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18 Agosto 2013

Cheetah Chrome Motherfuckers: Antonio Cecchi Memorie di un hardcore punker


cheetahAntonio Cecchi è stato il chitarrista dei Cheetah Chrome Motherfuckers, gruppo pisano attivo dal 1979 al 1987, uno dei nomi simbolo dell’hardcore-punk italiano e non solo: abbiamo potuto incontrarlo ed ecco il risultato della nostra conversazione che crediamo sarà molto interessante, e non soltanto per chi ha vissuto quegli anni in prima persona (Ignazio Gulotta)

 

 

L’INTERVISTA

 

Ignazio Gulotta (Distorsioni): Se non ti dispiace comincerei dalla fine, come mai in un’epoca di ristampe e reunion, di un gruppo come i CCM che negli anni ha consolidato la sua fama non vi è traccia? C’è speranza che qualcosa accada, almeno sul fronte ristampe?

Antonio Cecchi: Non c'è NESSUNA speranza – né ragione, direi – per una reunion di CCM. Intanto vorrei dire che nella concezione stessa del perchè suonavamo, l'idea di “riproporre il tutto anni dopo” apparteneva semplicemente ad un'altra dimensione... a questo possiamo poi aggiungere che nonostante gran parte di noi intrattenga ancora ottimi rapporti con gli ex-membri, pur tuttavia il gruppo – dopo la mia uscita – si è sciolto 6 mesi dopo con un botto la cui eco è tutt'altro che sopita, non intendo parlare per conto degli altri, quindi dirò solo la mia: non sarei MAI in grado di suonare ancora ciò che facevo 30 anni fa (nonostante l'HC, mi dicono, sia banale e fatto di tre note). Quando sono uscito da CCM la mia storia su di un palco con loro, o con una qualsiasi altra band, mi è parsa subito illogica e persino “immorale”, per alcuni versi. Un po' come quando ci si lascia con una donna che si è amata davvero e non la si saluta nemmeno più negli anni successivi. Per quanto riguarda le ristampe, sembra che finalmente dopo tanti anni qualcosa si stia muovendo... senza dire niente di preciso – anche perchè in puro stile HC, tutto rimane INCERTO fino a 5 minuti prima – direi che si era reso necessario dopoccm che mi avevano fatto vedere dei BOOTLEG dei nostri dischi... voglio dire, visto che nessuno ha mai fatto soldi sulla nostra musica, perchè mai allora pagare 20/30 € una cosa falsa? Non mi è sembrato corretto, ragion per cui ho pensato che avremmo dovuto trovare il modo di dare una veste “ufficiale” alle nostre ristampe, mantenendo lo spirito – ed i prezzi – che ci hanno sempre contraddistinto. Voglio assolutamente che – ad esempio – lo spirito del DIY rimanga vivo in CCM, poiché ancora lo è in tutti noi.

 

A questo proposito pochi giorni fa eri al concerto degli Indigesti, raccontaci come è andata.

Come dicevo sopra, diffido dalle reunions in genere. Pur tuttavia, per fortuna sono andato a quella degli amici Indigesti e devo dire che mi sono davvero divertito. La loro energia, per quanto possa sembrare incredibile, è rimasta immutata e – credetemi – suonare la batteria, ad esempio, a quel ritmo non è affatto facile! Sono rimasto inoltre assai colpito dai cambiamenti verificatisi nel “circuito” dei Centri Sociali Occupati, cambiamenti decisamente in positivo. Come da copione, non mancavano gli idioti, ma stavolta è stato il pubblico per intero ad emarginarli e a metterli in condizione di non infastidire chi voleva divertirsi. Il  tutto in modo molto pacifico. Tre giorni dopo, quel Centro Sociale.... è stato incendiato (!!), direi che invece l'atteggiamento del mondo circostante è rimasto il medesimo! Ho parlato a lungo con Rudi ed Enrico e le loro motivazioni per riprendere a suonare assieme mi hanno proprio convinto. Hanno fatto ben un anno di prove prima di decidere se rendere pubblica la cosa o lasciar stare e strimpellare un po' assieme. L'ho trovata una cosa giusta e leale nei confronti di chi ha determinati ricordi verso Indigesti. Certo mi sarebbe piaciuto vedere anche Silvio con loro, ma ho compreso appieno le sue motivazioni.

