Krisma 17 Febbraio 2014, Gioia del Colle (BA), Ueffilo Music Club
KRISMA
Pionieri della new wave italiana di impostazione elettronica sono senza ombra di dubbio i Krisma, al secolo Christina Moser (voce e testi) e Maurizio Arcieri (voce ed elettronica), coniugi nella vita dal 1972 e dal 1976 compagni di follie musicali nel gruppo disco-punk Chrisma. “Chinese Restaurant” (1978 – Polydor) è un disco punk con venature pop che non disdegna l’uso dei sintetizzatori, che prendono però maggiormente il sopravvento nel successivo album “Hibernation” (1979 – Polydor), un ibrido tra il punk del primo album, il synthpop e la disco music. Dal terzo album “Cathode Mamma” (1980 – Polydor), il duo cambia nome in Krisma ed il sound vira verso un synthpop di pregevole fattura dagli accenti mitteleuropei, maggiormente evidenziati dal cambio del nome da Chrisma in Krisma. Un passo in avanti ulteriore viene fatto con il quarto album del duo (e il secondo con il nuovo nome) “Clandestine Anticipation” (1982 – CGD), il lavoro più maturo e meno commerciale della discografia della coppia dal 1976 ad oggi. Il successivo “Fido” (1983 – Atlantic) segna un ritorno al synthpop, stilisticamente vicino a “Cathode Mamma”, ma con suoni più plastificati, a seguito dell’uso di una sola tastierina Casio MT-65 a tre ottave per produrre tutti i suoni dell’album: il risultato finale è strabiliante! Nel 1985 è la volta del singolo Be Bop, sigla del programma musicale “Be Bop A Lula”, ideato e condotto dal noto giornalista musicale Red Ronnie, singolo che anticipa l’album “Iceberg” (1986 – Carosello) che rappresenta l’ultimo album degno di nota di Cristina e Maurizio. Grazie all’uso di allora moderne tecnologie quali computer e campionatori, il sound dell’album è sofisticatissimo per l’epoca, al pari di quello di Kraftwerk, Art Of Noise e Depeche Mode. L’ultimo lavoro degli anni ’80 è “Non Ho Danaro” (1989 – Bollicine), un disco minore e dalla qualità discontinua, composto essenzialmente da provini più qualche momento dignitoso. L’album segue il percorso sonoro iniziato dal precedente Iceberg in direzione però della forma canzone, allontanandosi quindi dalla sperimentazione sonora. Dedicandosi alla televisione all’inizio degli anni ’90, i Krisma producono per anni il programma “Sat Sat” (inaugurato nel 1992 e portato avanti sino all’estate del 1996). La bella sigla (un mid-tempo con il testo recitato dai due e campionamenti “televisivi” di varia natura) ha fatto per anni sognare un loro ritorno sulle scene musicali.
Il ritorno avviene solo nel 2001 con il singolo fortissimo Kara (Alice Records), prodotto dal noto dj Joe T. Vannelli, con l’album di remake per la D.V. More Records “The Best” (in Italia “Il Meglio”) e con le collaborazioni con i Subsonica nel singolo Nuova Ossessione (Mescal – 2002) e con Battiato nell’album “Dieci Stratagemmi” (Sony/Columbia - 2004) che ci mostrano la band ancora allo stato dell’arte e perfettamente ispirati. La cover di Australia di Garbo uscita nel 2006 sul CD-tributo a Garbo dal titolo “Congarbo” e prodotta da Andy dei Bluvertigo e riproposta come singolo digitale nel 2007 in versione remixata da Battiato con il titolo Isola è l’ultimo singolo di successo della band. Alla fine del 2011 esce un tributo ai Krisma dal titolo “Chybernation”: un libro che riassume la storia di Maurizio e Christina dalla fine degli anni ’60 sino alla fine degli anni 2000 ed un cd che raccoglie ben sedici cover dal repertorio di Arcieri, Chrisma e Krisma, più un paio di inediti del 2009 dei Krisma stessi.
IL CONCERTO
L’apertura della serata, a nostro parere poco pubblicizzata sul territorio, viene affidata al cantautore Francesco Frencio, per l’occasione supportato dal gruppo degli Heroscimmia, che presenta un paio di brani pop ben confezionati di cui uno dedicato proprio ai Krisma e alla loro storia. Il Ueffilo di Gioia del Colle (Bari) presenta un palco piuttosto ridotto di dimensioni, un discreto impianto audio ma un impianto luci non adeguato per un concerto come quello dei Krisma, il cui aspetto visuale non può essere tralasciato, viste le caratteristiche ipnotiche e suadenti di molti dei brani presentati dal duo nel corso del loro show pugliese. Nonostante ciò, l’ora e mezza di esibizione ci mostra i coniugi Arcieri in smagliante forma, nonostante l’avanzare degli anni (sia Christina che Maurizio hanno superato i sessanta anni d’età), con una raffica di brani pescati dal repertorio, partendo da Chinese Restaurant per arrivare a Fido, passando per Hibernation, Cathode Mamma e Clandestine Anticipation, la crema del loro repertorio.
