Fuck Buttons SLOW FOCUS
[Uscita: 22/07/2013]
# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI
L’irruzione nella scena electro europea del poderoso duo di Bristol, Andrew Hung e Benjamin John Power (con i due dischi precedenti, “Street Horrrsing”, 2008, e “Tarot Sport”, 2009), che aveva fatto gridare al miracolo gli addetti ai lavori, si conferma in modo vieppiù roboante con “Slow Focus”, loro terza fatica discografica sulla lunga distanza. Se i primi due lavori, oltre alla selvaggia carica tribale di matrice elettronica, lasciavano intravedere qua e là talune imperfezioni compositive, quest’album assurge a piena maturità espressiva, coniugando potenza e ricerca di soluzioni algoritmiche di grande eleganza stilistica. Architetture di liquida vertigine sonora. Ben lungi dalla devastazione sonica delle loro prestazioni dal vivo, a tratti insostenibili da orecchie non aduse a scariche di pura siderurgia cerebrale.
Sin dall’incipit, Brainfreeze, il tappeto percussivo di matrice marziale, intersecato da taglienti strie di feedback neuronale, traccia la linea programmatica del disco: ritmi ossessivi calati, come in un pozzo abissale, entro gelide linee di perfezione formale. Year Of The Dog, attinge al repertorio più sperimentale del sodalizio albionico, con febbricose fughe di tastiere sintetizzate. The Red Wing, forse l’episodio migliore dell’album, innesta nel tessuto compositivo micidiali nervature di suono iterativo dal sapore siderale, un diadema di fiamme ghiacciate spiovente in note mutilate da altre galassie. Sentients riporta alla nuda sonorità terrestre, quasi fino al grembo marcescente di un ideale sottosuolo. Le spigliate e argentine atmosfere di Prince’s Prize donano un po’ di requie ai padiglioni auricolari, facendo da preludio alle due tracce conclusive, scolpite nel wolframio del suono ancestrale: la sontuosa Stalker, pura immersione in una trance tecnotronica senza possibile ritorno, gremita di suoni sincopati all’inverosimile; e la lunga cavalcata astrale di Hidden Xs, nel migliore stile delle sortite dei Fuck Buttons nei territori incogniti della mente, entro brughiere cerebrali circonfuse di brume sensoriali frequentate da androidi.
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