 

cheetahTorniamo alle origini, qual è la tua formazione musicale?

Il mio fu un percorso – al tempo – tipico, adesso direi del tutto atipico. Iniziai con Bowie e l'hard rock ed il Progressive degli anni 70, per poi scoprire Zappa verso il 1975. Poi quando arrivò la tempesta del 77 non ebbi remore e mi flashai irrimediabilmente con quella che sarebbe stata definita impropriamente “musica punk”. Dopo quindi un inizio “britannico” divenni decisamente “americano” anche per seguire le vicissitudini della mia vita. Con la morte di Zappa ho chiuso con la musica e salvo rarissime eccezioni non ascolto praticamente niente di nuovo (probabilmente sono già da diversi anni nel tunnel dei Babbei con la Dentiera, atti a giocare a Tressette nel Circolino all'Angolo di Casa, ma la musica attuale mi dice poco... quella vecchia invece ancora mi provoca emozioni fortissime, per fortuna!)

 

Raccontaci la nascita del gruppo, come vi siete conosciuti?

Sembra una storia del Libro Cuore, ma ho conosciuto Syd a scuola, mentre entrambi facevamo i cretini con le cose che fai a 16 anni. Eravamo due fanatici di musica e il caso volle che fosse la stessa: le stesse bands, gli stessi brani... Lui poi conobbe Dome e me lo presentò, e lì capimmo che dovevamo fondare una band, ne andava della nostra sanità mentale; all'epoca (1977) era l'eroina lo sport cittadino, tenemmo un'audizione con una batteristone titolato dal futuro altisonante (tutto vero, ma mi viene ancora da ridere a definirla così) che terminò con una lunga serie di offese reciproche e l'immediato arruolamento di un 13enne già esperto di psichedelia americana, Vipera, che lo aveva accompagnato alla suddetta “audizione”. Entro pochi giorni decollammo per la nostra Avventura...

 

partyLa scena hardcore-punk dell’epoca potremmo definirla una rete internazionale, con forti legami fra le band che si sostenevano reciprocamente, quali erano i vostri rapporti con le altre realtà italiane e straniere?

Avendo iniziato fra i primissimi in Italia, i rapporti con le alte bands si svilupparono strada facendo, semplicemente conoscendosi ai gigs. Non dimentichiamo che la logica di creare contatti e situazioni (concerti, fanzines, squatting) era proprio insita nel DNA delle bands di quel tempo. In Italia, quindi, avevamo rapporti con tutte le principali “scene” (si chiamavano così all'epoca) mentre all'estero – grazie anche ad una mia provvidenziale incursione negli USA nel 1983 – avevamo non pochi contatti ed amici fidati. In Europa, infine, si venne a creare una vera e propria rete di contatti, per cui bastava conoscere qualcuno in una data città, perchè questi si mettesse in contatto con gli altri e ti organizzasse una serie di date. Zero soldi, ovviamente, ma tanto cuore e passione. Ed energia!

 

Avevate, e avete tuttora una notevole considerazione negli USA, ci parli dei musicisti americani con i quali siete entrati in contatto?

