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20 Marzo 2012

Wilco European Tour 2012 Parigi, Le Grand Rex - 5 marzo + Milano, Alcatraz - 8 marzo ,


Parigi, Le Grand Rex -  5 marzo 2012

Tappa parigina dei Wilco per il tour di presentazione di “The Whole Love”, uscito lo scorso autunno. Il gruppo di Chicago torna in Francia dopo diversi anni di assenza e un po’ la scaletta ne risente lasciando un retrogusto di greatest hits, pur con qualche gustosa sorpresa.  Sotto la volta stellata del prestigioso Le Grand Rex, gioiello dell’Art Deco stipato in ogni ordine di posti, alle 20.30 esatte viene acceso il motorik di Art of Almost, subito abbinata a I Might.  Vengono poi snocciolate le ormai classiche I Am Trying To Break Your Heart, At Least That’s What You Said,  la notturna Black Moon - perfetto Glenn Kotche a sussurrarne la delicata base ritmica – e gli anni settanta in sintesi fotografati da One Wing e Downed On Me.  E’ con l’immancabile Impossible Germany che il pubblico inizia davvero a scaldarsi. Più tardi un Jeff Tweedy più divertito (e grassottello) del solito dirà di trovarsi di fronte al pubblico più ridicolo mai visto a un concerto rock: in effetti dopo più di un’ora si era ancora tutti seduti in poltrona, anche se parte del (de)merito va al ringhiante servizio d’ordine in versione rottweiller.  

 

Dopo una Bull Black Nova dai toni noir, il trittico Kraut è completato da Spiders (Kidsmoke) qui proposta però in una bellissima e inaspettata veste acustica dove rimane inalterato, anche se con dinamiche meno accentuate, solo il riconoscibilissimo riff finale.  Le altre sorprese sono Laminated Cat dei Loose Fur non riconosciuta dai presenti e la stonesiana Box Full of Letters. Bis chiesti a gran voce da un pubblico tutto finalmente in piedi, aperti da una Misunderstood da brividi e chiusi dalla grintosa I’m A Wheel. Ancora una volta giù il cappello di fronte a un gruppo perfetto e in stato di forma stratosferica.  E una volta di più, che sia per il finale pieno di feedback di Handshake Drugs o per le sfuriate noise durante Via Chicago, è impagabile osservare quel misto di stupore e meraviglia che sono gli sguardi di chi i Wilco dal vivo non li aveva ancora visti.

 

Paris setlist: 01 - Art of Almost 02 - I Might 03 - I Am Trying to Break Your Heart 04 - One Wing 05 - Bull Black Nova 06 - At Least That's What You Said 07 - Black Moon 08 - Spiders (Kidsmoke) 09 - Impossible Germany 10 - Born Alone 11 - Laminated Cat 12 - Via Chicago 13 - Whole Love 14 - Box Full of Letters 15 - Capitol City 16 - Handshake Drugs 17 - Dawned On Me 18 - Shot in the Arm --- Encore: 19 - Misunderstood 20 - Jesus, Etc. 21 - Theologians 22 - Heavy Metal Drummer 23 - I'm the Man Who Loves You 24 - I'm A Wheel 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Milano, Alcatraz - 8 marzo 2012 

'C’è da sperare non ce li rubino'. Questo viene da pensare al termine di un’altra serata perfetta in compagnia dei Wilco, perché alcuni cori ad accompagnare i brani più orecchiabili, la vendita all’esterno di magliette bootleg  e il considerevole aumento di pubblico (due date italiane sold-out), fanno un po’ temere il peggio.  Non sarebbe altresì credibile un Jeff  Tweedy in versione canotta e bandana ma non si sa mai. Anche stavolta i numeri d’alta scuola sono garantiti da una squadra di sei musicisti in sinergia perfetta, capitanata da uno spumeggiante leader capace in tre giorni di appellare, in maniera bonaria ma diretta, il pubblico  parigino come quello più ridicolo del tour, e quello italiano come il migliore. Bellissima e rara la Hell is Chrome  iniziale, perfetto assist al motorik di Art of Almost seguita dalla guizzante I Might. Massima goduria per le classiche Misunderstood e At Least That’s What You Said durante la quale è impossibile staccare lo sguardo da Glenn Kotche, tra i pochi batteristi al mondo in grado di far parlare e respirare un batteria.

 

Mascella che tocca il suolo per Spiders (Kidsmoke) in versione acustica e destrutturata, quasi irriconoscibile fino al famigerato riffone. Si cominci a chiederne a gran voce una pubblicazione ufficiale. Spot per Nels Cline con Impossible Germany, poi spazio ai brani nuovi tra cui Open Mind, eseguita su richiesta,  e una prescindibile, anche per la contemporanea presenza di Hummingbird, Capitol City. Fanno bella mostra di sè War On War e Box Full Of Letters e un figurone Laminated Cat, rintracciabile nel repertorio dei Loose Fur.  A Shot In The Arm chiude un ottimo set seppur orfano di Via Chicago e altri ben noti gioielli. Ben nove i pezzi dei bis tra cui The Whole Love, Jesus, Etc  e Theologians. E’ però la salva finale a mozzare il fiato: da “Being There” in sequenza Red-Eyed and Blue, I Got You, Outtasite (Outtamind);  per finire una inattesa  Hoodoo Voodoo dal sapore swamp chiude una serata speciale nonché indimenticabile. 

 

 

 

                                        

Roberto Remondino

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