Of Montreal PARALYTIC STALKS
[Uscita: 7/02/2012]
# Consigliatissimo da DISTORSIONI
Se accettiamo la divisione che risale alla civiltà greca fra uno spirito apollineo, votato alla ricerca della perfezione formale e alla razionalità, e uno spirito dionisiaco, orgiastico, rivolto alla parte nascosta e viscerale, sensuale e folle, non c’è alcun dubbio che gli Of Montreal di Kevin Barnes appartengano a quest’ultima: con la loro musica potrebbero costituire la colonna sonora ideale di riti lisergici o di sedute psicanalitiche officiate da intrepidi viaggiatori dell’inconscio. Ed ascoltare i loro dischi rappresenta in qualche modo un’esperienza trascinante e coinvolgente; il corpo non può che seguire il ritmo imposto dalla sezione ritmica, con la batteria che pesta come se dovesse officiare un baccanale, mentre chitarre, sintetizzatori, fiati e, soprattutto, la voce acuta e deviata di Kevin Barnes che alterna dolcezza a sguaiataggine ci perdono in viaggi interstellari o dentro il nostro animo oscuro.
Quest’ultimo “Paralytic Stalks” prosegue l’introspezione psichica di “Hissing Fauna, Are You The Destroyer?” del 2007, un viaggio dentro il mistero e la sofferenza alla ricerca dell’equilibrio perduto. Dalla crisi del suo matrimonio con Nina Barnes, artista visuale norvegese ad autrice dal 2004 delle bellissime copertine della band, Kevin ha vissuto una lunga depressione che è in parte il tema portante delle nove canzoni che compongono questo suo ultimo lavoro, un disco che alterna momenti cupi e laceranti ad altri più sereni e pacificati. Dice lo stesso Barnes che il tema portante del disco è “come possiamo essere barbari e selvaggi, ma anche qualcosa di bello e non completamente negativo, come mantenerci saldi in mezzo a tutta questa follia”. Le nove canzoni che compongono “Paralytic Stalks” si srotolano senza soluzione di continuità, come un unico straripante flusso con continui cambi di ritmo, melodie, rumori, sperimentalismi, dissonanze con quella lucida e straripante follia che guida il gruppo di Athens. Si alternano così momenti in cui le dolci melodie beatlesiane ti cullano la mente: la parte finale di Authentic Pyrrhic Remission che pacifica il disco con un finale per piano e voce, ma dopo dieci minuti di umorismo space, Wintered Debts debitrice del Bowie dei ’70 e soprattutto Malefic Bowery, dolce e malinconica ballata lisergica, suadente come Dour Percentage nei suoi toni glam.
In altri episodi i toni si fanno più forti ed intensi, come in We Will Commit Wolf Murder che nella parte finale esplode in toni fortemente drammatici con Barnes che ripete ossessivamente “there is blood in my hair”, o in Exorcismic Breeding Knife con l’incedere profondo e solenne dell’organo e del sintetizzatore che evocano paesaggi notturni e tormentati per poi allungarsi in atmosfere Pink Floyd, o Yerenew The Plaintitt canzone che si muove su più piani in un funk bastardo fra Prince e Beck e in cui Barnes si chiede angosciato “oh Nina come posso difendermi contro questo mondo?”. Burlesque e vaudeville, neoprog e psichedelia, funk e space rock, glam e dissonanze, twee pop e lo-fi frullati dal genio degli Of Montreal ci consegnano un album fra i più riusciti della band di Kevin Barnes in cui sembra essersi sfumata l’infatuazione per Prince degli ultimissimi anni, e prevale invece il gusto per la costruzione di canzoni in cui la melodia conviva con lo sperimentalismo esuberante e barocco, un viaggio musicale affascinante dentro la mente di Barnes: “c’è tanta violenza nella mia testa, come mai siamo ancora vivi”