Kinetix URBAN NIGHTSCAPES
[Uscita: 14/11/2016]
#consigliatodadistorsioni
Dopo diversi album elettroacustici, drone e concreti, Gianluca Becuzzi torna ad inserire ritmiche corpose nelle sue composizioni. Quando alla fine del 2010 il musicista toscano pubblicò “Final Archives”, che raccoglieva diversi lavori appartenenti a vari periodi (pubblicati fino a quel momento solo in digitale o in rari CDR), pensavamo di aver ascoltato tutto ciò che aveva da proporre con il moniker Kinetix. Sei anni dopo quell’ultimo disco (e sei mesi dopo l’album a propria firma “Faraway From Light”) esce sorprendentemente un nuovo album a nome Kinetix per la neonata label cagliaritana Tiny Speaker. Altrettanto sorprendente è l’abbandono delle sonorità glitch, sinewave, micro-drone (che avevano caratterizzato i lavori di Kinetix del periodo 2002-2006), per riprendere quelle del primo periodo 1999-2001 (una prima cassetta promo e il CDR “First E_Mission”), più legate al breakbeat isolazionista che fece la fortuna di Scorn negli anni ’90, recuperato negli anni ‘10 da gruppi quali il duo mancuniano Akkord. Coloro che non conoscono “First E_Mission” (2000-2001) o gli ultimi album di Becuzzi con i suoi Limbo (“L’Être et Le Néant” del 1998 e “Cospiratorium: The Ice Line” del 1999, in cui confluirono le prime tracce di breakbeat oscuro originariamente pensate per Kinetix) faticheranno a riconoscere lo stile dell’autore in quest’album, fatta eccezione per il mood tenebroso. Per coloro che invece conoscono i lavori appena citati sarà qui riconoscibilissima la cifra stilistica becuzziana.
Se nella scena elettronica odierna il passato diventa presente (gli stilemi nu-disco, nu-techno, nu-school breaks, altro non sono che la riscoperta di stili vecchi da parte di nuovi producer elettronici, in un rework in bilico tra riproposizione pedissequa e contaminazione con tendenze più recenti, vedi dubstep), Becuzzi si diverte qui a rileggere se stesso presentando un lavoro che renderà felici sia i suoi seguaci del passato che i nuovi adepti, essendo questo nuovo “Urban Nightscapes” un disco che intreccia soluzioni vecchie e nuove in tutte le tracce (posizionate in ordine speculare, come tutti i suoi album): tra foschi soundscapes che caratterizzano ogni suo disco, bassoni dub e ritmi breakbeat poderosi a battuta lenta (The Blind City Eyes, Maps Of Displacement, Stay Sleepless, All Bridges Are Burned), veloce (in Our Private Demons più IDM e Non-Lieux Panorama più techstep) o mid-tempo (la cinematica Essential Nowhere Again influenzata dal dub isolazionista di Scorn), il disco non presenta episodi minori, essendo un continuum teso e coeso, fatto di atmosfere urbane, notturne e cinematiche. La tensione durante l’ascolto non scende mai: il senso di spaesamento è costante dall’inizio alla fine dell’album. E’ giusto ritenere Urban Nightscapes IL DISCO breakbeat di Becuzzi, un album che oggi non teme confronti con le produzioni estere del genere. La produzione sonora dell’intero lavoro è davvero eccellente: un disco imperdibile per gli amanti dell’elettronica oscura, ritmata e non-commerciale.
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