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28 Novembre 2018 , ,

Chris Cacavas – Steve Wynn, Graziano Romani 18 Novembre 2018, Le Mura Club, Roma


Wynn_CacavasminiDavvero entusiasmante, oltre ogni retorica, la serata che hanno avuto la fortuna di vivere coloro che sono accorsi per ascoltare due esponenti storici del Paisley Underground californiano, Steve Wynn e Chris Cacavas. Lo storico locale Le Mura di Roma, gremito come di rado può avvenire, ha accolto tutti in modo molto accogliente. La finalità era presentare due novità discografiche della Route61 Music, l'etichetta nata nel 2010, curata dal giornalista, scrittore e addetti ai lavori RAI Ermanno Labianca.

 

Le due novità della Route61 Music: Graziano Romani

Due nuove produzioni che ce la raccontano al meglio. La prima con la firma ormai storica per l’etichetta di Graziano Romani (ex Rocking Chairs) e l’altra con un live di Chris Cavavas registrato allo Spaziomusica di Pavia il 30 marzo del 2013, entrambe nello stile cacavas wynn roma 3dd0e2f9-fbcb-437e-adda-25a9c5b92245 (3)ormai inconfondibile di questa piccola grande etichetta indipendente, italiana sì ma da subito internazionale, catalizzando artisti anche dal nord Europa e dagli Stati Uniti. Un effetto domino cui ha contribuito anche Graziano Romani con quei duetti che sono riproposti anche in “A ruota libera – Freewheeling”, il nuovo disco (in duplice veste vinile e digitale, LP o CD) con brani metà in italiano, metà in inglese. I cinque brani in italiano, di cui uno in realtà nel dialetto di Reggio Emilia con i conterranei Lassociazione, sono un vero e proprio excursus nel rock italiano, dagli anni ’80, da Ritmo Tribale a Cisco dei Modena City Ramblers, sino ai più recenti Lowlands e al violinista sardo Michele Gazich, già accompagnatore del folksinger statunitense Eric Andersen.

 

Insieme ai Gang, che come lui hanno coperto tutto il periodo di tempo, dagli esordi punk in inglese alla svolta folk in italiano degli anni ’90, Graziano Romani propone Paz, il loro omaggio ad una icona della stagione bolognese del ’77, Andrea Pazienza. E quasi a voler suggellare questo rapporto tra rock e fumetto arricchisce l’album con una “striscia” per 19129_CDzagor_aogni brano, un altro parallelo, straordinario, excursus nella storia del fumetto italiano, da Zagor e Il Monello ai giorni nostri, con dieci protagonisti di cui si riporta anche una breve ma efficace biografia. Sono Lola Airaghi, Giuseppe Camuncoli, Fabio Civitelli, Luca Enoch, Stefano Landini, Mauro Laurenti, Alessandro Piccinelli, Maurizio Rosenzweig, Gianni Sedioli & Marco Verni e Giuseppe Zironi. Siglato in copertina come “The Duet Album” vi ritroviamo nuove partecipazioni internazionali per gli altri cinque brani in inglese. Andy White, un poeta cantautore di Belfast con cui reinterpreta il brano storico dei Dubliners Molly Malone, e Carolyne Mas e Mark Johnson con cui reinterpreta la sua The Most Crucial Enemy, dall’album “Confessions Boulevard”. Ed è dallo stesso album che è tratta Last Moonshine, eseguita insieme ai Cheap Wine. Nata negli anni ’90 questa band trova ispirazione per il suo nome proprio in un brano dei Green on Red, il gruppo con cui esordisce l’altro protagonista della serata, Chris Cacavas. E questo non è l’unico filo che riannoda la matassa tra i due album.