I principali contatti umani, in ordine cronologico di conoscenza, li avemmo con Jello Biafra – grandissimo estimatore della band, che al termine della nostra performance al Farm di SF, mi confessò di non avere più visto niente del genere dai tempi dei Germs (!!) - i DOA, che ci fornirono uno school bus e un terzo delle loro date sulla costa est ed ovest, i Toxic Reasons nei quali finì per suonare un nostro caro amico attualmente in forze negli Almamegretta, ed i False Prophets di NYC. La cosa stupefacente per molti versi, è che praticamente con quasi tutte queste persone non solo siamo rimasti amici, ma ci sentiamo ancora molto spesso, a dimostrazione della “comunità d'intenti” che ci accomunava e delle forti esperienze vissute assieme. Per finire, vorrei anche ricordare Ian McKay e la scena di DC che davvero furono all'altezza della loro fama umana.

 

La dimensione live è stata fondamentale, concerti selvaggi e devastanti: come nascevano e si svolgevano i vostri concerti?

ccm-into the voidCome ti dicevo prima, nascevano da contatti di persona e spesso anche telefonici. Mi chiamava qualcuno – era il mio il numero telefonico in circolazione – e ci chiedeva di suonare che so, al Virus ad esempio. Il tutto pre-Internet e cellulari: era molto comune per esempio, mandare una lettera a qualcuno ricoprendo il francobollo di sapone: il destinatario lo ripuliva e lo utilizzava per quella successiva. Non ricordo una volta in cui ci siamo rifiutati di andare a suonare da qualche parte, adesso dovrebbe essere chiaro quanto fossimo idealisti. Alla seconda parte della domanda non saprei come rispondere, salvo sottolineando che la dimensione live delle nostre bands era davvero fondamentale. E noi avevamo la fortuna di avere sicuramente il più leggendario – meritatamente, devo aggiungere – frontman della scena italiana. Il resto, veniva da sé

 

Cosa ci puoi raccontare dei tour all’estero? Ricordi qualche episodio particolare?

Sostanzialmente, dopo un breve tour iniziale a Berlino durante il quale registrammo anche il nostro secondo EP ("Furious Party", Belfagor Records) in uno studio accanto a Checkpoint Charlie, facemmo due lunghi tour europei (nell'ordine di un paio di mesi ciascuno) più quello statunitense (4 mesi, circa 35 date, senza avere toccato il Sud). La conformazione della nostra penisola rendeva possibile suonare quasi ovunque, e rientrare a Pisa dopo il gig. Ricordo però un mini-tour nel sud, con date a Roma, Napoli-Forcella, Bari e Molfetta. Episodi particolari... centinaia.

 

All’inizio era con voi Dome la Muerte che poi vi lasciò per fondare i Not Moving, come andò?

ccmPiù che di un abbandono si trattò di un arrivederci concordato. Dome aveva iniziato a sentirsi stretto nella musica che facevamo. Ancora adesso, lo vedo alternarsi fra vari progetti, dall'elettrico all'acustico, ad esempio, e quindi già allora “smaniava” di trovare nuove cose che lo gasassero. Noialtri invece eravamo hardcore nel midollo e sebbene io fossi già all'epoca uno zappofilo convinto, l'hardcore era la musica che volevo suonare ed era così perlomeno anche per Syd. Nella seconda formazione di CCM – quando passai dal basso alla chitarra – ero io a comporre i brani che poi arrangiavamo tutti assieme: ed erano brani hardcore, “symphonic hardcore” come li definì il rimpianto Tim Yohannon di Maximum Rock'n'Roll. Dome andò per la sua strada, noi per la nostra. Credo che il tempo abbia dato ragione ad entrambi.

 

Senti ora ti chiedo di parlarmi di alcune vostre canzoni, iniziamo naturalmente dal vostro debutto 400 fascists, come nacque la canzone?

