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10 Febbraio 2012 , ,

Peter Aaron - The Chrome Cranks ll sangue non mente – Italian/English Version


INTRO

 

L'ultimo album in studio degli splendidi punk blues-noisers newyorkesi Chrome Cranks, "Love In Exile",  risaliva al 1996 (Pcp): dopo c'era stato il superbo "Live In Exile" (Konkurrel, 1997), e due grandi, assolutamente imperdibili compilation, "Diabolical Boogie, Singles, Demos, & Rarities"  (Alp, 2007), "Murder Of Time: 1993-1996"  (2009, Bang! Records). Il periodo di incubazione del nuovo lavoro in studio, "Ain't No Lies In Blood" (in uscita ufficialmente il 26 Gennaio 2012, per Thick Syrup Records su cd, per Bang! Records su vinile) é durato quindi ben quindici anni, ma  é valsa decisamente la pena attendere tanto: nove brani che mantenendo intatto il sound arrogante e saturo che ha caratterizzato i Chrome Cranks sin dagli esordi - si sono formati in Ohio nel 1988, sono sulla breccia da ventitre anni - introducono nuove sbalorditive e fresche soluzioni compositive, ribadendo una personalità artistica che aveva ed ha ben pochi rivali, in territorio americano quanto internazionale. Ma lasciamo la parola, per tutti i particolari del caso,  a  Peter Aaron, front-man, lead vocal e lyricist da sempre del quartetto, che avevo intervistato già  per Distorsioni nel 2007 in occasione della release di "Diabolical Boogie", disponibilissimo oggi come quattro anni fa.

 

L'INTERVISTA

 

Pasquale ‘Wally’ Boffoli (DISTORSIONI) Ciao Peter come stai, è da un po’ che non ci sentiamo. Trovo che “Ain’t no Lies In Blood”,   il nuovo album dei Chrome Cranks sia davvero notevole! Lover Of The Bayou (Roger McGuinn/Byrds) e Black Garage Door (The Libertines) sono le uniche due cover presenti? Come mai avete deciso di farle? E' stata una tua decisione o l'hai presa insieme a Jerry (Teel), Bob (Bert) e William (Weber)? E’ un pò  strana la scelta di coverizzare i Byrds!

Peter Aaron (Chrome Cranks) - In realtà ci sono tre cover nell’album: le due che tu hai indicato e 50s French Movie, che è stata scritta da Chip Taylor (autore di Wild Thing, Angel of the Morning e molte altre), e incisa per la prima volta da Carrie Rodriguez. Non sono scelte strane per noi. Amiamo tutti i Byrds (uno dei miei gruppi preferiti), così quando ho chiesto agli altri se sarebbe loro piaciuto fare Lover of the Bayou si sono subito appassionati. I Libertines di Black Garage Door non sono il gruppo inglese (Pete Doherty ecc.) ma una band statunitense di Cincinnati, la città natale mia e di William Weber. Una grande band di “paisley underground” degli anni '80 che ha significato molto per entrambi. A dire il vero il bassista dei Libertines, Randy Cheek, ha suonato in alcuni dei primi pezzi dei Chrome Cranks (Come in and Come on, Some Kinda Crime  ecc.) e quindi il cerchio si chiude. L'idea di fare questi pezzi è venuta da me,  ma la motivazione è stata soprattutto che sapevo che erano adatte a noi e che agli altri ragazzi sarebbero piaciuti e quindi li avrebbero suonati bene – cosa che sicuramente hanno fatto!

 

Vorrei conoscere il percorso e le nuove idee musicali e artistiche di Peter Aaron e dei Chrome Cranks nel corso dei quindici anni passati dall'ultimo album in studio “Love In Exile” a   “Ain’t No Lies In Blood” e il nuovo materiale in studio

