Blonde Redhead MASCULIN FEMININ
[Uscita: 30/09/2016]
Italia-Giappone #consigliatodadistorsioni
A quasi due anni di distanza dalla pubblicazione dell'album "Barragán", i Blonde Redhead, indie rock band italo-nippo-canadese di base a New York dal 1993, hanno siglato un accordo commerciale con la Numero Group, etichetta specializzata in compilations e ristampe, per la pubblicazione di una raccolta di ben 37 tracce --tra brani in studio, registrazioni live, radio sessions e demo-- che coprono gli esordi dei loro 23 anni di carriera. Il lavoro, "Masculin Féminin", che contiene brani da album ormai introvabili, rappresenta una tappa fondamentale nella discografia di questo eterogeneo ensemble, i cui frequenti cambiamenti di rotta non hanno mai intaccato il senso di identità ed il gusto per la ricerca. Dei componenti originali, sono rimasti oggi soltanto i gemelli italo-canadesi Simone Pace (batteria) e Amedeo Pace (chitarra e lead vocal maschile) e la cantante e polistrumentista giapponese Kazu Makino, moglie di Amedeo. Al basso, suonato dalle comuni amiche Maki Takahashi prima e Toko Yasuda poi, la band ha rinunciato già diversi anni fa, per spostarsi su sonorità più morbide ed elettroniche. Ed è proprio l'alternanza nei diversi pezzi tra le voci di Amedeo Pace e di Kazu Makino -come pure tra un sound aggressivo, dissonante e noise che ricorda i Sonic Youth ed uno più meditativo, introspettivo- ad ispirare il titolo di Masculine Féminine per questo box set di quattro album (o due cd), nel quale la graduale ma continua trasformazione che attraversa i primi album in studio della band appare evidente.
Tra i pezzi più interessanti di questa ampia raccolta ci sono I Still Get Rocks Off, Down Under e I Am There While You Choke On Me, tutti tratti dal loro secondo album del 1995, "La Mia Vita Violenta" (forse uno dei lavori migliori in assoluto della band, insieme a "Melody of Certain Damaged Lemons" del 2000), ma molto belle sono anche le demo inedite This Is The Number Of Times I Said I Will But Didn't e Woody. Sono tutte composizioni di innegabile creatività e freschezza, che provengono da un'epoca in cui la scena indie rock di New York City non era ancora diventata di tendenza né etichettata come avant-garde: è puro underground rock, ancora scarno e senza orpelli, velato più di malinconia che di rabbia.
Un appunto va fatto per l'assenza di materiale più recente, posto che l'operazione copre solo il periodo 1995-1996 (quello dei primi due album in catalogo alla Smells Like Records), con appena qualche brano live o in radio tratto dal terzo disco in studio "Fake Can Be Just as Good", del 1997. I successivi cinque album, probabilmente per ragioni legali di copyright, non sono contemplati. Più un'operazione di riscoperta storica, quindi, che una compilation, ma di quelle che si vorrebbe vedere molto più spesso nel panorama musicale odierno. Questo cofanetto rappresenta un'occasione imperdibile per scoprire (o riscoprire) le radici di una band la cui popolarità nel circuito indie non accenna a diminuire.
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