Nick Rivera ZAMALEK
[Uscita: 24/07/2013]
Lui è Michele Sarti ed è polistrumentista, ma chiamatelo Nick Rivera per favore, aggiungete un quartiere che assomiglia più ad un’isola, Zamalek ed avrete questo disco dal fascino e sapore unico come l'Egitto, la terra da dove è partita l'idea che lo ha partorito e messo al mondo. A differenza di molti strumentisti italiani Nick è ben presto interessato alle forme musicali più stravaganti, cosa che gli fa apprezzare e preferire uno strumento davvero singolare come il corno francese con cui si è diplomato al Conservatorio. Rivera nasce in quel di Cagliari, Sardegna, terra diventata subito troppo piccola e poco gratificante per le sue aspirazioni musicali. Le sue ambizioni personali fanno sì che trovi in Londra il giusto porto di approdo per i suoi variegati progetti. Nella capitale inglese regista il suo disco esordio, un incantevole lavoro a nome "Happy song is a happy song" (2010) che dimostra una sorprendente maturità da parte del suo autore. Coadiuvato dagli amici Raffaele Pilia, Stefano Podda, Riccardo Sarti più ospiti londinesi in questi 6 pezzi per 36 minuti totali mischia folk strumentale ad elettronica con un gusto superiore (tanto per citare un disco del compianto Claudio Rocchi ndr.). Ma ancora meglio va con questo suo secondo album, chiamato come detto "Zamalek". Nick ha passato un mese, vissuto davvero pericolosamente, in questo sobborgo del Cairo non molto lontano dalla tristemente nota Piazza Tahrir. Un alternanza paurosa d'emozioni fra posti bellissimi visitati e scene tristissime per i tanti sanguinosi avvenimenti. Ma passiamo al disco.
Difficile catalogare questa musica anche se non si capisce bene perché dobbiamo sempre incanalare tutto in un preciso contenitore. I brani sono sette stavolta, le atmosfere rilassanti, magiche come può essere un bel tramonto rosso fuoco sul deserto egiziano. Come altresì definire incanti sonori quali l'iniziale The beast, con Stefania Secci gradita voce aggiunta, che colora anche I try so hard, che echeggia la gloriosa Fat old sun di pinkfloydiana memoria. Altrove abbiamo gli sperimentalismi di Coma, la liquida Pigeons fly freak, tutti brani che fanno pensare proprio al deserto, non certo la chitarra di Garcia che tratteggiava la scena della Death Valley in "Zabriskie Point" ma fatte le dovute proporzioni le coordinate paiono quelle, lo stesso desiderio di volare con la fantasia, di rappresentare degli scenari di pace assoluta. I always do è poco più di un intermezzo di 2 minuti 2, mentre Obliquo è folk stralunato, non diciamo Barrett per non risultare banali ma fa da perfetto apripista al finale sontuoso di The wasp and the butcher. Sono oltre 10 minuti totali anche se a metà c'è il solito silenzio che conduce alla coda del brano dopo tre minuti alla Cage di mutismo totale. Bello l'inizio con voce e chitarra filo psichedelica, un intarsio sonoro fascinoso, poi lo strappo con la voce che grida parole incomprensibili, la chitarra graffia e sale di tono, la pausa che poi riporta di nuovo al burrascoso finale. Abbastanza sorprendentemente è il brano che ha fatto da gustosa anteprima al disco adulto, scelta migliore non si poteva fare anche se la parola singolo in questi casi appare un tantino fuori luogo vista la struttura del pezzo. "Zamalek" è stato registrato in due differenti sessioni da Raffaele Pilla. Vi hanno suonato oltre a Nick che si occupa di percussioni, chitarre e dell'amato corno francese, pure i chitarristi Mirco Pilloni, Alessandro Coronas, Elia Casu, il bassista Matteo Muntoni e Stefano Vacca alla batteria. Un bravo collettivo a tutti quanti per la splendida musica che ci hanno regalato.
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