Deflore SPECTRUM: EPICENTRE
[Uscita: 10/03/2017]
Con “Human Indu(B)strial” (2004), “Egodrive” (2008) e “2 Degrees Of Separation” (2010) Christian Ceccarelli e Emiliano Di Lodovico hanno raccontato l’alienazione e l’inquietudine che si cela dietro l’oscurità di un mondo che non si mostra. La loro musica è sempre stata visionaria. Come può esserla quella deformata e allucinata di David Lynch, a cui la band romana ha progettato la sonorizzazione di un suo film. O come può esserla quella di Shinya Tsukamoto che con il suo “Tetsuo” (1989) portava alle estreme conseguenza l’ibridazione tra il corpo e la macchina, in una rappresentazione tanto sublime quanto disperata. Meccanismi e corpi che trovano nell’industrial la naturale forza espressiva ma che i Deflore mescolano sapientemente con il dub e l’elettronica, recuperando e rendendo proprie le sperimentazioni che Justin Broadrick aveva realizzato negli anni ’80 e ’90 con i Godflesh, gli Ice e i Techno Animal.
“Spectrum: Epicentre” esce a distanza di sei anni da “2 Degrees Of Separation” e a quasi diciotto dai loro esordi. L’album costituisce il primo lavoro di una trilogia, in un'ideale rappresentazione dello spettro elettromagnetico: “Epicentre” descrive l’industrial, “Parallel” il dub, “Antipode” l’elettronica. L’avvio di Mastica/Me ricorda il groove/math accattivante degli Helmet, mentre i ritmi si fanno più martellanti e meccanici in Betoniera, in cui riecheggia il metal cupo del Ministry e dei primi Neurosis. C’è sempre il suono degli anni ’90 nelle frequenze portanti di Epicentre. Con Apollo i ritmi ruvidi si fanno ancor più cinematografici mentre nella splendida Rare/Fracto ritroviamo la visionarietà cupa di Carpenter e dell’horror fantascientifico di fine anni ‘80. La conclusiva Treesong chiude l’album con sonorità dark più ipnotiche. Un bel lavoro.
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