Massimo Olla STRUCTURES
[Uscita: 15/10/2017]
Primo album senza il moniker Noisedelik. Massimo Olla ha iniziato dal 2010 a costruirsi i suoi strumenti musicali per poter finalmente liberare tutte le potenzialità timbriche che aveva perseguito e immaginato durante il suo percorso e la sua esperienza artistica. Molti esponenti di spicco della nuova scena di psichedelia occulta e sperimentale gli sono debitori, devono al suo formidabile [d]Ronin quel riverbero sacrale e primitivo che ha permesso di allargare e rimodulare un linguaggio espressivo ormai saturo e impastoiato in cliché ripetitivi. Recentemente il suo nome è decisamente uscito allo scoperto non solo per il collegamento alla sua abilità artigiana ma anche per essere legato a collaborazioni importanti. Ricordiamo il valido lavoro uscito di recente realizzato insieme a Gianluca Becuzzi “RedruM”. In questo “Structures” ci vengono presentati sette movimenti in cui, il creatore Massimo Olla, dà voce e interpretazione libera alle sue creature. Sono sette situazioni immaginarie che ci fanno immergere anche in una ricca e sapiente scenografia. La parte visiva è sicuramente ravvisabile nei dosaggi e nei giochi di riverbero dove entrano in gioco elettronica e acustica e si configura un continuo scorrimento di densità. Siamo disturbati da un’instabilità continua che ci racconta un suono volubile, inquieto, indomito, straordinariamente vivo e pulsante. E Massimo lascia che ad esprimersi sia proprio il suono, liberato da ogni gabbia, percepibile in ogni sua declinazione, incapace di essere contenuto, insofferente ad ogni contenimento.
Ci porta in un viaggio che ci fa assaporare il selvaggio e arcano sentore della sua terra, la Sardegna, senza tradire una provenienza formativa nell’ambito noise e industrial. Il tutto però è sfumato e ricomposto con un’estetica del tutto personale che sembra voler riconsegnare l’ultima parola a quella strana alchimia estemporanea che si crea nel momento in cui si mettono le mani sulla fonte di emissione e si decide di abbandonarsi a un istinto e a una gestualità che fonde la figura dell’esecutore manipolatore con una creazione non pensata, non prevista a cui si lascia spazio. Ne viene fuori un dialogo intimistico, una visione per scansioni che arranca sfoderando pattern sensoriali ed emotivi contorti, sincopati e criptici. La forza interpretativa è tutta nella sensibilità con la quale viene accolta la forza liberatrice dell’energia messa in campo. Suoni metallici o percussivi, cacofonie di fiati, droni che esplorano frequenze differenti fino a inabissarsi nell’impercepibile di un micro tono in dispersione o progressioni che si stratificano in esasperazioni lancinanti di acuti o ancora distorsioni e stridori che collidono in florilegi maestosi e potenti. Sembra promettere bene questo primo capitolo in cui l’Autore ci mette le mani e la firma, a dispetto di una scarsa omogeneità strutturale che viene volutamente rigettata già dal titolo. Gli ingredienti per una narrativa sbalorditiva sembrano esserci tutti, aspettiamo trepidanti l’evoluzione futura.
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