Lilith and the Sinnersaints REVOLUCE
[Uscita: 16/02/2015]
#consigliatodadistorsioni
È possibile passare i germi della rivoluzione alle generazioni che ci seguono? È possibile spiegare delle idee e delle esperienze straordinarie (nel senso letterale di fuori dall’ordinario) vissute in un particolare punto della nostra linea temporale e che hanno rivoluzionato le nostre vite? Queste sembrano essere le domande che soggiacciono a “Revoluce”, ultima fatica in studio di Lilith and the Sinnersaints. “Come i griots africani o i bluesman del primo ‘900 tramandavano la loro tradizione orale, noi ci sentiamo come testimoni viventi di un’epoca da far conoscere alle nuove generazioni”. Piccolo riassunto per i lettori più freschi: Lilith nasce sul palco con i Not Moving nel 1981, mitica formazione che in 8 anni si muove su tutti i palchi della penisola e anche all’estero con il loro versione del punk mischiato al blues. Da piccoli centri sociali fino a condividere il palco con i Clash nel 1984 a Milano, e tanti altri. Nel 1988 i Not Moving si sciolgono, Lilith intraprende la carriera solista come cantautrice su atmosfere più acustiche e blues, con due LP “Lady Sings Love Songs” del 1992 e “Stracci” del 1997. Dopo la reunion con i Not Moving del 2005, Lilith compare nel 2008 in apertura Siouxsie al Metarock Festival di Pisa dove infuoca il palco con una performance meravigliosa.
Ed eccoci a questo album, Revoluce, “rivoluzione” in lingua ceca, ma che al suo interno contiene le parole “luce” e “evol”, “love” al contrario. E che riflette nei brani questi rimandi di significato, ma anche testuali e musicali. Il punk si fonde con il blues, con la canzone d’autore italiana, come ad esempio in Nero, cinematica nelle intenzioni e nella pratica (è infatti colonna sonora della serie TV omonima di Giuseppe Piva). Il concetto del titolo ritorna nel brano (Vorrei parlarti di) Rivoluzione: “Vorrei parlare di rivoluzione / Ma il tempo è contro la furia delle idee / e non ci sono più occhi da chiudere”, ma i fuochi non si spengono se sospinti da un vento favorevole. Questo brano ci introduce al clima più desert-blues delle tracce seguenti come Lex- Senza di me, La peggiore delle libertà, Se il nove fosse sei. Invece Lo faccio per me è ancora un esempio cristallino di canzone d’autore con un alto potenziale. Ma c’è anche la tradizione, che sta più o meno al termine della Via Emilia, con i brani Sa forca e Lona Negra, cantati nel dialetto di Centenaro, paese originario di Lilith, che si trova tra Piacenza e Genova. Chiude il disco una nuova versione di Le voci di Sud-Est che vien proposta con voce e flauto traverso. Per rispondere alla nostra domanda iniziale, sì è possibile trasferire le esperienze straordinarie, ma con la consapevolezza della circolarità della vita, del processo creativo e di rivoluzione prima di tutto del sé, come sembrano suggerirci i Sinnersaints in Canto.
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