 

L’approdo italiano di Chris Cacavas

cacavas wynn roma 3dd0e2f9-fbcb-437e-adda-25a9c5b92245 (4)L’altro filo, che ci riporta al disco di Graziano Romani, sono i Lowlands di Edward Abbiati con cui Chris Cacavas aveva collaborato nel 2006 per l’incisione del loro album di esordio “The Last Call”, che ottenne una grande fortuna negli USA e vedeva oltre a Chris Cacavas altri musicisti americani come James Cruickshank, Mike Brenner e Richard Hunter. Questi ultimi due tornano anche nel CD uscito nel 2014 per l’etichetta AppaloosaMe And The Devil”, con dieci brani incisi in cinque giorni da Chris Cacavas e Edward Abbiati in un fienile fuori da Pavia. L’occasione era nata proprio da quel concerto tenuto a Pavia nel 2013 e pensato appositamente per un album live tutto acustico, da songwriter che esegue e canta i propri brani tra chitarra e tastiera con una crudezza melanconica che lo fa spesso accostare a Neil Young. “An acoustic evening... Live in Italy” ripercorre da solo tutta la sua carriera successiva alla stagione della band di esordio, cui era stato il tastierista, i Green on Red, nati a Tucson, in Arizona, nel ’77, poi approdati a Los Angeles nel 1980 per partecipare all’esplosione del Paisley Underground.

 

Chris Cacavas ama ricordare i suoi primi arrivi in Italia proprio con la band californiana, ma è dal 1988, lasciati ormai i Green on Red, che imbraccia la chitarra e inizia la carriera da solista facendosi accompagnare dai Junk Yard Love (come Neil Young con i Crazy mdeHorse). E come Neil Young, lo si ama ancora di più quando mette in nota in solitudine le sue canzoni, in un rapporto intimo con il suo pubblico. Nella discografia di Chris Cacavas questo album live (il secondo dopo “Live at the Laboratorium” per la Blue Rose) assume per questa ragione un valore molto particolare e significativo, immancabile per i suoi ammiratori. Si va dagli esordi con Driving Misery e Truth al brano che dava il titolo al terzo album “Pale Blonde Hell”, sino agli anni ’90 con Bellyfull of bullets e Anonymous. Trasferitosi dal 2002 in Germania di questa nuova stagione europea propone California, Uncomplicated e The stage, queste ultime dall’album che proprio nella data pavese veniva a presentare, “Love's been discontinued”. Dello stesso disco è anche il brano di apertura Tell me everything, ormai un suo cavallo di battaglia. Ben 18 brani in tutto con un’unica cover, a sfidare la chitarra di Ry Cooder, Lipstick sunset di John Hiatt.

 

Il concerto: i cazzotti nel cielo con Steve Wynn

Non molto lontano da questo clima intimo e raccolto è l’inizio della serata live a Le Mura di Roma. Sale per primo sul palco Chris Cacavas, prima accarezzando la tastiera con brani suggestivi come The Burden e California (Into The Ocean) e poi imbracciando una mdechitarra mal accordata per proporre con verità da folksinger una dura Tell me everything. Riaccordata in un lampo la chitarra, chiude questo breve assaggio iniziale con Pale, Blonde, Hell e Who’s your whore  (anche questa da “Love’s been discontinued”) per uscire di scena e lasciare il posto a Steve Wynn, anche lui inizialmente da solo, alla chitarra. Esordisce con The Actress, un brano del 1990 per poi passare con ritmo e gioia disincantata a Tuesday (dal suo album in studio “Dazzling Display”). Ringraziato il pubblico, chiama in scena il violinista degli Afterhours Rodrigo D’Erasmo per attaccare, entrambi impetuosi, con uno dei suoi ultimi capolavori Punching Holes in the Sky (del 2008, in “Crossing Dragon Bridge”) e, senza sosta, regalare al pubblico The Days of Wine and Roses, uno degli inni del Paisley Underground, reinterpretata in un duetto spasmodico tra chitarra e violino. Si chiude così una lunga introduzione che vede ritornare sul palco Chris Cacavas. I pugni al cielo li suoneranno insieme (nella maglietta del tour i due hanno le sembianze di orsi che si fronteggiano con guantoni da pugile). Rodrigo D’Erasmo, loro collaboratore da tempo, darà un carattere unico al concerto.