Sono sempre stato molto interessato alla musica, e negli ultimi 15 anni sono diventato ancora di più uno studente di musica. Continuo ad assorbire e ad essere ispirato da un sacco di bella musica che probabilmente non avrei potuto ascoltare se i Cranks non si fossero sciolti nel 1998 e se io fossi rimasto nella bolla della scena musicale di nicchia con la quale eravamo associati. Quindi direi che il tempo trascorso è stato positivo in questo senso. Anche se “Love in Exile” conteneva alcuni dei nostri (ha ha!) “successi” - Hot Blonde Cocktail, Lost Time Blues - so che in gran parte era un po' troppo sperimentale per alcuni dei nostri fans, che avrebbero voluto che ripetessimo quello che avevamo fatto nei nostri primi album. Guardando indietro, ci sono cose che avrei fatto in modo diverso (soprattutto con il processo di registrazione), ma sono ancora molto contento della sfida che quel disco ha rappresentato per noi. Con “Ain't No Lies in Blood” sentivo che era importante per noi fare un disco incisivo, pulito, non banale - in parte per dimostrare che potevamo ancora farlo, ma soprattutto perché non sento di nessun altro che lo sta facendo al giorno oggi. Ci sono eccezioni, ovviamente, ma il rock puro sembra un'arte dimenticata.

 

Peter, sei ancora un giornalista come l'ultima volta che ho parlato con te nel 2007, ai tempi dell'uscita di “Diabolical Boogie”?

Sì., sono il curatore della sezione musica di una rivista di arte, cultura e politica del nord dello stato di New York: il magazine si chiama Chronogram, io ne sono l’editor musicale dal 2006. Scrivo anche per altre pubblicazioni e  per clienti privati. Per me la scrittura è l'equivalente della musica, un altro modo di esprimere molte delle stesse cose.

 

Peter, ricordo che ami il free jazz. Che cosa ascolti adesso? I tuoi gusti musicali hanno influenzato le canzoni di “Ain't No Lies In Blood”?

Sì, sono davvero un grande amante del free jazz. Ma non direi che il free jazz sia stata un'influenza diretta in “Ain't No Lies in Blood” – forse lo spirito incontaminato della musica c'è da qualche parte, ma di certo non é lo stile. Le mie radici sono nell'hardcore punk e quando stavo scrivendo alcune delle canzoni del nuovo album attraversavo un periodo di ritorno a quella musica: Black Flag, Minor Threat, Negative Approach, Bad Brains, etc. Così secondo me questa influenza si sente molto nell’album.

 

Cosa ne pensi dell'attuale panorama del rock in America e quali gruppi ti piacciono?

Non sono proprio “rock” ma tra gli altri musicisti statunitensi che ammiro includo i Black Angels, Eilen Jewell, Wooden Shiips, The Oh Sees, Crystal Stilts, Tin Hat Trio, Sharon Jones & the Dap Kings, Clockwork Mercury, Dead Meadow, WovenHand, Alexander Turnquist, e la Stumblebum Brass Band. Ho scoperto da poco i Coathangers, un gruppo di ispirazione No Wave veramente figo di Atlanta – grandi! E il riemergere degli Swans è splendido e ispirato; l'album dell'anno scorso, My Father Will Guide me Up a Rope to the Sky è incredibile. Michael Gira mi ha suonato un abbozzo dei pezzi del nuovo album che sembra ancora più bello. Poi ho anche un nuovo progetto chiamato Avondale Airforce (album di debutto su etichetta Beast and Thick Syrup previsto per marzo) con Stanton Warren dei Venture Lift, un'altra band eccellente che la gente dovrebbe scoprire.

 

Che genere di musica suoni  nell’altro tuo progetto Avondale Airforce?

Avondale Airforce e' un duo che ho formato con Stanton Warren (del gruppo Venture Lift) in 2009. Ci sono delle cose che ci accomunano con il mio stile di suonare, ma e' molto diverso dai Chrome Cranks. La musica degli Avondale Airforce e' prettamente in stile psychedelico/sperimentale. Abbiamo delle canzoni free (a briglia sciolta) dove facciamo delle jam, e utilizziamo delle drum machines, dei loops ed un sacco di effetti "spaziali" di chitarre. Mi diverto un sacco perche' faccio qualcosa di nuovo e riesco ad esplorare  vie musicali molto diverse da quelle dei Chrome Cranks. Con Stanton lavoriamo molto bene, in vari modi interessanti e sorprendenti. E' il tipo di gruppo che funziona molto bene sia a dei concerti rock che di musica sperimentale.

