Van Morrison BORN TO SING: NO PLAN B
[Uscita: 2/10/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
Un altro disco di George Ivan Morrison, il suo 34esimo in studio. Che altro dire ed aspettarci dal rosso cowboy di Belfast, come veniva chiamato quando aveva ancora tutti i capelli, di un personaggio che da 50 anni a questa parte ha registrato una serie impressionante di capolavori, prima con i Them poi da solista. La storia la sapete tutti, “Astral Weeks”, “Moondance”, “Veedon Fleece” solo per citarne tre basterebbero a farne uno dei 2-3 artisti fondamentali della storia della musica rock. Eppure per molti non è proprio così. Se leggiamo con attenzione la carta stampata vediamo che la stampa anglosassone spesso lo ha messo ai margini, quasi una punizione per il suo essere scontroso e insofferente ai mass media, un vero assurdo anche se non si tratta di un caso isolato, allo stesso Dylan è successo spesso in carriera.
Polemiche a parte l'inossidabile Morrison, 67 primavere alle spalle appare in perfetta forma all'ascolto di questo nuovo "Born to sing: no plan b", inciso per la prestigiosa etichetta jazz Blue Note e registrato nella natia Belfast. Non ci sono novità nel suono, niente svolte clamorose, niente da lasciare a bocca aperta, ma non potrebbe essere altrimenti. Solo un sano ed onesto disco di rhythm and blues come solo l'irlandese sa fare, con quella sua voce unica ed inimitabile che non mostra segni di cedimento. Siamo dalle parti di "Magic Time" (2005) e "Pay the devil" (2006), non certo le sue vette artistiche ma due dischi che molti altri songwriters potrebbere sventolare come loro opere maestre. L'iniziale Open the door to your heart è una song che sembra di aver ascoltato cento volte nei suoi dischi, così come il sax che tinteggia Going down to Monte Carlo, insomma tanta classe ma un tantino risaputo. Born to sing potrebbe essere uscita da un vecchio vinile dei Them, ma di certo la voce non ruggisce come allora.
End of the rainbow e Mystic of the est hanno i sapori magici del periodo "Into the music" e "Common One", e sono le cose migliori di questo nuovo lavoro. I tre brani più lunghi del lotto, Retreat and view, If money we trust e Pagan heart, tutti oltre i sette minuti sono eseguiti con la solita maestria: del resto vere scarse songs da Van Morrison se ne sono ascoltate sempre poche, questi 3 brani appaiono interessanti in una prospettiva live, essendo dilatati e strumentalmente impeccabili. Un disco da ascoltare 2-3 volte per chi già conosce Van, e magari riporlo velocemente nel cassetto, una bella oretta di musica invece per quei pochissimi che ancora non si sono avvicinati alla sua arte.
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