SLEEP + STORM OF LIGHT 16 maggio 2012 , Circolo Degli Artisti, Roma
ll concerto degli Sleep a Roma è uno di quegli eventi a cui è impossibile rinunciare. Dopo la reunion avvenuta nel 2009, la band californiana ha intrapreso un lungo tour per promuovere la riedizione di “Dopesmoker”, monolite granitico del 2003, ristampato proprio quest’anno dalla Southern Lord ed acclamato dalla critica come uno dei vertici del doom metal di sempre. Ritroviamo Al Cisneros a distanza di pochi mesi dal concerto romano degli OM, progetto parallelo nato nel 2003 sulle ceneri degli Sleep e legato a sonorità più mistiche e ascetiche.
Aprono gli Storm of Light, band post metal dalle influenze doom, proveniente da Brooklyn. Appena il tempo di salire sul palco e gli Storm of Light scaricano sul pubblico un’ondata sonora di rara potenza, caratterizzata da forme cupe ed oscure, che ricordano il lato più psichedelico e apocalittico dei Neurosis. Durante i 45 minuti di concerto, il chitarrista Josh Graham e il bassista Domenic Seita costruiscono un muro sonoro pesantissimo, che il pubblico dimostra decisamente di apprezzare. Tra le cose da ammirare c’è sicuramente anche la bellezza della chitarrista Andrea Black, ex Howl, che sfoggia una maglietta dei Eyehategod, tanto per farci capire di che pasta sia fatta.
Arriva anche il momento degli Sleep. Al Cisneros al basso, Matt Pike alla chitarra e Jason Roeder alla batteria, aprono il concerto con Dopesmoker, monolite dalla genesi travagliata, attraverso il quale la band cercò di esplorare il lato più irrazionale e mistico della psiche umana. Dopesmoker cresce con una lentezza estenuante, sviluppandosi lungo percorsi semplici, pesanti ed interminabili. Al Cisneros rivolge spesso lo sguardo al cielo, quasi a cercare una sorta di ispirazione ascetica, mentre Pike maltratta la chitarra con un’energia decisamente più terrena. Il concerto prosegue nella sua lenta persistenza, sino al momento in cui Cisneros & Pike decidono di passare a sonorità più sabbathiane, suonando Holy Mountain e successivamente la celeberrima Dragonaut.
Il pubblico inizia a ballare fragorosamente e qualche scalmanato decide di volteggiare sulle nostre teste. C’è ancora tempo per celebrare “Sleep’s Holy Mountain”, con la lisergica Aquarian e la granitica From Beyond. Il concerto si chiude con le note finali di quel Dopesmoker da cui tutto aveva avuto inizio. Un concerto devastante che ha mostrato come gli Sleep siano ancora una grande band nel pieno della forma. Un evento davvero indimenticabile per chi ha avuto la fortuna di viverlo.