 

Un tour, quello di Chris Cacavas e Steve Wynn, che fa da interludio per una attesa nuova uscita discografica dei nuovi Dream Syndacate, la band storica di Steve Wynn che con i  Green on Red si erano contesi la scena di Los Angeles dal 1981 in poi. Tornati con una nuova formazione che vede Chris Cacavas alle tastiere e come seconda voce, la band ci cacavas wynnha già regalato nel 2017 l’ottimo “How did I find myself here”. Ed è da questo album che, appena rientrato Chris Cacavas, viene proposta la psichedelica e disillusa Glide, in cui dichiarano nettamente di non sapere se saliranno, ma di certo non vogliono scendere e ripercorrere strade già percorse. Nessuna nostalgia e nessun rimpianto, nemmeno nel riproporre, dopo Bring the magic (sempre da “Crossing Dragon Bridge”, l’album registrato a Lubiana), brani invece più vecchi quali Burn, dal secondo album del 1984 “Medicine Show”. I brani più datati sono alternati a quelli più recenti e non c’è soluzione di continuità per chi non li conosca. Il tono si alleggerisce sapientemente con Manhattan Fault Line (ancora da “Crossing Dragon Bridge”) e Carolyn (da “Kerosene Man”, il primo album solista,del 1990) tranne poi diventare impetuoso con Boston (da “Out of the Grey”, il terzo album The Dream Syndicate del 1986) e una stratosferica Amphetamine (dall’album del 2003 “Static Transmission”) per lasciare il pubblico con una buona carica di adrenalina. Nemmeno il tempo di scendere dal palco e vi risalgono per il bis. Il pubblico chiede a gran voce Whatever you please (da “Ghost Stories” quarto album nel 1988 dei Dream Syndicate) e poi si torna all’ultimo album con la title-track How did I find myself here.

 

davPotrebbe essere tutto finito, ma Steve Wynn vuole fare miracoli e scende dal palco con Chris Cacavas e Rodrigo D’Erasmo, lui alla chitarra acustica e gli altri due rispettivamente armonica e violino, per una scanzonata ballata dark There will come a day (“Here come the miracles”,  2001) con cui si congedano allegramente circondati dal pubblico in un clima di grande comunità. Un clima di entusiasmo e familiarità che li ha visti intrattenersi con il pubblico condividendo con i presenti Negroni sbagliati e una frugale cena prima del concerto, ma senza disdegnare, a seguire, anche una partita a calcetto balilla.

 

 

Ad introdurre prima l’incontro e poi il live è stato Ermanno Labianca che oltre alle produzioni cura anche lo scouting per la casa discografica. Insieme ai dischi e ai soliti mdegadget ha voluto sottolineare la pubblicazione di un libro edito dallo stesso Steve Wynn, “Complete Lyrics 1982-2017”, con tutti i testi delle sue canzoni, arricchiti da una introduzione autobiografica e un commento per ogni album. Un progetto ambizioso coltivato insieme all’attore Paul Gleason (il cattivo funzionario nell’irresistibile commedia di John Landis “Una poltrona per due”), suo amico particolare. Morto nel 2006 il lavoro era rimasto nel cassetto per oltre dieci anni prima che Steve Wynn lo completasse e portasse alle stampe. Ben 433 pagine redatte con cura, che il pubblico ha potuto sfogliare e comprare.

 

Macchina del tempo con ritorno al futuro, dal 1981

A ben guardare, nel 1981 in California esordivano i Dream Syndicate e in Italia debuttavano i Rocking Chairs di Graziano Romani (il primo disco della band è del 1987, il primo da solista di Romani del 1993). Ermanno Labianca deve avere caricato la macchina del tempo con la lancetta sul quell’anno per questo “ritorno al futuro” organizzato dalla Route61 Music. Un’operazione non nuova per la casa discografica. A cacavas wynn roma 3dd0e2f9-fbcb-437e-adda-25a9c5b92245ricordarlo è lo stesso Steve Wynn che per l’etichetta aveva partecipato ad un album tributo a Crosby, Still, Nash & Young. Lui nell’occasione aveva scelto Triad di David Crosby e ci ha raccontato che l’aveva incisa in un fumoso locale da street food di New York, la città dove vive, impostando tutte le tracce con una semplice App, Garage Band, poi tornando a casa e incidendo e sovrapponendo le tracce vocali.

 

Per Graziano Romani, invece, il ritorno al futuro è poter riprendere il suo repertorio con una libertà espressiva che prima, per logiche editoriali, non gli era consentita. Ne ha dato prova nel chiudere la serata con un bel concerto acustico, da solo, in cui ha presentato il nuovo “A ruota libera – Freewheeling”. Al termine però ci ha lasciato con un cavallo di battaglia dei Rocking Chairs, l’incalzante No Sad Goodbyes, dall’album omonimo del 1990. 

 

Angelo Amoroso D'Aragona

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