U.K. Subs XXIV
[Uscita: 06/02/2013]
# Consigliato da Distorsioni
Ci sono due modi per recensire un nuovo album ufficiale degli U.K. Subs - il ventiquattresimo per la precisione come recita il titolo, tutti e due scontati, quando il redattore non è più un ragazzo proprio di primo pelo, ventisette anni all’epoca dell’uscita di due pietre miliari della discografia della band del sessantottenne frontman Charlie Harper e della prima ondata del punk inglese: “Another Kind Of Blues” (1979) e “Crash Course” (1980). Il primo è quello di liquidarlo in due parole: “Son 37 anni che ci servono sempre la stessa minestra punk riscaldata, ma che aspettano gli U.K. Subs ed il canuto Charlie a tirare i remi in barca?”. Il secondo, politicamente punk corretto, sarebbe quello di sottolineare l’incredibile inossidabile coerenza di un uomo - Charlie Harper - che non si è mai venduto al business musicale, un vero santone punk senza macchia, che ha abbattuto da sempre le barriere tra la sua vita e la musica a muso duro che continua a predicare sui palchi di mezzo mondo, insieme a tre ragazzi molto più giovani di lui e maledettamente in tiro, Jet occhi a mandorla (guitar) Alvin Gibbs (bass), Jamie Oliver (drums).
Dopo aver ascoltato e riascoltato “XXIV” e vibrato insieme a lui, non ci resta che attestarci senza esitazioni sulla seconda modalità, scontata certo quanto volete, ma è quella che ci pare più autentica. La durezza, il benedetto muro di suono dell’hardcore punk degli U.K. Subs versione terzo millennio, 2013, ed i titoli dei brani parlano in modo inequivocabile di una fedeltà commovente - clamorosamente fuori tempo massimo solo in apparenza - alla causa dell’A nera cerchiata di nero, del pugno stretto in rosso, e degli strati più subalterni: Workers Revolution, Black Power Salute, Implosion 77, Failed State, Coalition Government Blues, autentici pugni nello stomaco sonici, rischiano di essere attualissimi, di farsi portatori dell’emarginazione e dello sfacelo sociale di anni durissimi in cui a seminare vittime e prosciugare gli animi è una crisi planetaria economica, ambientale e politica. “A punk band playing the blues” si legge nelle info del loro profilo Facebook: e certo, l’anziano punk ritira fuori la sua harmonica nel torrido blues garage Coalition Government Blues (ma per caso c’entra l’Italia, diavolo di un Charlie?) e soffia via con rabbia la polvere.
Alla fine di Implosion 77 poi appaiono – giuriamo! - i violini, è stranissimo ma il loro accoppiamento contro natura con la chitarra noise-issima di Jet non è affatto male. Non è finita qua: nella deluxe edition di “XXIV”, dopo quattordici brani che hanno squassato e messo a dura prova – ma con un godimento lussurioso - i nostri padiglioni auricolari, le chitarre elettriche spariscono ed i quattro tirano fuori dodici inaspettate ‘bonus acoustic tracks’, componendo e cantando un po’ tutti. Acoustic punk, folk punk? Sì, nelle chitarre e nel cuore, perché le canzoni portano ancora titoli scomodi, inquieti e protestatari come Stop Global War, Souls From Hell, Sleeping Rough, The Outsider, Confessions of a Dangerous Mind. Ascoltare il vecchio Charlie, a mò di novello dylan punk, apostrofare i potenti dal basso della sua saggezza indie decana è cosa che fa bene al cuore. Poi due belle cover: la dylaniana Angel of Eight Avenue di Ian Hunter/Allen e Four Strong Wind di Ian Tyson. Beh, se i sovversivi dell'U.K. volevano stupirci, ci sono riusciti alla grande, questa dimostrazione di versatilità artistica non può che accrescere l’aura di culto che li circonda: saranno dei dinosauri ma ad essercene così!
Correlati →
Commenti →