 

Puoi spiegarmi come è nata la collaborazione con Michael Gira che ha portato alla sua realizzazione della copertina di "Ain’t No Lies In Blood"?

Con Michael viviamo vicini e siamo diventati buoni amici negli ultimi anni. Naturalmente sono sempre stato un grande fan della musica di Michael con gli Swans e gli Angel of Lights, ma non conoscevo l'altro suo talento di artista finche' non vidi "I am not Insane", il portfolio di stampe dei suoi disegni ad edizione limitata che offre via il suo sito internet Young God Records. I disegni mi hanno veramente lasciato a bocca aperta, cosi' viscerali, e sì, mi dispiace dirlo, meravigliosamente malati ("insane"). Ho subito sentito che lo stile dei suoi disegni si combinava perfettamente con la musica del nostro nuovo album. Gli chiesi se voleva disegnare la nostra copertina e mi rispose di sì. Il gruppo e' stato veramente colpito del risultato, ci piace davvero moltissimo.

 

Di cosa parlano i testi di di  “Ain't No Lies In Blood”?

Di solito preferisco non parlare dei miei testi. Ma dirò solo che alcuni sono ispirati direttamente alle mie esperienze personali e alcuni sono più impressionistici, più legati all'immaginario delle parole.

 

Mi parli del nuovo tributo ai Chrome Cranks?

E' una cosa avviata da Sebastien Bueb, un fan francese. E' davvero surreale ed è un grande onore che Sebastien sia stato così motivato da intraprendere questo progetto e che così tanti gruppi abbiano accettato di essere coinvolti. Non posso dire chi sono fino a che le cose non saranno definite con certezza ma ci sono dei grossi nomi a bordo. La nostra speranza è che i gruppi provino a fare i pezzi in modo diverso e ci aggiungano il loro tocco invece che cercare di suonare come i Chrome Cranks. Il titolo dell'album tributo è “Collision Blues” (c'è una pagina Facebook a riguardo) e l'obiettivo è completare il tutto e poi spedirlo alle etichette. I gruppi interessati a contribuire possono contattare Sebastien su Facebook.

 

Ti senti un sopravvissuto dell'ondata noise-blues americana degli anni 90?

Ha ha ha, penso di sì. Sono ancora qua, a fare musica, cosa che non ero sicuro che avrei fatto di nuovo dopo lo scioglimento del gruppo nel 1998. Ma non siamo certo dei sopravvissuti nel successo finanziario: non mi piace distruggere i sogni di nessuno ma si fanno davvero pochi soldi con il noise-blues, come lo chiami tu.

 

Quali brani di "Ain’t no Lies In Blood"  pensi siano più riusciti?

Intendi di quale brano sono più soddisfatto? Se è questo, è difficile da dire. A differenza del primo album o di “Dead Cool”, vedo questo album come un lavoro completo, è una specie di come io vedo “Love in Exile”. Direi, comunque, che finora il “grande successo” per me e gli altri ragazzi è Rubber Rat. Siamo davvero soddisfatti di quella.

 

 Il futuro dei Chrome Cranks?

Anche questo è difficile da dire, poiché viviamo distanti e alcuni di noi hanno famiglie, ecc. Ma speriamo di fare qualche concerto in alcuni festival in Europa quest'anno (i promoter interessati possono contattare la nostra agenzia d'ingaggio, IBD). Inoltre, ho qualche nuovo pezzo che sto componendo. Quindi chi lo sa, magari a un certo punto faremo un altro disco. A questo punto della mia vita e della mia carriera musicale ho imparato almeno una cosa: non posso sapere cosa mi porterà il futuro.

