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17 Luglio 2012

Soppresso dal Governo l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi: la rete non e’ d’accordo e si organizza


Con il Decreto Legge 95 (la cosiddetta spending review) del 6 luglio 2012 il Governo Monti ha decretato la soppressione dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, già Discoteca di Stato, Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi (ICBSA) che dal 1928 raccoglie e conserva tutta la documentazione sonora e audiovisiva nazionale che costituisce la memoria storica orale del nostro Paese. L'operazione appare di una cecità imbarazzante, l'ennesima scure che cade proprio su quello che l'Italia ha di più prezioso: il patrimonio culturale. In questo caso si parla del patrimonio sonoro e orale di un'intera nazione, costituto da oltre 300.000 supporti tra quelli che sono stati disponibili storicamente, come cilindri di cera, fili metallici, dischi, nastri, compact disc, videocassette, dvd. Un patrimonio catalogato e consultabile online di 330.000 documenti sonori e 130.000 immagini, ai quali si aggiungono i 13.000 volumi della biblioteca specializzata in musica e nelle arti dello spettacolo annessa all'Istituto e la collezione di strumenti per la riproduzione del suono, senza i quali la consultazione dei supporti ormai desueti sarebbe impossibile. Un patrimonio formatosi nel corso di quasi un secolo, tramite acquisti ma soprattutto in virtù della legge sul deposito legale che obbliga tutte le case editrici fonografiche italiane o rappresentate in Italia a inviare all'istituto, in duplice esemplare, copia di tutte le loro pubblicazioni discografiche richieste.
 

Di quale immenso patrimonio stiamo parlando e di quanto prezioso esso sia ci si può fare
un’idea anche semplicemente navigando all’interno del sito web dell'Istituto. La collezione musicale comprende una raccolta, con incisioni, anche inedite, di compositori e interpreti di musica classica e operistica, rock, leggera e jazz italiana e internazionale. Vi sono documenti di particolare pregio, come le esecuzioni di alcuni dei più famosi cantanti del primo novecento: Enrico Caruso, Titta Ruffo, Lily Pons, Tito Schipa, di celebri direttori di orchestra: Arturo Toscanini, Felix Paul Weingartner, Victor De Sabata, compositori che eseguono le proprie opere: Ottorino Respighi, Umberto Giordano, Alfredo Casella. Vi sono registrazioni di voci di politici, papi, poeti e scrittori come Giacosa, Trilussa, Marinetti, Deledda, Pirandello, Quasimodo, Bassani, Caproni, Luzi, Bertolucci. Vi è un archivio etnico linguistico musicale che comprende musica etnica e folklorica, narrativa di tradizione orale e favolistica, spettacolo e rappresentazioni popolari, musica liturgica e rituale, dialetto delle isole alloglotte italiane, comunità italiane all'estero. Vi è una collezione teatrale che comprende la produzione delle opere di maggior valore della Rai, dei teatri stabili, delle più importanti compagnie: adattamenti radiofonici di testi teatrali, opere registrate direttamente nei teatri e registrazioni del sonoro delle rappresentazioni televisive dei testi teatrali. Nel complesso una parte gigantesca della storia del nostro paese, della nostra storia.

 

Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi (ICBSA)

Che fine farà questo patrimonio? Se qualcuno pensa che possa trovare sistemazione nelle altre biblioteche di stato si sbaglia di grosso: le altre biblioteche statali non hanno i mezzi finanziari per l'ordinaria amministrazione necessaria alla sopravvivenza, figuriamoci se possono avere la capacità di gestire un patrimonio che per sua natura è di carattere straordinario e richiede attenzione e tutela particolari.
 

Ma soprattutto la domanda che non possiamo evitare di porci è la seguente: chi si occuperà di trasmettere alle generazioni future la nostra memoria orale e sonora? Se noi, oggi, possiamo ascoltare le esecuzioni dei cantanti del primo Novecento o la voce di Pirandello, questo non sarà più possibile per chi vorrà farlo in futuro rispetto alle produzioni sonore contemporanee. Vogliamo proprio lasciare le generazioni che verranno senza alcuna memoria storica? Eppure si sa che un popolo senza memoria non ha futuro. Ce lo hanno ricordato in tanti nel corso della storia, grandi poeti e grandi scrittori. E' forse per questo che si vogliono cancellare le loro voci?

Rossana Morriello
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