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18 Giugno 2020 ,

Sonar & David Torn Tranceportation Vol. 2

2020 - RareNoise Records / Goodfellas
[Uscita: 26/06/2020]

Squadra che vince non si cambia. Di conseguenza anche la formula che rendeva vincente il primo capitolo di“Tranceportation” (Vol. 1, da noi recensito su queste pagine nel novembre scorso) viene riproposta pari pari anche in questa seconda parte dell’opera del quartetto svizzero insieme al chitarrista sperimentale David Torn. Non poteva essere altrimenti essendo le stesse la session di registrazione e la decisione di non pubblicare un doppio album ma due dischi distinti. La formula contempla ancora una volta, come nel primo volume, quattro lunghi brani improvvisati live in studio dove metronomicamente i due ritmi, Christian Kuntner al basso elettrico e Manuel Pasquinelli alla batteria e le due chitarre ritmiche (ma non solo) di Bernhard Wagner e Stephan Thelen, quest’ultimo anche principale compositore e facitore dell’opera, tra(nce)sportano, con le loro texture e i patterns reiterati, in mondi lunari ed empirei dove la chitarra di Torn esplora il territorio circostante svisando, gemendo, fischiando e lacerandosi in mille note iridescenti sull’incantamento sonoro creato dai quattro compagni di questa surreale e ipnotica avventura. Triskaidekaphilia apre magnificamente l’album con i suoi nove minuti di lento, psichedelico e pulsante ritmo gonghiano (leggi Daevid Allen) ma là dove la chitarra di Steve Hillage era frenetica e vivace, qui quella di Torn, complici anche lontane folate di live looping in sottofondo, è ieratica, geme, si contorce e si frammenta in mille segmenti multicolori, ed è ancora il basso incessante e profondo di Christian Kuntner (ascoltare in cuffia, please) a condurre la danza estatica della title track mentre Slowburn flirta invece col rock più surreale e psichedelico e Cloud Chamber loopingata a dovere ha un ritmo più vario, spezzettato, spigoloso e rumorista. Se a un ascolto di questo album, non diciamo distratto, ma poco approfondito nei variegati meandri poliritmici dell’opera, si può comunque godere delle stupefacenti e oniriche atmosfere pseudo-ambient che rivestono la totalità del prodotto, ad un ascolto più deciso e accurato (si consigliano l’uso della cuffia e un volume notevole), si sprofonda immancabilmente nel vortice della trance, evocata dal titolo, di ogni singolo brano, con un rapimento sensoriale di rara intensità.

Voto: 8/10
Maurizio Pupi Bracali

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