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30 Maggio 2016 , ,

Dagger Moth SILK AROUND THE MARROW

2016 - Autoproduzione
[Uscita: 21/04/2016]

#consigliatodadistorsioni     

 

silk around the marrowDietro il moniker Dagger Moth e a quella conturbante e fascinosa figura femminile ritratta nel fronte copertina si nasconde la nostra Sara Ardizzoni, attiva dal 2012 col suo originalissimo progetto solistico. Ma non si tratta della centesima cantautrice che invade l'affollato spazio musicale indie nostrano bensì di una figura che ha in grembo qualcosa di più seducente e articolato. Il nome Dagger Moth significa falena e Sara ci racconta che in lei convivono sempre un anima più debole e una più tagliente. Come recita la sua biografia è chitarrista per scelta e cantante gioco forza, la voce giusto per dare alle proprie composizioni il respiro che meritano. Se diamo una occhiata alle note a margine dei due dischi che ha realizzato vediamo che suona realmente tutto da sola, chitarra a parte, synth, loop, elettroniche, e via dicendo e raramente si fa aiutare da prestigiosi ospiti. La definizione one-woman-band è rara da trovare in ambito musicale mondiale, figurarsi nel sempre bistrattato ambito italiano. Ci viene in mente la controparte maschile di Nicola Manzan e del suo Bologna Violenta che agisce però in una dimensione differente. Il bello è che questo progetto e nato quasi per gioco se non per caso visto che la ragazza ferrarese aveva tentato invano l'avventura in vari gruppi, quasi sempre naufragati o senza futuro.

 

Il suo primo album si chiamava semplicemente "Dagger Moth", era corredato da una bella e intricata copertina in black and white oltre a essere molto interessante e con un già definito stile chitarristico. Ma col nuovo disco, questo splendido "Silk around the marrow", dagger moth (foto di Gianpanico Lieve)dieci pezzi medio lunghi per ben 53 minuti di durata, Dagger Moth ha fatto un significativo passo in avanti. Sara ha messo da parte qualsiasi timore e ha tirato fuori una bella sequenza di brani talvolta cupi e tenebrosi ma mai claustrofobici. Sono presenti echi di certa new wave decadente e dark ma più che altro nello stile vocale; in generale la chitarra e certi trattamenti elettronici, noise se vogliamo, hanno un taglio decisamente moderno. La stessa assenza della normale sezione ritmica ne è una ulteriore conferma. Il disco scorre volutamente sotto ritmo, scuro, minaccioso e spesso la voce della Ardizzoni sembra provenire da un'altra dimensione. Il duo bolognese Melampus che opera a poca distanza potrebbe essere un buon punto di riferimento e accostamento sempre che siate a conoscenza dei loro tre album. Ma Dagger Moth sa trattare la materia con uno stile sufficientemente personale. Le elettroniche sono in primo piano nell'apertura di Ovaries, che vocalmente rimanda alla grande Cat Power. E non é né sarà l'unico pezzo che la ricorda. I brani più dark e limacciosi sono molto ricchi di fascino, come la title track Silk around the marrow, con echi Durutti Column (al femminile) e Grow a shell, traccia magnetica con un gran bel solo di sei corde finale. 

 

Shadowboxing e Backbone sono le uniche canzoni dove la componente dark in parte si affievolisce contribuendo a rendere meno plumbeo il tutto. Pazzeschi i sei minuti di DyrhOlaey, dove gli scenari sonori cambiano in continuazione. Sono aperti da chitarre distorte e suoni da giorno del giudizio che, mancanza del violino a parte, rimandano alla grande Carla Bozulich e al suo progetto Evangelista per passare a voci celestiali ed a un screenshot_09finale elettronico di grande effetto. Stupende A kind of fire e  Birthmark che nella semplicità della loro struttura sono la perfetta dimostrazione di cosa si può fare solo con una voce (suadente) ed una chitarra distorta. Menzione doverosa per la chiusura del disco affidata alla lunare Event horizon, una long track di nove minuti con il reading del grande Marc Ribot, che si intreccia con Dagger Moth che ci regala una breve ma intensa prestazione vocale e un finale chitarristico da brividi. Una sorta di nuova odissea nello spazio. Fra i collaboratori coinvolti nel disco da segnalare Franco Naddei e l'onnipresente Antonio Gramentieri dei Sacri Cuori, uno dei musicisti più preparati e richiesti in ambito non solo italiano. Sara Ardizzoni con la sua ammaliante creatura Dagger Moth dimostra che col minimo impiego possibile di strumentazione ma con tanto talento da vendere si realizzano dischi di levatura internazionale come questo Silk around the marrow, uno degli album più riusciti di questo 2016.

 

Voto: 8/10
Ricardo Martillos

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