Natalie Prass NATALIE PRASS
[Uscita: 03/02/2015]
USA #Consigliato da Distorsioni
Una delle sorprese più gradite di questo promettente inizio d’anno arriva dalla Spacebomb, la piccola etichetta di proprietà del barbuto Matthew E. White che nel 2013 esordì con quel “Big Inner” che finì molto in alto tra le preferenze di quell’anno e il cui seguito è atteso per i primi giorni di marzo. Arriva finalmente nei negozi l’esordio di Natalie Prass, ed è uno di quelli destinati a lasciare il segno. Il disco è prodotto con grande perizia dallo stesso Matthew E. White (i due sono amici di lunghissima data) e anche i musicisti sono praticamente gli stessi che lo accompagnano abitualmente. A questi si sono aggiunte corpose sezioni di archi e fiati e il pianoforte del talentuoso Daniel Clark. Il disco è stato registrato nel 2012 e lasciato inspiegabilmente decantare per tre anni, tempo in cui la protagonista non è stata affatto con le mani in mano avendo nel frattempo registrato ben due altri album. Che a questo punto attendiamo con grande trepidazione perché quello che scorre nei quaranta minuti scarsi di questa prima uscita è di una bellezza fuori da ogni tempo. Le nove canzoni si susseguono con una freschezza davvero unica, forti di una scrittura già fluida e solidissima e sorrette da raffinati e mai ridondanti arrangiamenti.
La voce ha la luminosità di quelle assolate giornate invernali, quelle in cui viene voglia di azzardare un abbigliamento più leggero e che per l’aria frizzante e pulita lasciano presagire l’arrivo della bella stagione: una miscela in cui si riconoscono quelle dell’amata Dionne Warwick di cui possiede l’eleganza, quella di Diana Ross (delle Supremes, il primo disco che Natalie acquistò) della quale ha, anche se apparentemente mascherata, la forza, mentre potrebbero provenire dalla brava quanto sfortunata Minnie Ripperton il timbro da usignolo, e da Feist la grazia. Il singolo Bird Of Prey ha anticipato di qualche mese l’uscita dell’album e ha tutto il potenziale per sfondare nelle radio e trascinare l’album in alto nelle classifiche. Ha la forza di quei grandi classiconi radiofonici che spopolavano nelle radio FM negli anni ’70, un pop-soul con tanto di archi e fiati in stile Muscle Shoals che sembra uscito dalla penna di una Carole King in stato di grazia, di una Laura Nyro o dei Fleetwood Mac “americani”, filtrato dalla moderna sensibilità di una Feist, di una Joan Wasser o di una Sharon Van Etten.
La stessa vena si ritrova negli altri brani ritmati, come la graziosa Your Fool, sostenuta da un battimani e da un bel bordone di ottoni e in Never Over You che parte tranquilla e soffusa per poi aprirsi con più forza durante i ritornelli. I brani più lenti sono di una qualità straordinaria: Reprise è la versione di Your Fool recitata su un tappeto di archi e fiati e pare di ascoltare una Joanna Newson meno evanescente e più materica, con le corde e le ance non cucite alla voce ma indossate come un raffinato abito di seta. E che dire delle emozioni mosse da Violently, una sorta di Let It Die di Feist con l’orchestra in sostituzione dell’organo e un crescendo mozzafiato. E poi ci sono una Christie dai toni malinconici e una It Is You che sembrano fuoriuscire da un vecchio film in bianco e nero la prima, e da qualche aria disneyana la seconda, o dal laboratorio di Harry Nilsson. Alla bella Natalie non possiamo che augurare un futuro radioso almeno quanto i suoi espressivi occhi neri. Di loro, come delle sue prime canzoni, delle sue lentiggini e dei suoi capelli, ci siamo già perdutamente innamorati.
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