The Stranglers GIANTS
[Uscita: 13/03/2012]
"Giants Deluxe Edition" (2 CD: Giants + Live Acoustic Tour, Novembre 2011 )
L’impressione è che gli Stranglers, a 35 anni da quell’epico lontanissimo debutto del 1977 “Rattus Norvegicus” - manifesto punk declinato in una personalissima visione della decadente società inglese fine anni 70 - non vogliano ancora mollare l’osso, o se preferite quella che hanno imparato meglio di altri, l’arte molto diffusa nel rock business di raschiare il fondo del barile: pare che il detto italo-anglosassone ‘to have nine lives as a cat’ calzi a pennello a questi indomiti decani della scena post punk d’oltremanica. I resoconti dei live report dei recenti concerti italiani di aprile 2012 li descrivono pimpanti e tonici, anche grazie alla presenza in organico del decoroso chitarrista/cantante Baz Warne, che ce la mette tutta per rinverdire dal vivo i fasti e gli inni dei primi, indimenticabili Stranglers, con risultati assolutamente non spregevoli.
Warne è con gli Stranglers dall’inizio terzo millennio, dall’album “Norfolk Coast” (2004); ancor prima il posto lasciato vacante dal membro originario fondatore, il grande Hugh Cornwell, era stato colmato dall’ex Vibrators John Ellis e da Paul Roberts (Sniff 'n' the Tears). Constatare d’altro canto che tre dei membri fondatori, oggi anziani, il bassista Jean Jacques Burnel, il batterista Jet Black ed il tastierista Dave Greenfield, calchino ancora i palchi e che siano ancora apprezzatissimi soprattutto in madrepatria fa un certo effetto: sono rimasti degli egregi strumentisti, soprattutto l’inossidabile Dave Greenfield, che anche in questo ultimo lavoro in studio, “Giants” non lesina nell’apporto di un prezioso cromatismo keyboards. Purtroppo il frutto compositivo corale dei nuovi brani di “Giants” non è molto confortante, si trascina stancamente nel tentativo addirittura di riproporre – con fiacchezza – in alcuni casi quelle grandiose, annodate evoluzioni chitarristiche-tastieristiche forgiate dalla band soprattutto nel primo decennio della loro attività, un vero marchio di fabbrica.
Qualche intuizione felice non manca (My fickle resolve, Giants, Freedom is insane) giocata – con effetto retrospettivo - su quel mood di intrigante morbido velluto messo a punto dalla band negli anni 80 in album come “Feline” (1983) e “Aural Sculpture” (1984): vanificata però da clamorosi ‘flop’ come Mercury Rising e soprattutto Adios (Tango), davvero kitsch - se non ridicola – nel suo incedere latineggiante, pesanti dèbacles compositive che invalidano i pochi positivi segnali di volersi riproporre quale band evergreen. Aggiungeteci anche uno strumentale (Another Camden Afternoon) un pò pasticciato che non sa bene in che direzione andare. Appare più dignitoso paradossalmente il secondo cd della deluxe edition di "Giants", registrato durante il “Live Acoustic Tour” del 2011, in novembre, alla Strangler’s Fan Convention: offre piacevoli ‘raccolte’ versioni di classici strangleriani senza tempo come English Towns (era su "No More Heroes", 1977), European Female, Don’t bring harry, Cruel Garden, brutta tuttavia Bitching in versione unplugged. Apprezziamo molto l'humour nero dei quattro: farsi fotografare impiccati in una delle due copertine rivela una notevolissima dose di autocritica, essersi liberati del cappio nell'altra e scomparire però preccupa un pò, speriamo bene!
The Stranglers: "Acoustic in Brugge" (Uscita: 21 Febbraio 2012, Edel/Ear Music)
In questo attivissimo primo trimestre 2012 gli Stranglers e la Edel hanno anche ripubblicato il cd acustico "The Men in Black in Brugge" con il nuovo titolo "Acoustic in Brugge", anche in DVD. Un pò il suddetto discorso riguardante il secondo cd acustico di "Giants", esaltato anzi in questi diciannove brani - tutti eseguiti rigorosamente da Baz Warne alla chitarra acustica - dalla dinamica della batteria (non invadente) di Jet Black oltre le discrete percussioni presenti sull'altro live unplugged: un disco dignitosissimo con le tastiere doorsiane di Dave Greenfield ancora in bella evidenza ed efficaci performances vocali di Baz Warne e del bassista Jean Jacques Burnel (la sempre fascinosa e decadente Don't bring Harry - problemi di droga - era su "The Raven", 1979).
Ecco sfilare nuovamente le stupende sempreverdi English Towns, European Female, Princess of the street, Cruel Garden, una bella Northwinds ("Aural Sculpture", 1984), l'immortale emozionante ballata Strange Little Girl, Long Black Veil, Sanfte Kuss, Dutch Moon, discreti episodi da "Norfolk Coast", qualche brano meno dignitoso da "Suite XVI" (2006), "Coup de grace" (1998), "Always the sun" (1987), "Stranglers in the night" (1993), "10" (1990) ed un paio di brani tratti da singoli. Gli Stranglers 2012 in studio lasciano parecchio a desiderare, a differenza ad esempio di decani loro pari come gli splendidi Wire di Colin Newman; dal vivo - niente di trascendentale, intendiamoci - sanno fare in modo brillante il loro mestiere, campando parecchio di rendita e di 'noi abbiamo già dato': suvvia non fate - facciamo - gli ipocriti, non lo fareste anche voi dopo aver vissuto tante primavere?
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