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14 Novembre 2013

Giorgio Boratto BOURBON & VIAGRA

2012 - Liberodiscrivere, pp. 115

<<Mamma, non lasciare che i tuoi figli crescano fino ad essere cowboy / Non lasciarli prendere chitarre e guidare vecchi camion / Falli diventare medici, avvocati, e così via / Mamma, non lasciare che i tuoi bambini crescano fino ad essere  cowboy / Quelli non sapranno mai stare a casa e saranno sempre soli / Anche con la persona che amano>>.

Le parole di questo country, citate nel romanzo di Boratto, esemplificano nel più efficace dei modi l’atmosfera che si respira fra le sue pagine, perché “Bourbon & Viagra” è il ritratto, narrato in prima persona, di un settantenne cantante country, Martin Hedger, spirito ribelle e solitario, mai domo, sempre in sella alla sua Harley Davidson vagabondando di città in città per tenere i suoi show, che si concludono immancabilmente con una focosa nottata d’amore con qualche attempata fan. Già perché il nostro predilige donne di mezza età, formose e disinibite con cui farsi una bella bevuta e poi a letto, con l’aiuto della magica pillolina rosa.

 

E ama esibirsi in locali western davanti a un pubblico forse un po’ ruspante piuttosto che in asettici teatri. A poco valgono i rimproveri e i rimbrotti di Maryann, la figlia che vive in Toscana col facoltoso marito italiano, che vorrebbe che il padre si desse una calmata e conducesse una vita più regolare e consona all’età, ma un cowboy ama stare on the road, non la quiete domestica. Due avvenimenti rischieranno di determinare cambiamenti egiorgio boratto di aprire inedite riflessioni sulla sua vita: la scoperta di un figlio avuto dieci anni prima da un rapporto occasionale e un incidente stradale che lo costringe a casa su una sedia a rotelle. Noi seguiamo in un unico, incessante flusso di coscienza i ragionamenti e le riflessioni di Martin Hedger e attraverso di essi facciamo un viaggio nel mondo della musica country e della provincia americana, un mondo che Boratto mostra di conoscere e amare, collocandosi così fra i tanti italiani che si nutrono e si ispirano all’immaginario americano. Forse qualche soluzione narrativa può apparire non troppo originale - la lettera che annuncia l’esistenza del figlio - ma la costruzione del personaggio è credibile e noi la seguiamo con interesse, così come i personaggi di contorno rappresentano un bel contraltare al monologo del protagonista, un bel gruppo di perdenti e di solitari. <<Ma la solitudine non è in fondo la condizione di tutti?...La verità è che quel country, quel campagnolo che insegue le sue origini e racconta storie ben piantate per terra, in fondo è un solitario che si racconta una vita senza molte prospettive>>

 

Ignazio Gulotta

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