 

                                                        Traduzione di Myriam Bardino e Rossana Morriello                                                                                   

 

Photo n°.1 by PAULINE TEEL PHOTOGRAPHY 2009

Photo n°.2 e 3 by  Keith Marlowe 

 

 

Interview with Peter Aaron, Chrome Cranks 

 

The last studio album of beautiful blues-punk New Yorkers noisers Chrome  Cranks, "Love In Exile" , dating back to 1996 (PCP): Once there was the superb "Live In Exile" (Konkurrel, 1997), and two large, compilation not to be missed, "Diabolical Boogie, Singles, Demos & Rarities" (Alp, 2007), "Murder Of Time: 1993-1996" (2009, Bang! Records). The incubation period of the new studio album, "Is not No Lies In Blood" (to be released officially January 26, 2012) is therefore lasted fifteen years, but it is worth definitely worth waiting time: nine songs while keeping intact the arrogant and saturated sound that characterized the Chrome Cranks from the beginning - were formed in Ohio in 1988, the gap of twenty-three years - introduce new solutions and fresh stunning composition, reiterating that he had an artistic personality and has few rivals in American territory and internationally. But let the word, for all the details of the case, Peter Aaron , front man, lead vocals and lyricist has always been the quartet, I had already interviewed for Distortions in 2007 on the occasion of the release "Diabolical Boogie", today as disponibilissimo four years ago.

 

Pasquale ‘Wally’ Boffoli (DISTORSIONI) - Hello Peter, how are you? "Ain’t no Lies In Blood"  is really great stuff! Are Lover of the Bayou (Roger McGuin/Byrds) and Black Garage Door  (The Libertines) the only two covers of the new album? Why did you choose to record them? Dig you record them alone or with Jerry, Bob and William? It’ s strange this choice of Byrds!

Peter Aaron (Chrome Cranks)Actually, there are three covers: those two and  50s French Movie,  which was written by Chip Taylor (composer of  Wild Thing, Angel of the Morning,  and many others), first recorded by Carrie Rodriguez. They’re not strange choices to us. We all love the Byrds (one of my favorite bands), so when I asked the others if they’d like to  Lover of the Bayou  they were really into it. The Libertines who did  Black Garage Door  is NOT the British band (Pete Doherty, etc.), but, rather, a US band from my and William’s hometown, Cincinnati, Ohio. A great “paisley underground” band from the 1980s that meant a lot to both of us. Actually, the Libertines bassist, Randy Cheek, played on some of the early Chrome Cranks tracks (Come in and Come on, Some Kinda Crime,  etc.), so it’s all sort of full circle. The idea to do these songs came from me, but a big part of why I wanted to do them was because I knew they’d fit us well, that the other guys would also like the songs and do a great job playing them—which they certainly did!

 

What do you think has changed in the way you compose and record in these fifteen years, from “Love In Exile” to  “Aint’ No Lies in Blood”?

I’ve always been very interested in music, and over the last 15 years I’ve become much more of a student of music. I continue to absorb and be inspired by a lot of great music that I might not have heard if the Cranks hadn’t broken up in 1998, and I had remained in the niche music-scene bubble we were associated with. So the time away has been good in that way, I feel. Although “Love in Exile “had some of our (haha) “hits” on it— Hot Blonde Cocktail, Lost Time Blues —I know that much of it was perhaps a bit too experimental for some of our fans, who wanted us to repeat what we did on our earlier albums. Looking back, there are things I would do differently (mostly with the recording process), but I’m still very glad we challenged ourselves on that record. With  “Ain’t No Lies in Blood”, I felt like it was important for us to make a hard-hitting, stripped-down, no-bullshit record—partially to show that we could still do it, but mostly because I really don’t hear anyone else doing it these days. There are exceptions, of course, but all-out rocking seems to be a forgotten art.

 

Are you still a journalist, as you were last time we spoke in 2007, at the time of  “Diabolical Boogie” release? 

Yes, I’m the music editor from 2006 of an arts and culture magazine in Upstate New York, Chronogram. I write for other publications and private clients as well. For me writing is the equivalent of music, another way to express many of the same things.

 

I remember that  you are fond of free jazz? What are you listening nowadays? Have your musical taste influenced  the songs of  “Ain’t No Lies In Blood”?

Yes, I am indeed a major free jazz head. But I wouldn’t say that free jazz was really a direct influence on  “Ain’t No Lies in Blood”—perhaps the uncompromising spirit of the music is in there somewhere, but certainly not the style. My roots are in hardcore punk, and when I was writing some of the songs on the new album I was going through a period of reconnecting with that music: Black Flag, Minor Threat, Negative Approach, Bad Brains, etc. So to me that influence is very much there.

