Tapiman HARD DRIVE
Spagna
Heavy rock sfacciatamente ignorante quello targato 1971 degli spagnoli Tapiman. Come non bastassero le eccelse cafonate dei primi Grand Funk Railroad, ecco che i Cream hanno partorito figliate degeneri perfino nell’assolata e mediterranea Barcellona, che nulla aveva a che spartire con i deliri rock blues più scalcagnati di una caricatura del “Vincebus Eruptum” dei Blue Cheer. Per fortuna questa forzata riscoperta della Guerssen Records non è davvero da prendere troppo sul serio, considerato l’audio monodimensionale da demo mal inciso nel sottoscala della zia del batterista, vista l’abrasiva ruvidezza del materiale, il battere scomposto del basso, la distorsione fuori controllo. Tutto talmente amatoriale che potrebbe pure finire per piacervi, soprattutto se avete già per le mani il primo vero LP del gruppo, quello omonimo del ‘72, già ristampato dalla Guerssen, celebre nel più tetro underground per il teschio rosa in copertina.
Tutto talmente spontaneo e senza filtri che chi si innamorò della Hell Hound dei Sir Lord Baltimore, della Cherry Red dei Groundhogs (altro pianeta, sia chiaro), potrebbe anche non storcere il naso. Se poi siete tra i pochissimi ad avere avuto la sfiga di esservi imbattuti nei Negative Space di “Hard, Heavy, Mean & Evil” (il migliore titolo della storia del rock, probabilmente), di avere sghignazzato di fronte alla pochezza del materiale per poi svegliarvi la notte in preda al riff di Calm Before The Storm, bè allora date un ascolto a questo disco. Quello scomposto, vizioso, immorale, banalissimo e dozzinale “chunk-chunk-chunk” è il medesimo; dall’inizio alla fine. Fine dove c’è perfino la cover della sempre piacevole Planet Caravan dei Black Sabbath.
Se quindi pensate che il brutto abbia una sua propria particolare estetica, un suo intrinseco valore, allora questo power trio potrebbe anche essere lodato come la controparte analfabeta di gentaglia come Speed, Glue & Shinki. Eppure così ingenuo, innocente, privo di compromessi, da risultare più sincero di tanti heavy-trio di oggi, si chiamino Lacherous Gaze, Shrine o Monster Truck (sempre siano lodati, beninteso). Loro sono il chitarrista Miguel Ángel Núñez, Tapi alla batteria e Pepe Fernández al basso; hanno inciso questa divertente nefandezza nel 1971, ancor prima di pubblicare l’album d’esordio con il nuovo chitarrista Max Sunyer. E ora sono tutti vostri in questa embrionica formazione ancora inedita.
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