Sabato pomeriggio, Bar Garibaldi – quello ex-vero, dell'Insurrezione Rossa – due sedicenni assistono ad un evento folkloristico al tempo abbastanza comune. Dalla Caserma Folgore – al tempo in forma splendida, non aveva ancora ricevuto i tagli in organico ed i parà in città erano una presenza costante – parte una spedizione punitiva, circa 400 individui, che attraversa la città alla ricerca “dei rossi” per fargli vedere chi comanda a Pisa. Ovviamente la Polizia non fa un bel nulla, era ed è la loro specialità, e i 400 si dirigono velocemente verso Piazza Garibaldi. Dall'interno del bar sprangato osserviamo questi pazzi idioti minacciosamente vicini e per fortuna a nessuno di noi viene in mente di alzare le serrande ed uscire... anche il testo di Voice of the Blood intro al nostro Permanent Scar, è un testo che scrissi di getto e che allude a quella simpatica situazione

 

Nell’apocalittica Crushed By The Wheels Of Industry, c’è una splendida citazione dell’Internazionale, a chi è venuta l’idea?

ccm-liveGrande Ignazio! Centinaia di interviste, ma la prima volta che mi viene chiesto: a me ovviamente! Ho sempre amato visceralmente gli Area e trovo la loro foto all'interno di Arbeit Macht Frei la cosa più rivoluzionaria – iconograficamente parlando – mai vista nella mia esperienza di “musicista”. Ti segnalo – perchè certo non la conosci – anche l'inner sleeve di Hymns of Faith dei Crisis, di (quasi) pari impatto. Brano simbolo dell'album Red Brigades (“Urban terrorism is no substitute / to the building of the Revolutionary Working Class Party”)

 

Ci parli di due brani come It's like a cancer ridden spectre that's covering the earth e  Feel Like Killing Someone emblematici della rabbia e furore della vostra musica e dei vostri testi?

La prima è una citazione di Crushed mentre la seconda narra la saga Mansoniana dal punto di vista di Syd. Sono riluttante a parlarne ulteriormente perchè so che lui non gradirebbe.

 

Come nascevano i testi delle vostre canzoni? Come mai la scelta dell’inglese?

Syd era di fatto bilingue, ed i testi – così come il 99% dei titoli – nascevano dalla sua sconfinata cultura. Molto spesso li conoscevamo solo al momento di compilare la scaletta prima di salire sul palco. Può sembrarti strano ma erano sempre i titoli giusti per quei determinati brani. Hai presente quando ti immagini il Cattivo di un Western e poi appare Lee Van Cleef ??

 

Se dovessi scegliere a quale canzone dei CCM sei più affezionato?

Guarda, non è un luogo comune, ma ogni brano mi riporta ad un momento, una situazione diversa. Ogni cosa che è stata fra noi, con la prospettiva del Tempo ha acquisito un suo perchè ed una identità propria. Diciamo che dell'era di Dome potrei citare Bendix Power, Furious Party, Frustration II e magari Commandos. Invece dei brani “miei” direi senz'altro Crushed by the wheels of Industry, ma anche Enemy in my head e Feel Like per centinaia di motivi

 

ccmVuoi raccontarci cosa fai adesso? Hai appeso definitivamente la chitarra al chiodo? Che musica ascolti?

Adesso.... lavoro per Ignazio! Faccio il domatore di pre-adolescenti impazziti torturandoli con la lingua Inglese (“insegno” insomma). Il chiodo a cui ho appeso la Strato è lì dal 1989,  ed era bello arrugginito finchè non l'ho regalata a mio figlio che la suona – bene devo dire, non ha preso dal padre – tutti i giorni. Come ho detto all'inizio non vedo nessuna ragione per tornare ad imbracciarla e non sarei mai più in grado di suonare – salvo in parte – le cose che facevamo. Ascolto il solito Zappa, i soliti Minutemen, Minor Threat... il Progressive italiano e straniero e tutti i 1500 LP della mia collezione, ma faccio MOLTA fatica a trovare stimolante le cose “nuove”. I Rage mi avevano riacceso l'entusiasmo, ma si sono sciolti.

 

Grazie Antonio per questa bella chiacchierata che magari potremo proseguire fra un collegio docenti e un consiglio di classe, so che ne hai tante ancora da raccontare, chissà che…

 

 

Ignazio Gulotta

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