Squadra Omega LOST COAST (a M.A. LITTLER FILM)
[Uscita: 10/03/2015]
#consigliatodadistorsioni
Dopo “Il Serpente Nel Cielo” ecco la seconda fatica di Squadra Omega, ormai una delle più felici realtà della musica italiana. In questo “Lost Coast” i veneti sonorizzano l’omonimo film di M.A. Littler, regista tedesco che ha chiesto la collaborazione della band per affrontare questo viaggio lungo le coste remote della California incontaminata alla ricerca della vera natura dell’uomo. Quello che si racconta è la schizofrenica società che comprime i bisogni materiali e spirituali dell’uomo, allontanandolo sempre di più dalla natura, di cui esso stesso è prodotto. Se l’intento può risultare naif, la musica di Squadra Omega offre invece risvolti inquietanti al rapporto uomo-natura, scandagliandone i lati più oscuri e selvaggi: l’iniziale Man’s Empire Ends At The Waterline appare come monito antico a chi si vuole mettere sulla strada di questo viaggio. I droni di chitarra e di synth volteggiano come nuvole temporalesche e un ipnotico pattern di batteria si addentra nel climax della suite. I 9 minuti del pezzo sono l’incredibile dichiarazione d’intenti di un suono estremamente misterico e atavico nel suo minimalismo. Le onde chitarristiche si ritirano in I Can See Clearer Now That Fog Has Come per poi costruire un muro di feedback e rumori campionati sul finale degli 8 minuti.
La suite più emblematica e caratterizzata di sapore primordiale è The Rattlesnake Knows The Truth Behind the Manzanita Tree; fruscii di flauti e loop di ogni sorta costituiscono un tappeto sonoro tanto sciamanico quanto cinematografico, per poi scivolare via su una coda ambient meditativa. A completare il quadro il miglior pezzo, There Is No Such Thing As Permanence, una vera e propria jungla di droni stridenti e feedback pronti ad esplodere in un twang chitarristico iperdistorto. Il suono è dilatato, rallentato, potente, abissale. Insondabile. La natura nella sua interezza e specialmente quella della wilderness americana è rappresentata al meglio dagli sforzi della band, che coglie al volo le istanze del film. Uno studio free form della mente umana che sceglie di addentrarsi negli spazi più reconditi del suo inconscio, nei suoi istinti primordiali e ci riesce grazie ad una musica totale, abissale, ma anche tersa e limpida. Mai banalmente cacofonica, fine a se stessa o semplicemente onanista. La Squadra Omega mette a segno uno dei dischi più belli di questo 2015, rinnovando ancora una volta l’interesse nei confronti dei musicisti italiani, che confermano di non essere secondi a nessuno, di saper guardare aldilà dei modelli dei colleghi angloamericani, di interrogarsi con uno spirito che si adagia difficilmente, di elaborare tradizioni e modalità musicali in modo del tutto spiazzante. Chiamatela psichedelia occulta, chiamatela spaghetti wasteland, chiamatela come volete: l’importante è che si possa continuare ad ascoltare dischi di questo livello.
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