Pere Ubu 19 - 20 Giugno 2013, Bologna - Acquaviva (Bari)
Pere Ubu, Bolognetti Rocks, Bologna, 19 giugno 2013
In una rovente serata canicolare, nella bella cornice del quadrilatero a portici del Bolognetti Rocks, si è svolto il concerto clou dell'estate 2013: quello dei mitici Pere Ubu. Della formazione originale che nel 1978 sfornò due dischi epocali come “The Modern Dance” e “Dub Housing” è rimasto solo il leader e vocalist David Thomas, decisamente dimagrito, in camicia scozzese e immancabili grosse bretelle a sostenere pantaloni divenuti troppo larghi. Davanti ad un folto pubblico di appassionati arrivati un po' da tutto il nord Italia, molti dei quali troppo giovani per aver vissuto il fenomeno della new wave ai suoi esordi, la band di Cleveland apre con Thomas che intona Thanks, la prima traccia del riuscitissimo nuovo album “Lady From Shanghai”, il 14° della loro lunga carriera. Chi si aspettava una serata imperniata sulla produzione degli ultimi anni rimane deluso, uno dopo l'altro si susseguono pezzi storici come Love Love Love o come la riuscitissima Breath, deliziosa canzone pop eseguita alla perfezione, tanto che nemmeno le cacofonie del tastierista Robert Wheeler riescono a mascherarne l'accattivante melodia. Free White e l'ipnotica Mandy, suonata in tutti i suoi 7 minuti, completano il tributo al nuovo disco. Poi Over my head e The modern dance, con Steve Mehlman che letteralmente si scatena alla batteria in un martellare frenetico che unisce istinto e sapienza percussiva. Si rivive quella stessa pulsante vitalità da strada, da giungla disumanizzata dell’era post-industriale e delle sue contraddizioni che ci ha regalato l’ineguagliabile lavoro d'esordio. Musician are scum e Vacuum in my head danno modo a Thomas di mettere in luce le sue doti di cantante visionario ma la vera apoteosi si raggiunge con il primo bis: un'inattesa e graditissima Final Solution, vero inno generazionale. «Don't need a cure/need a final solution» la intonano proprio tutti e all’unisono. Che dire? Gli anni sono passati, per loro e per noi, ma l'incanto della danza moderna rimane ancora intatto in questo live in cui David Thomas ha cantato quasi sempre seduto, questo fa parte delle sue attuali dinamiche, ma lo show è stato ineccepibile.
Gianluca Manini
Scaletta (parziale)
Thanks
Love Love Love
Breath
Free White
Mandy
Over my head
The modern dance
Musician are scum
Vacuum in my head
Final Solution
Pere Ubu, Oasi San Martino, Acquaviva delle Fonti (Bari), 20 Giugno 2013
L’estate pugliese non poteva iniziare in modo migliore se non all’Oasi San Martino di Acquaviva delle Fonti, un locale che ormai ci ha abituato a non pochi ospitoni di caratura internazionale (Wolfgang Flur dei Kraftwerk, Lydia Lunch, Kim Gordon dei Sonic Youth, Hugo Race ex chitarrista di Nick Cave & The Bad Seeds, Adolescents, Ulan Bator, John Spencer Blues Explosion e tanti altri). Il pubblico giunto all’Oasi per l’occasione, non numerosissimo (sotto le trecento persone), è costituito al 95% da intenditori di musica: riconosciamo tra il pubblico volti di storici collezionisti di musica, oltre a musicisti ed organizzatori di festival di tutto rispetto. La serata si apre con la breve performance di grande sperimentazione sonora dei pugliesi Control Unit, giunti al secondo album sull’etichetta andriese Backwards. Il duo, composto dal noto chitarrista sperimentale Ninni Morgia e dalla carismatica vocalist/tastierista Silvia Kastel, riesce a catalizzare bene le attenzioni del pubblico su di sé nella mezzora in cui è sul palco. Noti ormai ovunque, a seguito di numerosi tour internazionali e collaborazioni di spicco (tra cui la storica band di San Francisco dei primi anni 80 Factrix), i Control Unit non possono che rappresentare una più che degna apertura per l’attesissimo concerto dei pionieri di Cleveland.
Il concerto dei Pere Ubu (ridotti ormai al solo David Thomas con una band di turnisti) si apre con il botto con il singolo di successo Love Love Love di fine anni 80, a cui fanno seguito alcuni brani dall’ultimo album "Lady From Shangai" alternati da pezzi mozzafiato quali Final Solution del 76, The Modern Dance ed Over My Head (due classiconi del 1978), la stranissima Misery Goats del 1982, la hit di fine anni ’80 Breath e la sperimentale Vacuum In My Head del '95 con la voce di David Thomas usata alla stregua di uno strumento musicale. I bis del concerto partono con la sperimentalissima Thanks (uno dei brani più belli di Lady From Shangai), a cui segue una versione bella carica del classico anni ’90 I Hear They Smoke The Barbecue: non poteva esserci chiusura migliore! Nonostante l'età e lo stato di salute non ottimale David Thomas sprizza carisma da tutti i pori: visibilmente provato, ha portato avanti uno show di un' ora e mezza, per un totale di circa quindici brani, in cui ha letteralmente incendiato il pubblico “smaliziato” presente per l’occasione all'Oasi.
