L.A. Witch L.A. WITCH
Nonostante fossero in attività da ben 7 anni, il debutto delle L.A. Witch è arrivato solo nel 2017: alle spalle il trio losangelino ha la pubblicazione di una manciata di singoli, peraltro quasi tutti racchiusi nelle 8 tracce che compongono questo primo album. Muovendosi da trame bubble-gum pop e da insidiosi arrangiamenti garage-psych à la 13th Floor Elevator, le L.A. Witch piantano una bandierina in tutti i continenti possibili, dal rockabilly al punk-rock , dal west-coast-pop all’hard rock.
Fin dai primi secondi incalza la danse macabre delle L.A Witch, che può assumere la forma del dream-rock satanico (Kill My Baby Tonight, Drive Your Car), del tributo occulto a un’eroina del rock californiano come Hope Sandoval (Brian, Baby In Blue Jeans) oppure del polveroso garage-punk delinquenziale a stelle e strisce (Unititled, Good Guys, Get Lost), mentre You Love Nothing e Feel Alright stupiscono per le code al limite del doom rock sabbathiano innestato su pow-wow psychobilly.
Quest’ultima sembra l’opzione più interessante da esplorare, dato che regala i momenti più godibili e inaspettati dell’intero lotto. Per il resto niente di meno e niente di più di tre brave musiciste (Sade Sanchez, Irita Pai, Ellie English) che omaggiano i loro eroi del rock decadente (Cramps, Gun Club e Bad Seeds in testa) con sincerità, ma il piglio personale ancora deve maturare. Dalla parte oscura del rock’n’roll, assieme a Death Valley Girls, Black Angels e Night Beats.
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