Van Morrison THE PROPHET SPEAKS
[Uscita: 07/12/2018]
Irlanda #consigliatodadistorsioni
Due anni fa, quando l’ottimo “You Keep Me Singing” ci restituiva un Van Morrison in gran forma, nessuno poteva prevedere che il successore, “Roll With The Punches”, che lo seguiva dopo 51 settimane esatte, sarebbe stato il primo di ben quattro-album-quattro nel giro di soli 14 mesi. E allora, togliamoci subito il dente: se il nostro avesse pubblicato un unico disco costituito dai nuovi brani che ha sparso in questi recenti capitoli, infarciti di riletture e cover, probabilmente saremmo di fronte ad un nuovo gioiello all’interno di una discografia di consistenza notevole, essendo l’attuale il quarantesimo episodio registrato in studio, considerando i cinque cointestati ad altri collaboratori, compreso l’immediato predecessore che lo vedeva in compagnia di Joey DeFrancesco, organista, pianista, vocalist e trombettista di scuola jazz che ha fatto seguito a Georgie Fame e Paul Moran nella lunga teoria di innamoramenti musicali (soprattutto riguardo ai tastieristi) cui Morrison è da sempre soggetto. Nonostante la mancata citazione nell’intestazione, il “giovane” (classe 1971) italo americano è nuovamente al fianco dell’irlandese con la sua band (oltre a DeFrancesco, abbiamo Troy Roberts al basso acustico e al sax, sia tenore che soprano, e la chitarra di Dan Wilson, mentre alla batteria siede Michael Ode e ai cori ritroviamo l’ormai costante presenza di Shana Morrison, la figlia maggiore).
L’ambiente sonoro è quello ormai canonizzato nei tre album precedenti, un jazz-blues di stampo classico che si tinge di soul quando vengono affrontate le nuove, ottime canzoni vergate dal leader. Ed è qui il punto: nonostante le riletture di classici altrui (o, come negli episodi precedenti, di qualche perla più o meno nascosta del proprio catalogo) siano comunque piacevoli, non si può nascondere quanto siano anche scolastiche, non tanto nella scelta quanto nella riproposizione, il che rende la formula piuttosto prevedibile, togliendo un po’ di spontaneità a “The Prophet Speaks”. Le cover spaziano da classici di Solomon Burke (Got To Get You Off My Mind), Willie Dixon (I Love The Life That I Live), John Lee Hooker (Dimples), una bellissima resa di Laughin’ And Clownin’ (Sam Cooke), per citarne solo alcune. Ma sono i sei brani nuovi che vi sono contenuti ad essere eccellenti, alcuni (l’up tempo soul di Got To Go Where The Love Is, la lenta, jazzata No Ain’t Gonna Moan More, la straordinaria Spirit Will Provide, degna di entrare direttamente nel novero delle grandi ballad morrisoniane) tra i migliori composti da Van The Man da lungo tempo a questa parte. Insomma, un buon album, anche se quello che latita da decenni nelle produzioni del rosso di Belfast (ormai giunto alle 73 primavere) è quella miscela di folk irlandese e soul che la title track, posta in chiusura, pare quasi annunciare in via di ritorno, essendone un’ottima espressione: ci contiamo, Van.
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