L’ottima bassista Michele Temple, giunta al quinto album con gli Ubu e al ventesimo anno di collaborazione con Thomas, esegue le sue rocambolesche performance sullo strumento sempre sorridente e visibilmente divertita, anche se i venti anni e dieci album dello storico bassista Tony Maimone non si dimenticano così facilmente. Il tastierista Robert Wheeler con il suo EML-101 e il suo theremin auto costruito ha letteralmente scioccato il pubblico presente: è l’anima tecnologica degli Ubu ormai da oltre 19 anni e cinque album. Pur non volendo essere nostalgici, i primi 15 anni di Pere Ubu con Allen Ravenstine e i primi storici 7 album sono comunque inarrivabili per qualità e creatività: ovvio che si senta la sua mancanza sia sul palco che negli ultimi dischi. Il batterista Steve Mehlman, ormai da 18 anni e 4 album al fianco di Thomas, è di una precisione mostruosa, talento e creatività fanno di questo musicista (che sembra molto più giovane della sua età anagrafica) un valido sostituito dell’indimenticabile batterista originale Stuart Krauss, di cui è impossibile dimenticare il drumming nei primi dieci album della band di Cleveland.
Il chitarrista Keith Molinè, negli Ubu ormai da 9 anni e 3 album, è incisivo al punto giusto sia nell’esecuzione dei suoi brani dall’ultimo Lady From Shangai che nell’esecuzione dei classici dal repertorio 1976 al 1995, ma non arriva ad uguagliare il compianto Jim Jones (7 album dal 1987 al 2002) prematuramente scomparso nel 2008, né tantomeno lo storico primo chitarrista Tom Herman, che nei suoi 11 anni e 5 album ha letteralmente “forgiato” (insieme al sintetista Allen Ravenstine) il mitico suono post-punk industriale dei Pere Ubu. Un percussionista elettronico/secondo tastierista completa la line-up dei “nuovi” Pere Ubu da metà 2005 ad oggi: si tratta di Graham Dowdall, noto per il suo progetto elettronico Gagarin e per essere stato il percussionista dei Cabaret Voltaire del periodo d’oro anni ‘80. Dowdall in realtà prende il posto di Chris Cutler, percussionista elettronico della band dal 1987 alla prima metà del 2005, e finora ha inciso solo tre album con Thomas & co.. A differenza del suo storico predecessore, che è rimasto nella band il doppio del tempo, registrando il doppio degli album (e che album!), Dowdall in compagnia del tastierista Wheeler sono responsabili della svolta elettronica dell’ultimo Lady From Shangai, ma, a conti fatti, resta un mero esecutore delle parti composte da Cutler nel periodo anni 80-90.
Da quanto osservato sembra essere fondata l’accusa mossa ultimamente da diversi fan e critici che ritengono che questo nuovo album/tour dei Pere Ubu sia in realtà un album/tour solista di David Thomas che in questi tempi “difficili” ha bisogno di “capitalizzare” più possibile con il nome Ubu. Nonostante la bravura, la creatività e il numero di anni di militanza nella band, nessuno dei “nuovi” membri riesce a farci dimenticare i musicisti che hanno reso grande questa band, non a caso il repertorio post 1991 non viene affatto preso in considerazione in questo tour, a riprova che i dischi “geniali” della band sono ben altri. Il concerto resta però carico di emozioni, emozioni che solo i grandi nomi del rock internazionale riescono a garantirci. La serata si conclude con le selezioni dedicate al post-punk americano del trio di dj/organizzatori baresi D3 che collaborano da circa 1 anno e mezzo con l’Oasi. Le selezioni si basano sul progetto di ricreare le setlist che venivano suonate dalle radio college e dai club alternativi americani nel periodo in cui gli Ubu raggiungevano il top della loro notorietà, cioè gli anni 1978-1982. Un set di importanza storica, ben accolto dal pubblico più “maturo”, che ha ballato fino a notte fonda. Un’altra bella serata degna del nome dell’Oasi San Martino.
Diego Loporcaro
Scaletta
1 – LOVE LOVE LOVE (1989)
2 – FREE WHITE (da “Lady From Shangai”)
3 - MANDY (da “Lady From Shangai”)
4 – VACUUM IN MY HEAD (1995)
5 – OVER MY HEAD (1978)
6 – BREATH (1989)
7 – MUSICIANS ARE SCUM (da “Lady From Shangai”)
8 – FINAL SOLUTION (1976)
9 – THE MODERN DANCE (1978)
10 – THE ROAD TRIP OF BIPASHA AHMED (da “Lady From Shangai”) telephone song
11 – MISERY GOATS (1982)
12 – ANOTHER ONE (da “Lady From Shangai”)
13 – 414 SECONDS (da “Lady From Shangai”)
14 – GOODNITE IRENE (1991)
Bis
15 – THANKS (2013) (da “Lady From Shangai”)
16 – I HEAR THEY SMOKE THE BARBECUE (1991)
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