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10 Aprile 2015 , ,

The Box Tops, The Lambrettas Ristampe

2015 - Raven Records - Salvo

 

box-tops-original-albums-1967-1969-300x300THE BOX TOPS - The Original Albums 1967-1969: The Letter-Neon Rainbow / Cry Like A Baby / Non Stop / Dimensions (Bell Records)

Uscita ristampa: 16 Febbraio 2015, Raven Records

 

I primi tre anni della carriera di Alex Chilton. Quelli che lo accompagnano dall’adolescenza alla maggiore età. Quattro album in un triennio. Perché le teen-band sono macchine per fare soldi e i Box Tops di dollari ne portano parecchi nelle tasche di Dan Penn, Spooner Oldham e Wayne Carson Thompson, il team che scrive i loro maggiori successi. Il primo, pubblicato nell’ estate del 1967, sale Box-Tops-The-Letter--Neon-397250direttamente in cima alle classifiche. Anzi, vola. Sopra il rombo di motori dell’ “air ‘o’ plane” di The Letter, i Box Tops diventano i Signori del blue eyed soul americano in virtù di quattro milioni di copie vendute. E regalano un sogno dolce ai soldati impegnati a morire in Vietnam. Un sogno che profuma di casa. Come le crostate di Nonna Papera e il seno delle donne lasciate al di là dell’ Oceano. Negli anni successivi la rifaranno in tanti, quella tratta sopra le nuvole. Da Joe Cocker ai Beach Boys, dai Levels 126Corvi ad Amii Stewart, da Peter Tosh agli Shadows. Senza tuttavia raggiungere la stessa altezza. "The Letter/Neon Rainbow", l’album realizzato in fretta e furia per amplificare quel successo, non lesina altri effetti (stantuffare di treni, ululare di navi, scrosciare di pioggia, scampanellii e ancora rombi di aerei) e altre belle canzoni di rassicurante soul music (Gonna find somebody, She knows who, I‘m your puppet,cry Neon Rainbow, Happy times le migliori). Pur rimanendo negli stessi territori battuti dal precedente, "Cry like a baby" dell’anno successivo è un ottimo “fratello minore”, ancora irrorato di soul e di easy listening. Con due belle cover di Weeping Analeah e You keep me hangin’ on al posto delle Trains & Boats & Planes e A whiter shade of pale dell’anno prima e altre smarties assortite come Lost, 727, Trouble with Sam e la title-track che sfiorerà la vetta delle charts e che i Box Tops tradurranno in italiano su etichetta Ricordi. Dan Penn si occupa della voce di Chilton plasmandola a dovere nota su nota, per ottenere l’ effetto voluto, esattamente a metà fra un cantante soul e un crooner da rotocalco americano. Fino ad ottenere il risultato cercato.

 

Il timido esordio di Alex Chilton come autore avviene sul terzo album della band, intitolato "Non Stop" e pubblicato sempre su etichetta Bell nel 1968 con un sincopato R ‘n B intitolato I can dig it che il cantante di Memphis rimasticherà assieme ad altri “minori” scritti nonper i Box Tops (Come on honey e The Happy Song) per il suo primo album solista registrato in incognito prima di quello che sarà il canto del cigno della sua band. Al di là di questo, il terzo album dei Box Tops vede in azione l’ormai Box-Tops-67444rodato team di produttori e autori dei due che lo hanno preceduto. Il tentativo di bissare il colpo gobbo di The Letter viene affidato a due autori amici di Dan Penn che trasferiscono la sceneggiatura dall’ aeroporto in stazione con la Choo Choo Train che apre l’album e che viene dunque scelta per anticiparne l’ uscita di ben tre mesi. Non Stop mostra un Chilton ormai conscio del proprio istrionismo vocale e in grado di passare con nonchalance dal timbro roco di Yesterday where‘s my mind e Rock me baby al rassicurante tono gospel di I met her in church, di cimentarsi souldeep_original_albcon  toni confidenziali su una ballata come Rollin’ in my sleep o col sangue freddo di un cowboy sulla cover di I'm movin’ on. Per l’ultimo disco, dopo la dipartita di Bill Cunningham, a reggere le fila della band rimangono i soli Chilton e Gary Talley. "Dimensions" registra pure la fine della dittatura di Dan Penn. In sua vece arriva il più acquiescente Chips Moman che in quegli stessi studi (gli American Sound) ha appena finito di produrre quel downloadcapolavoro che è From Elvis in Memphis, di Sua Maestà Elvis Presley. Tre i pezzi autografi di Chilton mentre Wayne Carson Thompson regala al gruppo l’ultima top twenty della carriera con Soul Deep. Il resto è la solita manciata di cover tra cui una lunghissima reprise della Rock me baby già presente sul disco precedente. Un buon disco da intrattenimento. Come del resto ogni produzione della formazione di Memphis. Poi la vicenda, così come la discografia, si fa meno emorragica fino a inaridirsi del tutto. Non prima di aver cercato con sotterfugi e rimpasti vari di prolungarne l’agonia con la pubblicazione di qualche altro singolo (qui inclusi solo parzialmente) di un gruppo ormai fantasma e di una clamorosa reunion nel 1998. Ma quelle sono storie da ospizio. Qui, se volete, c’è l’adolescenza felice e feconda.  

