Brad Mehldau/Mark Guiliana MEHLIANA: TAMING THE DRAGON
[Uscita: 26/02/2014]
# Consigliato da Distorsioni
Uno degli elementi contraddistintivi della bravura di un artista è la capacità di innovare, a volte dalla radice, i suoi percorsi espressivi canonici. Brad Mehldau è uno di questi artisti. Passare da una cifra stilistica eminentemente jazz, seppur non nel senso di un’incrollabile ortodossia di genere, a una miscellanea di suoni afferenti all’avanguardia, all’elettronica, a un funk tarsiato di battiti drum ‘n’ bass, è operazione ardita e intrigante, contestualmente. E’ ciò che notiamo, essenzialmente, in questo affascinante progetto denominato Mehliana, posto in essere con il giovane e validissimo percussionista, anch’egli americano, Mark Guiliana, che molti ricorderanno quale valoroso sideman nei dischi di Avishai Cohen, e intestatario del progetto sperimentale HEERNT. Nell’album scaturito da questa virtuosa collaborazione, “Taming The Dragon”, lungo i dodici frammenti di cui consiste, Brad è alle prese virtuosisticamente con l’uso dei sintetizzatori, oltre che della tastiera elettronica e del piano classico; Mark si occupa di attendere a ogni possibile sorta di strumenti a percussione. Ne nasce una miscellanea ammaliante di suoni circolari, suscitatori di atmosfere di scintillante timbro elettrico, ben lungi dall’idea che possa trattarsi di un esercizio di mero onanismo cerebrale o intellettualistico.
Si passa dai ritmi più inerenti al drum ‘n’ bass, come ad esempio in Luxe, intersecata al centro da potenti staffilate di sintetizzatore, a quelli di ballata elettronica per melanconici alieni, perduti su ignoti asteroidi vaganti nei meandri del cosmo, di Elegy For Amelia E., nella quale l’incrocio sognante tra piano elettrico e sintetizzatore crea atmosfere di languido abbandono sonoro. Elettronica pura, sfiorata dai magici effluvi del più raffinato jazz d’ambiente, promana, invece, dalla splendida Hungry Ghost, in cui il poderoso e classico drumming di Guiliana fa da ottimo contrappunto al sontuoso dispiegarsi di tastiera e sintetizzatore. La gradevolezza di questo lavoro, come si evince d’acchito, è data sommamente dall’alternanza “progressiva” tra ritmi e cadenze che mutano senza soluzione di continuità, in modo tale da rendere il palinsesto sonoro colmo di variegate e sempre sorprendenti soluzioni espressive. Alternanza esemplificata vieppiù nelle due tracce conclusive: a un raffinato segmento di prog-jazz, Swimming, segue, in armonica fuga finale, la magnifica London Gloaming, nella quale i fraseggi adamantini del piano di Mehldau, opportunamente sostenuti da un morbido tappeto synth e dalle punteggiature percussionistiche di Guiliana, fanno da giusto epilogo a un album dallo stile superbo e dalle preziose e raffinate rifrangenze musicali.
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