonato con una chitarra elettrica limpida e tagliente che con straordinario virtuosismo è spesso l'autentica voce solista -si ascolti in proposito lo strepitoso assolo in Iyat Ninha-Jaguar- alternando momenti nostalgici ed evocativi ad altri più aggressivi e forti, o accompagnando, anche in fingerpicking, il canto ritmato, evocativo, tribale in lingua tamasheq. L'arte di Bombino è figlia della tradizione e della storia della cultura del suo popolo, il suo stile chitarristico mescola con forza e fantasia lo stile degli strumenti a corda tradizionali con quello di musicisti come Ali Farka Touré o gli occidentali Hendrix e Mark Knopfler.
In Azel troviamo quindi quanto ci si aspetta da un disco realizzato da un musicista dell'Africa subsahariana, il senso profondo di attaccamento alla sorti del proprio popolo, unito a un sentimento di radicata nostalgia e dalla sensazione di sentirsi soli e abbandonati dal resto del mondo, è questo il tema della dolente conclusiva e affascinante Naqqim Dagh Timshar («Siamo in un luogo abbandonato / Tutti ci hanno lasciato / Il mondo si è evoluto / E siamo già stati abbandonati.».
I testi del nigerino ci parlano della sua terra, dei drammi e delle difficoltà della vita dei Tuareg, per esempio nel frenetico desert blues Iyat Ninhay-Jaguar, o del dolore e della solidarietà verso le vittime e i combattenti in Ashuhada (da tradurre come I martiri della prima ribellione), ma c'è spazio anche per canzoni d'amore come Inar o Igmayagh Dum. Il ritmo sincopato e ipnotico dei brani talvolta volge verso il reggae, come in Iwarabagh e in Tintar, o, come lo chiama Bombino con efficace gioco di parole, tuareggae. Azel, il nome di un villaggio del Niger, è un altro intenso viaggio dentro l'anima del continente africano, ricco di emozione ed energia, una musica che collega elementi ancestrali e preindustriali al nostro sentire contemporaneo.
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