 

What do you think of the American rock scene today? Which bands do you like?

They’re not all “rock”,  per se, but some other US acts I admire include the Black Angels, Eilen Jewell, Wooden Shjips, Thee Oh Sees, Crystal Stilts, Tin Hat Trio, Sharon Jones & the Dap Kings, Clockwork Mercury, Dead Meadow, WovenHand, Alexander Turnquist, and the Stumblebum Brass Band. I recently discovered the Coathangers, a very cool, No Wave-inspired group from Atlanta—great! And the re-emergence of Swans has both awesome and inspiring; last year’s album, “Your Father Will Guide You up a Rope to the Sky”, is incredible. Michael Gira has played me some rough mixes of the next album, which sounds even greater. Also, I have a newer project called Avondale Airforce (debut album out on Beast and Thick Syrup labels in March) with Stanton Warren of Venture Lift, another excellent band people should check out.

 

What is going on with your side project: Avondal Aiforce Peter?

Avondale Airforce is a duo I formed with Stanton Warren (of the band Venture Lift) in 2009. There are some common things about my style of playing, but it's very different than the Chrome Cranks. The music of Avondale Airforce is very much a psychedelic/experimental style. We have looser songs that we jam a lot on, and we use a drum machine, sample loops, lots of spacy guitar effects, etc. I really enjoy it, because I get to do something new to me and I get to "stretch out" in ways that are very different than the Cranks. Stanton and I work very well together, we play off each other in very interesting and surprising ways. It's the kind of band that works well at rock shows and at experimental shows as well

 

How did you work with Michael Gira for the cover of the new album?

Michael and I live close to each other and have gotten to be very good friends in the last few years. Of course I've been a big fan of Michael's music with Swans and Angels of Light for a long time, but I hadn't known about his other talent as a an artist until I saw "I Am Not Insane," the limited-edition portfolio of prints of drawings he is offering through his Young God Records website. The drawings really blew me away, so visceral and, yes, I'm afraid I must say, wonderfully INSANE. Right away, I felt that his drawing style was a perfect match for the music on the new album. I asked if he would like to do the cover art, and he said yes. The band is really overjoyed with the results, we totally love it... 

 

What the lyrics of "Ain’t No Lies Blood" are about?

I generally prefer not to discuss my lyrics. But I’ll say that some of them are directly inspired from personal experiences, and some are more impressionistic, more about the imagery of the words.

 

What could you tell me about the new Chrome Cranks tribute?

That’s something that was started by Sebastien Bueb, a French fan. It’s very surreal and a big honor that Sebastien was so motivated to undertake this project, and that so many bands want to be involved. I shouldn’t say who until things are finalized, but there are some big names on board. Our hope is that bands will try to do the songs differently and add their own twist, rather than just trying to sound like the Chrome Cranks. The title of the tribute album is “Collision Blues” (there is a Facebook page), and the aim is to compile everything and then shop it to labels. Bands interested in contributing should contact Sebastien on Facebook.

 

Do you feel a rock survivors of   the ’90s  American noise-blues wave?

Ha ha, I guess so. I’m still here, making music, which I wasn’t sure I’d ever do again after the band broke up in 1998. But we’re certainly not survivors in the financial success: I hate to crush anyone’s dreams, but there’s very little money to be made in noise-blues, as you call it.

 

Which song of  A.N.L.I.B  do you think is more achieved?

Do you mean which one song I’m most happy with? If so, it’s hard to say. Unlike with the first album or “Dead Cool”, I see this album is one complete work, which is kind of how I see  “Love in Exile".  I will say, however, that so far the “big hit” for me and the other guys is Rubber Rat. We’re really happy with that one.

 

How look the future of Chrome Cranks?

Also hard to say, since we live far apart and some of us have families, etc. But we’re hoping to do some festival shows in Europe this year (interested promoters should contact our booking agency, IBD). Also, I have some new songs kicking around. So who knows, maybe we’ll even make another record at some point. At this point in my life and musical career I’ve learned at least one thing: I can’t say what the future will bring.

 

Pasquale Wally Boffoli
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