John Peel IL SUO ARCHIVIO ON LINE
John Peel non ha certo bisogno di presentazioni, ma si torna a parlare di lui a 8 anni dal suo addio, in merito a una bella opportunità che a partire dal 1° maggio scorso ha messo virtualmente a disposizione il tesoro accumulato nei suoi quasi cinquant’anni di attività come disc-jockey, produttore, giornalista e soprattutto conduttore radiofonico presso la BBC dal 1967. Con cadenza settimanale è stato aggiornato una lettera per volta per giungere al completamento lo scorso ottobre, e non sembra finita qui perché molti altri titoli al ritmo di un centinaio alla settimana vengono costantemente aggiunti. Un lavoro imponente, che ha come intento quello di creare un vero e proprio museo virtuale con un archivio di circa 25.000 LP, 45.000 7”, senza contare cassette, CD, e bobine. Il progetto ideato dal John Peel Centre For Recreative Arts col supporto di The Space che ne ha curato la parte grafica e interattiva, è costato 3 milioni e mezzo di sterline, ed è stato finanziato dalla stessa BBC in collaborazione con il British Arts Council (il “Ministero per i Beni e le Attività Culturali” britannico). Tutto questo mentre in Italia, la spending review dell’attuale governo tecnico, cerca di far quadrare i conti anche a scapito dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (leggi qui).
La schermata iniziale del sito presenta una panoramica dello studio di John, dove sono evidenziati in giallo sei punti di accesso ad altrettante categorie comprendenti materiale d’archivio sia musicale che video e fotografico. La sezione Radio Show, per il momento non molto sviluppata, comprende alcune registrazioni di trasmissioni nell’arco della sua carriera. Mentre il Blog redatto da Tom Barker del Centre For Recreative Arts, ha la funzione di riportare gli aggiornamenti riguardanti questa e altre sue iniziative culturali. La navigazione, intuitiva e semplice permette di scartabellare tra i vari titoli, consultando copertine, schede e appunti scritti da Peel stesso, e quindi ascoltarli tramite iTunes o Spotify (una legge inglese ne vieta la riproduzione direttamente dal sito). Purtroppo Spotify non è servito nel nostro paese, ma se avete due minuti di tempo da spendere, sul web si possono trovare siti in cui viene spiegata nel dettaglio la procedura per aggirare l’inconveniente.
Classe 1939, John Peel a ventun anni si trasferisce col padre negli Stati Uniti, e lì comincia l’attività di conduttore radiofonico presso un’emittente di Dallas. Siamo nel 1960, musicalmente tutto deve ancora cominciare e John ha una vita davanti per viverlo e documentarlo. La sua ecletticità di ascoltatore e un vivo interesse verso le nuove tendenze, faranno di lui un cultore con la lungimiranza del talent scout, specie a partire dal 1967 quando, fatto rientro a Londra, condurrà un suo programma The Perfumed Garden prima, ed entrerà a lavorare per la BBC Radio 1 subito dopo. Si occuperà di approfondire i più svariati generi, dal rock classico, al progressive, dal reggae al punk, alla new wave, al pop, di dar voce alle sottoculture non solo musicali dedicandosi anche alla poesia, o sensibilizzando l’opinione pubblica come fece per la prevenzione delle malattie sessuali dichiarando lui stesso di esserne stato affetto.
In ogni collezione di vinili che si rispetti non possono mancare almeno due o tre copie dei volumi Peel Sessions, performance di vari artisti e gruppi registrate live in studio durante i suoi show radiofonici, pubblicate e confezionate nell’inconfondibile grafica e copertina dalla Strange Fruits, etichetta fondata da lui medesimo e Clive Selwood nel 1986. Importanti e numerosi anche i suoi contributi alla realizzazione di eventi come il Festival di Glastonbury su tutti, o il Meltdown Festival. Interminabile la lista di nomi che grazie a lui sono balzati all’attenzione del pubblico, o per cui, anche se già conosciuti, l’appuntamento a uno dei suoi programmi (Top Gear, Nachtexpress, Offspring, Home Truths) ha rappresentato una svolta significativa. Nomi che non mancano di commemorarlo esibendosi al “John Peel Day” che si tiene ogni anno e che il 10 ottobre scorso ha visto il ritorno di The Fall e The Undertones tra gli atri. Una vita dedicata interamente alla musica, fino al suo ultimo giorno di vita, una carriera che lo ha visto sopravvivere ai suoi colleghi cronisti della BBC 1 come Bob Harris, Tommy Vance, Alan Freeman, Johnnie Walker, Gary Davies, Simon Bates, Dave Lee Travis, perché a differenza di loro, John ha saputo rimanere quell’eterno adolescente così come recitavano gli Undertones nella sua canzone preferita di sempre, diventata l’epitaffio inciso sulla sua lapide: “Teenage dreams, so hard to beat”.
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