I 18 brani presentati sono una sequenza di classici a dir poco mozzafiato, dai singoli Lola, Black Silk Stalking (dedicato quella sera alla scrittrice Isabella Santacroce) e l’ossessiva C’Rock - tratti tutti dal primo innovativo album art punk Chinese Restaurant - a Gott Gott Elektron e Aurora B. (altri singoli) dal capolavoro post-punk Hybernation, da Cathode Mamma (ad inizio concerto) e Many Kisses (penultimo brano del concerto) dal seminale disco technopop Cathode Mama, sino alla parte centrale del concerto, quella più sperimentale e più interessante dell’intera esibizione, dedicato all’album a nostro parere più bello del duo, Clandestine Anticipation, vero capolavoro della new wave elettronica post-Kraftwerk e post Bowie/Eno. Il duo dedica al pubblico presente, costituito essenzialmente da cultori della band, ben quattro brani dal classico album del 1982: dai singoli Water e Samora Club, alla sperimentale Melon Arpo (eseguita in sostituzione della classica Miami) sino a Silly Europeans, uno degli episodi più intensi dell’intero repertorio dei coniugi Arcieri. Dall’album americano Fido (noto per essere stato creato solo con un MT65, una tastierina economica della Casio) vengono eseguiti il singolo synthpop di successo Nothing To Do With The Dog e la minimalissima e ancora modernissima I Must Know Your Name (una versione primordiale di Skyline) con i suoi effetti “dub” sulle batterie, in stile Adrian Sherwood. Entrambi i brani hanno i testi tradotti e riarrangiati dal noto musicista americano Arto Lindsay (ex-DNA).
Sempre da Fido, come “outro” in chiusura di concerto, Maurizio Arcieri lancia dal suo Mac la kraftwerkiana Heroes of The Sea, una danza robotica di gran classe e ancora moderna nel sound. Sempre verso la fine del concerto vengono eseguite alcune cover tra cui spicca l’ottima Australia di Garbo (già molto bello il brano originale, convincente anche la cover in chiave electropop del duo) pubblicata nel 2006 all’interno del CD-tributo "Congarbo”. Interessante la performance “solista” di Maurizio Arcieri, che si rifiuta di cantare Cinque Minuti e Poi… per cantare invece una rilettura in chiave rock di I’ll Go Crazy di James Brown rifatta nel ‘66 dai suoi New Dada, decisamente più interessante del suo suddetto classico cavallo di battaglia solista di fine anni ’60. Arcieri purtroppo è costretto a cantare questa “chicca” su un mp3 del disco originale, in mancanza di un vero gruppo rock che possa supportarlo nella sua performance canora.
Trascurabili le altre due cover eseguite nel corso della serata, la versione dance di Roberta (di Peppino Di Capri, altro rocker dei tempi di Arcieri con i New Rockers negli anni ’60 e ’70) e Non Partir (di Fred Buscaglione), abbastanza fedele all’originale e quindi poco interessante. Entrambi i brani erano stati già presentati in una trasmissione “leggera” come Chiambretti Night in cui gli arrangiamenti delle due cover erano azzeccati in quel contesto televisivo. Ma in una situazione “cult” come la serata al Ueffilo con un pubblico al 99% costituito da cultori della band queste cover sono state a nostro parere fuori luogo, se si pensa che molte grandi canzoni del duo, quali le già citate Kara, Be Bop, Signorina, Iceberg, Skyline, o perle quali Mandoia, Thank You, Vetra Platz, We R., RRock, Rien Ne Va Plus, Miami, Crucial Point, Opposite, I’m Not In Love, sono state trascurate.
E’ anche vero però che in tanti concerti a cui abbiamo avuto modo di assistere in giro per l’Italia è raro trovare artisti come i Krisma che in situazioni così raccolte danno il massimo. Quindi al di là di qualche perfettibilità di setlist, l’esibizione è stata godibile e convincente, sfatando il falso mito di gruppo trash anni 80 che non è riuscito a rimodernarsi. A nostro parere convincono sia gli arrangiamenti dei brani nuovi, un synthpop ben prodotto senza troppe pretese (basti guardare su youtube le mirabolanti imprese di Arcieri dietro un software come il Rebirth per capire che è un vero guru del sequencer), sia le sonorità delle vecchie basi originali su cui cantano, che suonano ancora incredibilmente moderne, come se fossero state prodotte trent’anni dopo.
Di sicuro la performance a due voci + laptop (con alcune voci pre-registrate in base) non convince al 100%, anche se le emozioni sono arrivate tutte: i brani eseguiti sono dei classici immortali, e la loro performance è ancora oggi impeccabile. Parlando con i coniugi Arcieri dopo il concerto, abbiamo scoperto che il duo ha anche un set con full band che suona “dal vivo” i classici del loro repertorio: per ovvie ragioni di costi, in Italia si vede sempre in giro la formula voci + mac. Con un buon impianto (come quello del Ueffilo) il suono electro-rock/electro-pop dei Krisma ci ha travolto come un’onda di piena, tra viaggi onirici (la parte dedicata a Clandestine Anticipation), ballad atmosferiche, dance robotica, minimal pop d’autore, punk evoluto, contaminazioni 60s e 70s e tradizione melodica italiana.
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