Alain Leonard & Alex Wank OMAGGIO A RIZ ORTOLANI
[Uscita: 04/09/2015]
Austria #consigliatodadistorsioni
Dopo un precedente omaggio al nostro cinema del filone horror splatter (Lucio Fulci, Fabio Frizzi e Walter Rizzati, nel 2012) i due compositori austriaci Alain Leonard e Alex Wank, sempre per la meritoria Cineploit Records, propongono un’altra chicca, un altro oggetto culto per appassionati. Sempre rigorosamente in vinile colorato, sempre accompagnati da poster con grafiche curatissime ed edizione limitata.
Ora è la volta di un tributo al grande Riz Ortolani e a sette memorabili film scanditi dal suo accompagnamento musicale ansiogeno, sottilmente perverso, progressivamente teso ed emotivamente coinvolgente e intrigante. Le regie ruotano intorno ad ambientazioni oscure e macabre dove vengono tratteggiate a tinte fosche storie intrigate e surreali, grovigli di pathos e gelide, disturbanti suspence. I maghi del brivido sono: Damiano Damiani, nuovamente Lucio Fulci, Pupi Avati, Tonino Valerii, Ruggero Deodato. L’approccio è quello di rielaborare ciascun brano rimanendo fedeli ai richiami armonici originali; a volte esasperandoli, a volte elettrizzandoli e rendendoli più fluidi, strutturati e orecchiabili ma rimanendo incredibilmente fedeli alla cinematica tensiva del grande autore.
Gli arrangiamenti sono certamente più pomposi, si gioca molto di più con la coreografia, con elementi di brillante parodia che sembrano quasi voler stemperare nello humor e nella giocosità più leggera la misurazione con un mostro sacro della composizione sui generis. Sarebbe stato sfrontato raccogliere gli elementi più labili dell’Ortolani scarno, dell’Ortolani che traccia la sottile linea del vuoto psycho nevrotico. Molto più sensato scadere anche nel danzereccio, nell’iperbole ritmata dal sapore industrial ferruginoso.
Senz’altro una mossa intelligente e dall’autentica finalità di cauto rispetto che non lascia mai la sensazione di prevaricazione o di stravolgimento, né tantomeno di accademica clonazione. Nel celeberrimo Adulteress’ Punishment, tratto dal film “Cannibal Holocaust”, la parte strumentale, la maestria che conduce l’intera orchestrazione agli intercalare tonali dal grande spessore emotivo e drammatico, è letteralmente sostituita da un incedere ritmato che ripropone la famosa pulsazione robotica di sottofondo e alcuni crescendo.
Enfasi e brillantezza sono la nuova patina di Confessione di un Commissario di Polizia. Maggiore dilatazione, maggiore connotazione melodica, all’indimenticabile dramma psicologico dell’omonimo film di Damiani. Anche le stilettate meccaniche di Zeder filtrate al synth, spiazzano, così come la scivolata dancefloor di Guerrieri dell’Anno 2072, che seguono la vena dissacrante e sci fi dei rispettivi film di Avati e Fulci. Io ho Paura e I Giorni dell’Ira vengono letteralmente slavate da Alain Leonard (nella foto qui a sinistra) e Alex Wank nel loro meticoloso, progressivo ricamo di suggestioni visive e visionarie per essere infittite di una fluida ritmica che si vota unicamente al piacere dell’ascolto.
Non si poteva essere più sensati nell’andare a metter mano nell’immaginario quasi intoccabile di capolavori del nostro poliziottesco e spaghetti western, quest’ultimo di Valerii, addirittura ripreso da registi del calibro di Quentin Tarantino.
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