 

Raven Records        Guarda  Neon rainbow     Cry like a baby     Soul deep

 

 

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THE LAMBRETTAS: Beat boys in the jet age (1980, Rocket)

Uscita: Salvo Records, 2 Febbraio 2015

 

Layout 1Il nome scelto non lasciava adito a dubbi. Nella mitizzata diaspora fra rockers e mods, i Lambrettas si schieravano decisamente tra la schiera di questi ultimi. Siamo nell’East Sussex. A Lewes per la precisione. A poche miglia da Brighton, scenario dei famosi scontri del 1964 tra le due fazioni e set di quel Quadrophenia che rappresenta, ideologicamente e storicamente, il passaggio di consegne del testimone della fede mod dai vecchi padri ai nuovi figlioletti cresciuti sotto la grande fiammata del punk e che alle provocazioni e alla maleducata sovversione dei Sex Pistols preferisce ripristinare l’eleganza della vecchia e imperitura iconografia di Who e Small Faces. Jez Bird e Doung Sanders sono due ragazzi che si dilettano a suonare vecchie cover di standard R ‘n B in the-lambrettas-old-group-shotuna band chiamata Shakedown. Le ambizioni dei due li portano presto a scrivere del materiale proprio e a darsi una identità più definita che li leghi in modo indissolubile a quell’immaginario che il successo dei Jam sta riaffermando con vigore tra le nuove generazioni di musicisti inglesi e Lambrettas è un nome che non da adito a nessun equivoco. Quando il 13 Agosto del 1979 si esibiscono al Global Village, gli A&R della Rocket Records di Elton John che in quei giorni sono alla ricerca di band che rappresentino il “sound of today” (ovvero, il power-pop, il two-tone sound, il neo-mod) offre loro un contratto immediato che frutta due album e una manciata di singoli, tutti adesso racchiusi in questa che, presentata come la riedizione di "Beat boys in the jet age", è in realtà la raccolta integrale di tutta la loro vicenda discografica.

 

Il suono dei Lambrettas ha poco di guerrigliero, adagiandosi piuttosto su un power-pop abbastanza ordinato o addirittura sugli svagati ritmi in levare che altre band dello stesso periodo stanno sperimentando con successo e che l’ aggiunta dei fiati suggerita dal hqdefaultproduttore Peter Collins rende ancora più vicina alle intuizioni dei gruppi dell’ area Two-Tone. La ska-version di Poison Ivy che regalerà al gruppo un bel successo di classifica e una lettera di congratulazioni firmata dallo stesso Elton John e la leggerissima Watch out, I‘m back sono le tracce che, sul disco di debutto, rivelano questa attitudine e questa impronta fortemente ritmica esaltata sul palco di Top of the pops con la scelta di posizionare il drum-kit di Paul Wincer proprio davanti al muso del pubblico. La produzione di Collins lima le piccole asperità del singolo di debutto (Go Steady/Cortinas/Listen Listen) ed esalta le qualità pop della scrittura del quartetto lambrettasfacendo di Beat Boys un disco che non ha nessun intento rivoluzionario se non quello di offrire una mezz’oretta di sano intrattenimento new-wave. Ancora peggio, se vogliamo, fa Steve James per "Ambience", il disco registrato dopo il tour europeo a fianco dei Madness. L’album è ormai proiettato verso derive synth-pop e nel funky di plastica tipici del periodo (Decent Town, Someone talking, Ambience) con buona pace di Lambrette, Vespe, parka e tutto l’immaginario evocato solo un anno prima. Ancora peggio, se possibile, fanno i singoli (Steppin’ Out, Lamba Samba, la ripugnante cover di Somebody to love) che chiuderanno la vicenda Lambrettas prima delle varie operazioni-nostalgia che porteranno a svariate reunion, ad un annunciato nuovo album previsto proprio per questo 2015 e ad una nuova tourneè. Magari stavolta sui TravelScoot.  

 

Salvo Records        Ascolta Go Steady    Another Day, Another Girl    Beat boys in the jet age

 

Franco Lys Dimauro

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